L’ultimo film del regista tedesco, “Submergence”, vuole essere una storia che affronta il tema dell’amore e della speranza a diversi livelli.
Innanzi tutto, è una storia d’amore tra un uomo e una donna che s’incontrano per caso, divisi dallo spazio e dal tempo. James è un agente dell’MI6 inglese che sta organizzando una missione in Somalia, mentre Danielle è una scienziata che vuole trovare la vita nelle profondità oceaniche, lì dove la luce non arriva, nel buio più profondo. Il loro incontro avviene negli ambienti lussuosi di un albergo esclusivo in riva al mare del Nord, in Francia, vicino a Dieppe. Il rapporto tra loro dura pochi giorni, vissuti intensamente, di due persone che sono totalmente prese dal loro lavoro e che scoprono un sentimento e una passione diversa dagli scopi che sono alla base delle loro esistenze.
Il ricordo di quei giorni farà sopravvivere James che, appena messo piede nello stato africano con la copertura di creare una rete idrica a Chisimaio, viene catturato dai jihadisti che stanno preparando degli attentati da effettuare in Europa. Danielle, invece, si struggerà nell’impossibilità di mettersi in contatto con l’amato, presa da attacchi di ansia tra l’abbandono possibile dell’uomo e la paura di non riuscire nella spedizione scientifica che la porterebbe a un articolo su Nature.
La narrazione si sviluppa attraverso un montaggio parallelo tra la storia di Danielle in mare aperto e James nelle prigioni africane in cui s’innestano continui flashback di sequenze all’interno dell’albergo per mostrare la loro storia d’amore. è principalmente l’uomo che si trasforma in narratore intradiegetico perché è da lui che partono i ricordi più numerosi sul passato prossimo del loro incontro.
L’altro livello di amore è quello per in nostro pianeta che è rappresentato per sineddoche dai due protagonisti. Così, con Danielle Wenders parla allo spettatore della bellezza della natura e della preservazione della vita marina, impostando un discorso che in qualche modo si fa portavoce della difesa del pianeta bistrattato da un’economia che lo sta sfruttando e depredando. La salvaguardia dei mari vuol dire preoccuparsi del futuro della Terra e della vita che in esso scorre. James, in contrapposizione, diventa il simbolo per mostrare come le guerre siano un altro fronte di distruzione della civiltà, uno scontro che porta solo morte e distruzione. L’amore per la Terrà diviene una narrazione etica in contrappunto con l’amore passionale tra Danielle e James.
Wenders, negli ultimi anni, si è dedicato a documentari che gli hanno permesso una seconda vita artistica con risultati notevoli – citiamo come esempi “Pina” e “Il sale della Terra” – mentre le sue pellicole di finzione hanno registrato un continuo decadimento verso un cinema ricercato e didascalico. “Submergence”, purtroppo non fa eccezione.
Se la fotografia di Benoît Debie, che gioca con i chiaroscuri degli interni e una luce abbagliante negli esterni con colori pastello sempre molto caldi, e la musiche di Fernando Velázquez sono ariose e sostengono molte sequenze, quello che infastidisce e il continuo e costante filosofeggiare dei due protagonisti che parlano di vita, morte, scienza e religione come si stesse assistendo a una lezione scolastica.
Wenders vorrebbe mostrare un’”immersione” (la traduzione di “Submergence”) non solo fisica – quella nelle acque da parte di Danielle e quella di James nel delirio della prigionia – ma anche metafisica nelle profondità dell’animo umano non riuscendoci mai, rimanendo anzi su una superficie estetizzante che proprio la bellissima fotografia e la debordante colonna sonora, a conti fatti, si rendono complici nella forma in una sostanza dei contenuti troppo esplicita e dichiarata.
Così dalle citazioni di John Donne e il suo poema “Nessun uomo è un’isola” alle spiegazioni scientifiche tra vita basata dalla fotosintesi e quella che si fonda sulla chemiosintesi (in mancanza di luce), la chimica, appunto, prodotta dall’amore tra James e Danielle, diventa elemento che permette loro di tenersi in contatto al di là del tempo e dello spazio. Wenders costruisce un melodramma ma lo infarcisce di filosofia metafisica e di temi scientifici e politici creando un’opera ipertrofica che, alla fine, il regista non riesce ad amalgamare e controllare.
cast:
James McAvoy, Alicia Vikander, Alexander Siddig
regia:
Wim Wenders
titolo originale:
Submergence
distribuzione:
Movies Inspired
durata:
112'
produzione:
Lila 9th Productions
sceneggiatura:
Erin Dignam
fotografia:
Benoît Debie
scenografie:
Thierry Flamand
montaggio:
Toni Froschhammer
costumi:
Bina Daigeler
musiche:
Fernando Velázquez