Siamo all'alba del "primo anno di questo fottutissimo secolo", come amava dire Max Tooney mentre dava inizio all'epopea novecentesca del leggendario pianista di Tornatore. Tre uomini sono costretti su un'isola di un piccolo arcipelago a largo della Scozia dove trascorreranno sei settimane di turno di guardia al faro delle Isole Flannan; la vicenda ormai è storia nota, ne hanno cantato musici e scritto poeti: la barca incaricata di andare a prelevarli non riporterà a casa i guardiani poiché dei tre si sono perse del tutto le tracce, spariti nel nulla lasciando solo un criptico messaggio e qualche cimelio.
Kristoffer Nyholm, qui all'esordio cinematografico dopo tanta TV alle spalle, sfrutta l’affascinante plot di base di questo fatto di cronaca ormai ammantato di mistero e leggenda per provare a raccontare la reclusione e l’isolamento, con tutto il campionario di demoni interiori che possono scaturire da una tale condizione. L’assunto di partenza è sicuramente di quelli cari a molto cinema, con "Shining" di Kubrick a fare da più illustre predecessore di un filone che ha trovato numerosi proseliti e interessanti variazioni sul tema portante, ma è chiaro fin da subito come questo "The Vanishing" non riuscirà a centrare gli ambiziosi obiettivi che si pone.
L’incipit ci dice subito una cosa e cioè che, nella fretta di inanellare gli eventi, la prima parte si preoccupa più di mettere quanto prima in moto la narrazione che di caratterizzare i personaggi in scena. Il primo turning point della scoperta del naufrago in un anfratto dell'isola, scambiato per un cadavere finché non aggredisce furiosamente uno dei protagonisti, arriva quando ancora dei tre compagni sappiamo poco o nulla. Non bastano infatti i canti dopo cena, l’atteggiamento paternalistico con qualche punta di nonnismo dei due membri più vecchi nei confronti del più giovane, né qualche trauma del passato che fa capolino qua e là per conferire ai personaggi una tridimensionalità di cui difettano e la cui mancanza si farà sentire maggiormente nella parte finale.
L’autore decide quindi con furbizia di virare la rotta della pellicola verso i sentieri del thriller con la cassa piena di oro, rinvenuta insieme al misterioso aggressore, che funge da efficace mcguffin sul quale poggiano i conflitti che deflagrano sull’isola: in un primo momento conflitti esterni, con i guardiani impegnati a difendersi dall’incursione dei compagni del naufrago, giunti sull’isola per vendicarsi e per riprendersi il maltolto; successivamente interni, quando la violenza esplosa così all’improvviso mina irrimediabilmente il precario equilibrio mentale dei tre protagonisti. Qui il castello di carte messo su da Nyholm frana su sé stesso, schiacciato dal peso di una struttura di accostamenti di significati troppo esile, per come era stata costruita nel primo atto, per poter supportare un epilogo che necessiterebbe di ben altri presupposti per sciogliere appieno i nodi narrativi e, di conseguenza, chiudere il cerchio delle derive paranoiche dei personaggi in scena.
Derive che travolgono principalmente il personaggio interpretato da Gerald Butler, vertice alto di un triangolo che racchiude in sé tensioni all’inettitudine, all’insoddisfazione e all’autocommiserazione che vengono prepotentemente a galla, incalzati dagli eventi che si susseguono senza sosta, ma che non trovano uno sbocco naturale a causa di un registro linguistico proteso timidamente verso il surreale mind game ma imbrigliato in un'eccessiva supposizione di realtà.
La prova degli interpreti è degna di una menzione particolare, supportata da uno stile registico sanguigno e molto attento alla fisicità dei corpi sullo schermo, capace di colorare la messa in scena di tutto quello che il freddo e inospitale avamposto atlantico ha da offrire. Ma se da un lato queste indubbie qualità connotano la cifra di un autore che aveva già caratterizzato pesantemente e con gli stessi ingredienti "Taboo", l’interessante serie firmata da Steven Knight di cui Nyholm ha diretto ben quattro episodi, dall'altro registriamo le pecche probabilmente fisiologiche di un esordio lacunoso e incerto.
cast:
Gerard Butler, Peter Mullan, Connor Swindells, Gary Lewis, Soren Malling, Orafur Darri Olafsson
regia:
Kristoffer Nyholm
titolo originale:
The Vanishing
distribuzione:
Notorious Pictures
durata:
101'
produzione:
Kodiak Pictures, Mad As Birds, G-BASE
sceneggiatura:
Celyne Jones, Joe Bone
fotografia:
Jorgen Johansson
scenografie:
Jacqueline Abrahams
montaggio:
Morten Hjbjerg
musiche:
Benjamin Wallfisch