Ondacinema

recensione di Matteo Zucchi
6.5/10

Too Cool to Kill


È interessante la presenza di alcuni punti di contatto fra il film cinese d’apertura del Far East Film Festival XXIV (ma seconda pellicola a essere proiettata in assoluto) e l’ultimo film di produzione cinese di questa edizione (ma penultima pellicola, prima della chiusura sudcoreana "Confession"): ambedue sono scenografiche e dispendiose dimostrazioni della forza produttiva dell’industria cinematografica del paese asiatico e della varietà del suo cinema popolare, una fucina di rielaborazione di cliché e generi sia hollywoodiani che del cinema classico cinese, inserendo all’interno delle pellicole il tema della comunicazione con l’altro (curiosamente, o forse no, italiano in entrambi i casi), pur trattato soprattutto in maniera farsesca. Non che ci sia molto altro in comune: "The Italian Recipe" è una co-produzione internazionale ascrivibile completamente al genere della commedia romantica, mentre "Too Cool to Kill" è una bizzarra commedia degli equivoci che gioca con gli stereotipi del gangster movie e del noir, rivolta soprattutto al pubblico cinese, come si evince dal grandissimo successo di pubblico in patria. Quest’ultimo si è però rispecchiato anche nell’accoglienza estremamente positiva alla kermesse udinese, che ha fatto della simpatica commedia di Xing Wenxiong uno dei film più premiati nella storia del FEFF (grazie anche al recente aumento dei premi disponibili, va detto).

Votata dal pubblico come terza miglior pellicola del festival e dalla giuria come miglior esordio, "Too Cool to Kill" è sicuramente un film che fa di tutto il possibile per meritarsi questo apprezzamento, citando decine di pellicole iconiche (da "Scarface" e "Cantando sotto la pioggia", passando per "La sfida dei samurai") e proponendo un fuoco di sbarramento di battute e gag che rende difficile stare più di un minuto senza almeno sorridere di fronte alle vicende dell’istrionica comparsa Wei Chenggong, spinto a partecipare a una farsa organizzata per ingannare il boss locale dopo averlo convinto che sarà finalmente il suo primo ruolo da protagonista. Interpretando un sicario dalla fama leggendaria, tale Karl (primo segno di un’esterofilia in nomi e riferimenti che è probabilmente uno degli elementi più interessanti della pellicola), l’attore di dubbio talento ha a che fare col regista della fittizia pellicola, Mi Le, e la sua avvenente sorella attrice, Mi Lan, di cui si invaghisce, andando a comporre uno strano triangolo amoroso (che poi diverrà un quadrato) col boss Hawei e il suo (in)fido secondo. Come spesso avviene in questi casi, la sottotrama amorosa diviene la principale forza propulsiva della narrazione, attraversando ovviamente una coltre di battute e momenti comici e citazionisti, il cui equilibrio rende la pellicola piacevole per tutta la sua durata, a riprova della capacità del regista, sicuramente superiore a quella del suo corrispettivo del (finto) film nel film.

Il fatto che il film nel film sia fittizio (pur essendo delle sequenze all’inizio e alla fine in cui si mostrano "effettivi" film nel film mentre vengono girati) è un’altra delle caratteristiche più interessanti di "Too Cool to Kill", in quanto si fa immagine del ricorso strumentale al metalinguismo nella pellicola. L’aggiunta dell’elemento metacinematografico difatti non produce una riflessione sul medium o sul potere affabulatorio e rielaborativo del cinema (per un confronto si veda, nella medesima edizione del FEFF, il filippino "Leonor Will Never Die") ma rimane al livello dell’omaggio e della citazione, servendo in primis a rendere familiari il (peculiare) mondo in cui la pellicola è ambientata e i vari sviluppi della ricca trama. L’unica sequenza in cui questa esibita superficialità lascia trasparire un ragionamento più profondo sul cinema è il momento pre-finale della "sparatoria" che interrompe il matrimonio fra Mi Lan e l’infido nuovo boss, in cui letterali effetti speciali cinematografici vengono adoperati per ingannare gli antagonisti e per imprimere alla storia lo sviluppo voluto dai protagonisti. Così come nel film l’inganno dura poco, così questo spunto di riflessione viene rapidamente abbandonato, parendo forse una conseguenza involontaria di un passaggio della sceneggiatura piuttosto che un’effettiva parentesi di riflessione sulle capacità affabulatorie del cinema. Allo stesso modo il discorso dell’attorialità rimane confinato alla rivelazione della vera identità di Wei Chenggong, ritornando solo per sfornare una considerevole quantità di gag grazie all’interpretazione istrionica di Wei Xiang e alla demenzialità delle situazioni in cui si caccia il suo personaggio, non certo per proporre una meditazione sulla settima arte.

