Nell'immaginario collettivo alcune categorie sociali fanno da macchietta, quando non addirittura da tappezzeria, non soltanto in ambito cinematografico, ma purtroppo sempre più spesso anche nella realtà quotidiana. Raccontare la dignità di persone che sembrano situate ai margini della società, invisibili ma lavoratori, è una prerogativa che poteva forse nascere soltanto da uno sguardo che poneva le proprie basi in un'idea di cinema puro, alla radice neorealista.
L'italiana Tizza Covi (Bolzano) e l'austriaco Rainer Frimmel (Vienna), ex fotografi, avevano già alle spalle una manciata di documentari, tra i cui "Babooska", dedicato alla vita di alcuni artisti circensi, costretti a girovagare in lungo e in largo in roulotte, habitat di un'intera vita.
"La pivellina" è un film di finzione che attinge alla materia già affrontata con il precedete documentario: gli attori, rigorosamente non professionisti (tutti mantengono il proprio nome e i propri ruoli reali), interpretano se stessi. La spunto di partenza, quello della bambina di due anni abbandonata in un parco, in combinazione con una mdp a mano che pedina i protagonisti, potrebbe indurre lo spettatore a pensare di trovarsi di fronte ad una rivisitazione del cinema dei fratelli Dardenne. Ipotesi che però svanisce dopo pochi minuti: i due cineasti, esordienti nel lungometraggio di finzione, non sono interessati a delineare parabole sull'umanità, ma si limitano a filmare la realtà, con una semplicità che non siamo più abituati a (saper) vedere. Un cinema a passo d'uomo che sarebbe molto probabilmente piaciuto a Cesare Zavattini.
Attraverso una sceneggiatura con abbozzi più che micro-storie, gli autori hanno fornito ai loro interpreti situazioni più o meno precise all'interno delle quali recitare se stessi, dunque improvvisare. In questo modo chi guarda ha l'impressione che sia la realtà a condurre l'obiettivo cinematografico, piuttosto che il contrario. Sono gli attori che accompagnano per mano il copione.
Anche se in modo non puramente documentaristico, agli autori interessa mostrare come sono e come vivono i protagonisti del film, in un mondo certamente povero e precario ma - ed ecco la novità - senza facili scorciatoie commiserevoli e tragedie in agguato. In "Non è ancora domani" si rappresenta dunque il vivere quotidiano di questa umanità, senza piagnistei, ma con piglio da commedia umana. Lo sguardo sull'infanzia (tanto della pivellina Asia quanto del ragazzino tredicenne, Tairo) è il cuore pulsante di un film e di un'umanità calorosa e generosa, altruista e portatrice di un piccolo racconto morale (privo di ogni possibile retorica) anche contro la discriminazione sociale.
Quasi integralmente ambientato in una periferia romana, in questo inno alla spontaneità emerge la piccolissima (aveva due anni durante le riprese) e straordinaria Asia Crippa, semplicemente la presenza femminile più luminosa dell'intera stagione cinematografica.
cast:
Patrizia Gerardi, Walter Saabel, Asia Crippa, Tairo Caroli
regia:
Tizza Covi, Rainer Frimmel
titolo originale:
La pivellina
distribuzione:
Officine UBU
durata:
100'
produzione:
Vento film
sceneggiatura:
Tizza Covi
fotografia:
Rainer Frimmel
montaggio:
Tizza Covi