Lui, lei, l’altro. Il perno di "Storia di mia moglie" è il più antico dei triangoli, nonché il medesimo fulcro del romanzo di Milan Fust, scrittore ungherese candidato al Nobel 1965. La scelta di Enyedi, talentuosa esponente del realismo magico magiaro, nota prima con "Il mio XX secolo" (1989) poi con "Simon Magus" (1999), ma conosciuta da noi soprattutto per l’incantevole "Corpo e anima" (2017), si spiega soprattutto con una passione letteraria di gioventù.
Il matrimonio infelice tra Jakob Starr (Gijs Naber), capitano di un mercantile, e Lizzy (Léa Seydoux), giovane francese esuberante sposata per una scommessa, viene narrato con una visualità avvolgente che insiste su primi piani e quadri intimi di interni in penombra, secondo le modalità tipiche del melodramma. Tormentato da sparuti indizi e sinistre manie, il capitano scommette pure sul tradimento della moglie. Impossibile averne la certezza: il montaggio diluisce e trascolora gli eventi, mediante brusche giustapposizioni di spazi e tempi lontani – Budapest, il mare, Amburgo, il mare, la nave, la casa, il treno.
A forza di ellissi però l’azione si riduce, si ripete, ristagna. Tocca alla messa in quadro, tramite un’elegante architettura formale, il compito arduo di sostenere personaggi agiti da forze elementari, passivamente adagiati su ruoli predeterminati – la moglie infedele, il marito geloso e violento, l’amante dandy, in una scenografia ricca di superfici e povera di intuizioni. L’acqua assume, un po’ come in Fellini, una connotazione mortuaria, amniotica, che sembra cullare le ansie e i dubbi del protagonista, a cui la focalizzazione è imprudentemente affidata per intero. Il sonoro (Adam Balazs) partecipa all’andamento ondoso della diegesi in una sorta di contrappunto valzeristico che rievoca le atmosfere sontuose e decadenti della belle époque austro-ungarica.
Curioso soprattutto che Enyedi si sia sforzata così poco di dare rilievo a un ritratto così piatto (e misogino?) come quello di Lizzy, in apparenza la più classica delle femme fatales, una donna tanto ambigua da diventare ovvia. A dispetto della visualità seducente, l’adattamento di Enyedi, suo primo lungometraggio in lingua inglese, sembra per certi versi più vecchio del romanzo, una salamoia drammatica in cui galleggiano antichi schemi, vecchi stereotipi.
cast:
Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini, Jasmine Trinca, Luna Wedler
regia:
Ildikó Enyedi
titolo originale:
A feleségem története
distribuzione:
Play di Altre Storie
durata:
169'
produzione:
Inforg-M&M Film, Komplizen Film, Palosanto Films, Rai Cinema, WDR/Arte, Arte France Cinéma
sceneggiatura:
Ildikó Enyedi
fotografia:
Marcell Rév
scenografie:
Imola Lang
montaggio:
Karoly Szalai
costumi:
Andrea Flesch
musiche:
Adam Balazs