Non ci si aspetta certo che ogni film che parla del mondo del cinema faccia del metalinguismo la sua ragione d’essere, soprattutto quando si presenta come una onesta e diretta commedia degli equivoci che gioca coi cliché del gangster movie, del noir e del melò, ma la precisione con cui Xing Wenxiong pare evitare quasi ogni possibile spunto di riflessione è tale che diviene interessante, in un’edizione del FEFF ricca di pellicole con tratti metalinguistici, interrogarsi sul perché il forse più metacinematografico film in concorso eviti di approfondire il tema. La già citata superficialità di "Too Cool to Kill" è probabilmente la ragione principale, evidenziata dalla presenza nella trama degli elementi più stereotipici del mondo del cinema e delle sue convenzioni, quindi i più riconoscibili e più adatti ad avere una funzione comica, senza che si vada mai oltre la parodia degli stili attoriali mimetici o del carattere isterico dei registi sul set. Il metacinema è adoperato di conseguenza solo in funzione cosmetica, di abbellimento della trama ai fini delle gag, come d’altronde ci comunica la pellicola stessa col suo stesso setting: una piccola e irrealistica cittadina di mare dallo stile pseudo-europeo, con edifici e abiti che paiono venire da luoghi e tempi diversi della modernità occidentale, una sorta di parco di divertimenti dai colori pastello ispirato al cinema hollywoodiano classico. Il mondo del cinema in "Too Cool to Kill" è perciò il regno del cliché e della parvenza, un impero dei segni che sta tutto in superficie e che ambisce a immergere lo spettatore senza dargli tregua: una trappola, per quanto piacevole e giocosa, da cui neanche la spontaneità e l’amore del protagonista rendono alla fine possibile la fuga.


02/05/2022

Cast e credits

cast:
Ma Li, Wei Xiang, Chen Minghao, Zhou Dayong, Huang Cailun, Gao Haibao, Han Xiao, Ai Lun, Sun Guiquan, Quan Rongbiao, Gianluca Zoppa


regia:
Xing Wenxiong


titolo originale:
Zhe Ge Sha Shou Bu Tai Leng Jing


durata:
109'


produzione:
New Classics Pictures, Slinky Town Pictures, Beijing Fun Age Pictures, Tianjin Maoyan Weiying Media,


sceneggiatura:
Xing Wenxiong


fotografia:
Gao Hu


scenografie:
Shuo Wang


montaggio:
Huang Shang


musiche:
Peng Fei


Trama
In una cittadina di mare il boss Ha Wei ha il controllo completo su ogni aspetto della vita locale. Sopravvissuto a un tentativo di omicidio da parte del leggendario killer Karl, il boss vuole conoscere l'assassino: attrice Mi Lan e il fratello regista Mi Le, colpevoli del fallimento del film prodotto dall'uomo, per salvarsi fingono di conoscere Karl ed essere disposti a presentarlo a Ha Wei. Troveranno nella comparsa piena d'ambizione e povera di talento Wei Chenggong l'uomo che interpreterà Karl, convincendolo a sua volta di stare girando un gangster movie pieno di improvvisazioni. Ovviamente l'inganno non resterà a lungo senza conseguenze.