Un manifesto che trova nella coppia italo-austriaca Tizza Covi e Rainer Frimmel due campioni assoluti, anche e soprattutto, per le capacità già dimostrate con il precedente "La pivellina", un successo di pubblico e di critica premiato nei festival di tutto il mondo. Certamente non era facile ripetersi, un po' perché "Der Glanz des Tages" era la famigerata opera seconda, e poi per le aspettative che necessariamente gravavano sulla rentrée dei due registi. E invece, forti della semplicità e della padronanza del mezzo cinematografico, anche quest'opera conferma la bontà delle premesse. Protagonisti della storia sono Philipp Hochmair, giovane attore impegnato con successo nei maggiori teatri tedeschi ed austriaci, e Walter Saabel, attore dilettante e addestratore di orsi nel circo. Il primo è immerso anima e corpo nel proprio lavoro, tra prove, copioni da ripetere a memoria e ansie da debutto; il secondo, al contrario, provato da una vita raminga e collaudata dal peso degli anni, prende l'esistenza con la filosofia di chi sa che la luce del giorno ("The Shine of Day" è il titolo internazionale) risiede nei dettagli delle cose e dei fatti spesso trascurati. Uno scontro di mentalità mediato anche dalla presenza di Victor, vicino di casa in ambasce a causa della moglie bloccata in Moldavia per problemi burocratici. Da questo insolito triangolo, arricchito dagli inserti in cui i figli del malcapitato la fanno da protagonisti, nasce una sorta di diario intimo che ha i colori variegati di una quotidianità contrassegnata da piccoli eroismi come alla fine risulta essere la solidarietà che gradualmente azzera le distanze e trasforma i tre protagonisti in una società di mutuo soccorso, pronta a prendersi cura uno dell'altro: accade, ad esempio, quando un Philipp sotto stress chiede a Walter di assisterlo nella lettura del copione, oppure, nel lavoro di tata che il circense si trova a dover svolgere per supplire all'assenza di Victor, profugo impegnato a guadagnarsi da vivere come muratore, per non parlare della svolta che conclude la storia, su cui sorvoleremo per non togliere al lettore il piacere della sorpresa ma che conferma come anche un giorno come gli altri possa diventare pieno di luce.
Applicando al cinema il metodo mutuato dal documentario da cui provengono, Covi e Frimmel traggono forza dall'esiguità delle loro risorse. Con una troupe ridotta all'osso (lei monta, lui cura la fotografia, mentre la regia è svolta da entrambi assecondando l'estro del momento) e supportati da una sceneggiatura ridottissima, nata su personaggi che impersonano se stessi e sui quali successivamente viene costruito il canovaccio, i due registi riescono in questo modo ad annullarsi nella presenza di una macchina da presa invisibile, in grado di aspettare l'imprevedibile che spesso accade quando si lascia campo libero al divenire delle cose. E se la purezza delle immagini ha un profumo di poesia, lo stesso si può dire per tutti gli interpreti, grandi e piccoli, capaci di superare il Metodo con una recitazione di impressionante spontaneità. Irresistibile la simpatia guascona e bukowskiana di Walter Saabel che, per quanto ci riguarda, meriterebbe il premio come miglior attore maschile.
cast:
Philipp Hochmair, Walter Saabel, Vitali Leonti
regia:
Tizza Covi, Rainer Frimmel
titolo originale:
Der Glanz des Tages
durata:
90'
produzione:
Vento Film
sceneggiatura:
Xaver Bayer, Tizza Covi, Rainer Frimmel
fotografia:
Rainer Frimmel
montaggio:
Tizza Covi, Emily Artman