Lo studio di animazione britannico Nexus compone una squadra di registi e animatori già rodati nella stop-motion (tra corti e mediometraggi) per produrre un film episodico in tre racconti il cui filo tematico è la casa.
Da intendersi come luogo fisico e parimenti significante colmo di portato contenutistico, la casa di "The House" è il perimetro comune in cui far convergere tre approcci diversi al racconto tra la fiaba gotica del capitolo I, la tragicommedia grottesca del II e il surrealismo esistenzialista del III.
Il portato allegorico di "The House" è condiviso da ogni porzione episodica, raccontandoci la differenza semantica tra i termini house e home. Si comincia dal genere gotico non a caso poiché il film traccia una sorta di linea temporale dall’Ottocento a un indistinguibile futuro il cui punto di convergenza è una splendida mansion dei sogni, un quadrato tombale al centro del tempo. La casa sottende alle diverse concezioni di abitazione per coloro che la abitano ma soprattutto materializza il desiderio dei suoi inquilini.
Con diverse sfumature di significato, ogni storia priva i propri protagonisti della concezione di casa intesa come spazio sociale dall’identità complessa costituita dagli abitanti, dalla loro cultura e non soltanto dalla struttura edilizia. "The House" sembra comunicarci che la casa è in realtà un luogo fragile e indefinito, e non deve essere costituita unicamente a partire da un oggetto poiché il suo valore non si commisura soltanto al lusso. Ecco perché la stolida villa, così stabile e diritta dall’esterno, internamente è un dedalo sempre cangiante e a soqquadro: chi vi abita ne condiziona lo spazio, lo deturpa proprio perché non gli appartiene ma non riesce in alcun modo a separarsene.
L’aspetto artistico di "The House" colpisce sicuramente per la pulizia visiva generale: l’animazione fluida sembrerebbe principalmente on twos, dunque 12 immagini per 24 frame al secondo, rendendo i movimenti leggermente scattosi (si prenda "Coraline e la porta magica" come esempio) mentre i colori passano da tinte calde a fredde smorzate da una fotografia slavata. Gli autori sottraggono quanto possono (musiche centellinate, voce fuori campo stranamente assente e movimenti di macchina limitati in favore di montaggio esterno e interno) al fine di aumentare il senso di spaesamento tra horror vacui e pleni.
Narrati come parabole morali introdotte da titoli a guisa di didascalia, i tre racconti generano interesse per le sottili differenze piuttosto che per gli evidenti punti di contatto, ragion per cui è necessario dedicare a ognuno di essi una riflessione.
Capitolo I - La casa delle bambole
È la collocazione spaziale a donare alla struttura di "The House" una prima sfumatura di senso. In E dentro di me, si tessero menzogne a una indigente famiglia dell’Ottocento viene donata una enorme proprietà al cui centro centro sorge una splendida, nuova casa. L’unica richiesta del loro architetto e benefattore è che abbandonino i vecchi averi e la loro abitazione in favore del dono.
La favoletta gotica diretta dalla coppia Emma de Swaef e Marc James Roels pone al centro del racconto i bambini, gli unici in grado di resistere all’irretimento della casa poiché essa col passare dei giorni li priva dei loro genitori, emotivamente e fisicamente sempre più amorfi. Il capitolo I introduce gli aspetti di materialismo e anaffettività presenti anche negli altri attraverso una scelta estetica curata e al contempo sporca. Le bambole di Swaef/Roels sono bizzare, tipicamente uncanny valley, piene di peluria per renderle imperfette e vive.
Autore e autrice si muovono con circospezione tra le stanze della casa, illuminate magistralmente dalla luce di camini e candele, giocando principalmente con i vuoti delle stanze e la loro continua, pericolosa ridefinizione.
Riesce il colpo ad effetto nel parallelismo tra la villa e una certa casa delle bambole.
Capitolo II - Forni e scatole
È smarrita la verità che non si può vincere è il titolo della grottesca sfida tra un rivenditore di case e un esercito di insetti infestanti. Un topo antropomorfo si arrabatta da solo per sistemare la villa, accumularne all’interno le novità tecnologiche della contemporaneità per poi venderla e risanare i debiti arretrati, sognando di fuggire in vacanza con una fantomatica amante.
La regista Niki Lindroth von Bahr cita il Lynch di "Inland Empire" sia per la similitudine tra topi e conigli, sia per la piega bizzarra degli eventi legata al subconscio in cui il frenetico e solitario topo si smarrisce. Il capitolo di Bahr assomiglia ai quadretti di Wes Anderson per il modo giocoso e inaspettato di posizionare/muovere la macchina, schiacciando i personaggi tra linee architettoniche spigolose e infarcendo il profilmico di elementi. La casa si sposta in un presente ancora più consumista: scatoloni, cibo spazzatura ed eccesso di mobilia di ogni angolo.
Il finale parla chiaro, con le scritte sui festoni a sancirne ancora la differenza semantica: house is not home.
Capitolo III - Pagare l’affitto
Il mondo inondato di acqua e nebbia di Ascolta bene e cerca la luce del sole diretto da Paloma Baeza immerge il racconto in un limbo surreale in cui la casa è forse l’ultimo residuo di questo "Waterworld" dell’anima. Il capitolo finale è quello che si allontana dalla narrazione ritmata degli altri due preferendogli maggiore sospensione dei tempi, svincolandosi dal genere e riflettendo metaforicamente sui legami della protagonista rispetto al passato: una gatta antropomorfa vorrebbe rinnovare un relitto adibito a hotel che non le permette alcun progresso (la carta da parati cade, l’acqua sporca) e sogna di affittare le stanze a nuovi paganti coinquilini.
La riflessione esistenzialista dell’episodio rallenta la narrazione, pone il racconto su un piano formalmente diverso preferendo far risaltare tutta la forza allegorica del film, soprattutto nel finale. I personaggi sono stereotipi funzionali al senso di smarrimento e allontanamento dalla realtà.
Pagare l’affitto e fermarsi in un posto decadente è il modo migliore di perdere la propria casa e al contempo la propria destinazione, sancisce la storia conclusiva.
regia:
Emma de Swaef e Marc James Roels, Niki Lindroth von Bahr, Paloma Baeza
titolo originale:
The House
distribuzione:
Netflix
durata:
97'
produzione:
Nexus Studios, Netflix Animation
sceneggiatura:
Enda Walsh
fotografia:
James Lewis, Malcolm Hadley
montaggio:
Barney Pilling
musiche:
Gustavo Santaolalla