Alla giovane Meghan Miles, mezzobusto presso un'emittente locale, si presenta l'occasione dell'agognato passaggio sulle reti nazionali. A parte un pessimo rapporto coi felini, la giornalista ha tutte le carte in regola per ottenere il posto, ma la scelta cade su un'altra concorrente. Lo stesso giorno, scopre che il compagno l'ha scaricata e si è portato via pure il suo cagnetto e gran parte del mobilio. A consolarla accorrono due amiche svampite che la convincono ad annegare le frustrazioni della giornata nell'euforia di una serata alcolica, facendole abbandonare i soliti tailleur austeri per una
mise più provocante.
Dulcis in fundo, l'incontro fortuito con un avvenente barman, aspirante romanziere, che non potrebbe finire altrimenti. Sul far del mattino, Meghan si sveglia nel letto del nuovo amante e, consultando i messaggi in segreteria telefonica, apprende dalla voce del suo produttore di avere un'altra opportunità per far avanzare la propria carriera. Così, ancora fasciata dal succinto tubino giallo, si avventura nottetempo per le perigliose strade di Los Angeles con l'intento di raggiungere il posto di lavoro in orario. Missione impossibile.
Nei secoli fedele a una comicità che esige l'assoluta interruzione di ogni attività cerebrale (e che, per questa ragione, non sfigura nella desertica e rigorosamente svagata programmazione estiva), Steven Drill ripropone, in rosa e ridotta ai minimi termini, la fortunata formula di "
Una notte da leoni"
et similia (ma il pregevole modello di base resta "Tutto in una notte" di John Landis). Se solo accompagnato dal minimo sindacale di inventiva nel disegno dei personaggi e, prima di ogni altra cosa, da un tantino di impegno nella concezione delle gag, il gioco poteva anche divertire e mettere qualche colpo a segno. Si condanna alla noia e all'inutilità più sconfortanti perché ripete, con estenuante pervicacia, lo stesso equivoco in ogni possibile variazione: dovunque vada e chiunque incontri (poliziotti dementi, tassisti dalla pistola facile o simpatici produttori di crack), la compita e disorientata protagonista viene presa puntualmente per lucciola. Così, anchilosato su questa trovata trita e piuttosto avvilente, il film gira a vuoto per il resto della sua durata, stiracchiata fino a diventare interminabile, e sfoggia con frequenza sempre maggiore, senza andar troppo per il sottile, una volgarità dal retrogusto misogino, appoggiandosi o sull'inadeguatezza della girovaga Meghan o sull'inesausto sfarfallare delle sue compagne. Dal canto suo il discreto servizio del cast, timonato dalla solita Elizabeth Banks, non può far molto per risollevare le sorti di questa commedia sgradevole e svogliata che, come spesso accade, tenta di compensare la mancanza di idee con qualche facile scurrilità.
Per nostra fortuna, ci pensa il banalissimo finale, che stempera il delirio conclusivo con un'immancabile nota romantico-moraleggiante, a spedirla dritta nel dimenticatoio.
27/07/2014