Come si diceva in altre sedi non è la prima volta che Paolo e Vittorio Taviani traggono spunto da un classico della letteratura italiana e mondiale per alimentare le ossessione del proprio cinema. Era già successo solo per fare qualche esempio nel 1990 con "Il sole anche di notte" tratto da un racconto di Tolstoj e nel 1996 ne "Le affinità elettive" dall'omonimo romanzo di Goethe e da ultimo con "
Meraviglioso Boccaccio", tratto dalla celeberrima opera dello scrittore fiorentino. Ed è proprio il riferimento al film appena ricordato che si ispira il modello produttivo ed estetico del nuovo lavoro ispirato a una delle opere più note di Beppe Fenoglio. "Una questione privata" infatti mette in circolo alcune analogie che per esempio riguardano la propensione a scegliere opere in cui è possibile mettere in campo non solo l'idea di una gioventù italiana travolta dagli eventi della storia, ma anche di trasformare il set in una vetrina di volti e di corpi in grado di esprimere in un solo colpo le caratteristiche peculiari di un'intera e inedita generazione d'attori. Succede dunque che, accanto al veterano Luca Marinelli, qui al vertice di un triangolo amoroso che lo vede nell'ipotetico ruolo di terzo incomodo, abbiamo tutta una serie di giovani interpreti ai quali i Taviani offrono la possibilità di mettersi in evidenza con parti minime ma significative per la capacità di valorizzarne la presenza scenica.
Se invece prendiamo in considerazione l'intera filmografia dei registi ci si accorge che "Una questione privata" non è un esempio isolato di cinema abituato a riflettere sulla Storia e in particolare sugli episodi della resistenza italiana e della lotta antifascista già toccate a più riprese con alcuni dei titoli più importanti della loro carriera ("Allonsanfan", 1974 "La notte di San Lorenzo del 1982). Questa volta però il tema politico e civile appare subordinato al motivo sentimentale e, nella fattispecie, al tentativo di Milton di rintracciare l'amico del cuore per conoscere la verità riguardo all'eventuale relazione con Fulvia (la sirena Valentina Bellè), la ragazza di cui anch'egli è innamorato. Il coraggio e anche la lesa maestà della quale era stato a suo tempo accusato Fenoglio diventa nelle mani dei Taviani mezzo dirimente per una messa in scena
sui generis in cui i fantasmi delle guerra si mescolano con quelli intimi e privati, in una narrazione che procede come flusso di coscienza, inanellando una dietro l'altra sequenze tenute insieme non tanto dal principio di causa effetto piuttosto dallo stato d'animo del protagonista, obnubilato e ancora di più, reso catatonico dal dolore provocato dalla sovrapposizione caotica dei ricordi. La regia di Paolo Taviani, per una volta orfano del fratello Vittorio, traduce lo spleen di Milton attraverso una messinscena audace per la maniera con la quale l'autore rende palpabile il malessere esistenziale di un eroe scisso tra la momentanea perdita del senno e i doveri derivanti da un riconosciuto carisma di combattente. Taviani sceglie un registro lucidamente antinaturalistico che include tanto la recitazione degli attori, in particolare quella emotivamente sospesa di Marinelli, quanto, più in generale, la rappresentazione di un paesaggio umano che, immerso nella luce livida e nella nebbia perenne delle Langhe, assume le sembianze di inquietanti figure fantasmatiche, alla pari di quelle che scaturiscono dalle reminiscenze turbate di Milton. Come era già successo in "
Cesare non deve morire" e nel già citato "Meraviglioso Boccaccio" i Taviani dimostrano di saper costruire dispositivi cinematografici che non temono confronti con quelli dei colleghi più giovani. Questa volta però la loro maestria non riesce a essere altrettanto convincente, non riuscendo a coinvolgere lo spettatore nel dramma vissuto dal suo protagonista. Presentato alla Festa del cinema di Roma, "Una questione privata" è l'unico film italiano nella selezione ufficiale della manifestazione capitolina.
03/11/2017