Ondacinema

recensione di Rudi Capra
5.0/10
"Sono tornato", la nuova commedia di Luca Miniero, pone una domanda semplice e attuale: se tornasse Mussolini, cosa succederebbe?
Il film è un remake nostrano, piuttosto aderente, del discusso "Lui è tornato", diretto dal regista tedesco David Wnendt (2015) e tratto dall’omonimo best-seller di Timur Vermes. In tre settimane la commedia di Wnendt ha raggiunto in Germania il primo posto al box office, ma è stata criticata per l'incapacità di "suggerire spunti significativi sulla società tedesca contemporanea o sulla possibilità che le idee e i metodi di Hitler possano attecchire nuovamente"(van Hoeji, Hollywood Reporter). Non si può muovere la stessa critica a Luca Miniero, che inserendo nella cornice di una commedia lineare scene e interviste in presa diretta, mostra le reazioni disgustate, divertite e talora entusiastiche di individui comuni di fronte al Duce risorto (espediente che in realtà è stato utilizzato anche da Wnendt, ma che non ha convinto i critici). Il duo protagonista Matano-Popolizio replica le dinamiche comico-narrative interpretate in altri film di Miniero da Bisio-Siani ("Benvenuti al Sud", "Benvenuti al Nord") e Argentero-Papaleo ("Un boss in salotto").

Nel film in questione, un Duce redivivo (Massimo Popolizio) casca dal cielo nei giardini di Piazza Vittorio a Roma. Spaesato e guardingo, vaga in alta uniforme per le strade del centro, suscitando fra i passanti le reazioni più disparate. Il giovane e impacciato Andrea Canaletti (Frank Matano), regista precario con inclinazione al documentario a sfondo sociale, lo trova, lo lusinga e, credendolo un abile imitatore, decide di sfruttarlo per guadagnare popolarità attraverso i social media e realizzare il suo progetto artistico. In realtà Mussolini si adegua velocemente ai mezzi e ai linguaggi moderni, e sarà lui a sfruttare con destrezza i "media sociali" per conquistare gli Italiani. Dapprima stand-up comedian in uno show tutto suo, guadagnerà i salotti televisivi di Cattelan e Mentana, e una fama crescente.

La struttura classica è quella della commedia all’italiana, che mira a divertire attraverso un’incisiva critica dei costumi. Portavoce di tale critica è, per buona parte del film, Mussolini stesso: "Eravate un popolo di analfabeti, dopo 80 anni torno e vi ritrovo un popolo di analfabeti"; "L’Italiano non ha mai voluto pagare le tasse"; "Gli Italiani hanno cambiato 63 governi in 70 anni"; e oltre, denunciando l’abuso dei social media, la corruzione dilagante, la moda insulsa dei programmi di cucina. Forse per questo motivo qualcuno ha letto nel film "un’operazione di autoassoluzione di Mussolini e del fascismo" (Raimo, Internazionale). Una lettura superficiale, perché tralascia la successiva inversione del rapporto strumentale fra soggetto (Mussolini) e oggetto (i mass media). Difatti, Mussolini diventa potente oggetto di culto mediatico, sfruttato dall’industria televisiva e convertito in indici di share, in moneta sonante. Il film di Miniero si configura così non come un’apologia del fascismo, bensì come un’accusa contro l’indifferenza, la superficialità e la cupidigia che non sono propri di una o dell’altra forza politica, ma della società massmediale. "Sono tornato" propone quindi una riflessione sul ruolo dei media, il loro uso e la loro percezione nella società contemporanea, con particolare riguardo alla coscienza degli Italiani, che il difetto di memoria storica e un crescente malessere sociale hanno condotto pericolosamente sull’orlo di una deriva neofascista. Non a caso, nel finale campeggia un'inquietante (ma significativa) citazione del Duce: "Io non ho creato il fascismo, l’ho tratto dall’inconscio degli Italiani".

"Sono tornato" alterna quindi descrizioni satiriche dei mass media a una più netta critica dei costumi, condotta con l’ausilio di immagini e parole strappate ai passanti ignari, o pseudo-ignari, da una camera traballante. Questo materiale assume, per il timbro e l’intento documentaristico, un valore antropologico. A posteriori, tuttavia, ricordando anche un illustre predecessore come "Borat" (Larry Charles, 2006), tale cifra stilistica appare poco sfruttata in relazione alle potenzialità. La telecamera si limita ad osservare incuriosita, senza mai graffiare il tessuto sociale che si propone di indagare. Inoltre, se in "Borat" le candid camera costituivano il motore dello sviluppo diegetico, in "Sono tornato" risultano spesso sconnesse ed estranee rispetto alla narrazione. Difetti acuiti da una sceneggiatura fragile, avara di gag e pregna di retorica, oltremodo sfilacciata nella seconda parte. Se buoni elogi si possono spendere sull’interpretazione di Popolizio, in grazioso equilibrio fra parodia e immedesimazione, non si può dire lo stesso di Matano che è incapace di esprimere stati d’animo complessi.

"Sono tornato" strappa comunque più di una risata e offre buoni spunti di riflessione, anche se la scelta di presentare gli attuali leader politici (Berlusconi, Grillo, Renzi, Salvini) come "teatranti"ed emuli del Duce premia la prospettiva qualunquista che intendeva scongiurare. La risposta alla domanda iniziale è chiara: il fascismo, inteso come tendenza all’emarginazione del diverso e ricorso alla violenza sistematica, è un virus che può ripresentarsi in ogni momento e in varie forme. L'antidoto, suggerisce Miniero, è il pensiero critico, requisito virtuoso di ogni sana democrazia. In fondo, una delle scene iniziali ci avverte che (per fortuna) non esiste una seconda opportunità per Mussolini, però "esiste la possibilità di fare due volte lo stesso errore".

 


02/03/2018

Cast e credits

cast:
Massimo Popolizio, Frank Matano, Stefania Rocca, Gioele Dix, Eleonora Belcamino, Ariella Reggio, Massimo De Lorenzo, Giancarlo Ratti, Guglielmo Favilla, Luca Avagliano, Daniela Airoldi


regia:
Luca Miniero


distribuzione:
Vision Distribution


durata:
100'


produzione:
Indiana Production


sceneggiatura:
Luca Miniero, Nicola Guaglianone


fotografia:
Guido Michelotti


scenografie:
Tonino Zera


montaggio:
Valentina Mariani


costumi:
Eleonora Rella


musiche:
Pasquale Catalano


Trama
Un Mussolini redivivo viene catapultato nella Roma contemporanea. Con l'aiuto di un impacciato regista emergente, proverà a riconquistare il cuore degli Italiani
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