"Sole" porta il titolo di una neonata e parla di padri e madri. Una coppia impossibilitata ad avere figli vuole comprare illegalmente una bambina da una ventenne, Lena, appena arrivata dalla Polonia. Trasportata in un'Italia periferica fatta di palazzi contro il mare, la ragazza incontra Ermanno, anche lui giovanissimo, il quale farà da garante per la paternità, rimediando così qualche euro.
Carlo Sironi arriva al lungo dopo essersi misurato spesso con la maternità nei suoi corti (uno di essi porta l'efficace titolo di "Cargo"). Il dramma si struttura come racconto di formazione: ai due giovani ragazzi viene chiesto di confrontarsi con una condizione genitoriale da cui liberarsi per una modesta somma di denaro. Ermanno e Lea, all'inizio strumentali l'uno all'altra, cominciano poi a condividere l'intimità di una coppia genitoriale.
Il cinema italiano di molti registi in divenire si rapporta spesso alla restituzione della realtà, passando per approcci stilistici diversi ma che convergono in una rappresentazione dialogica col territorio. Come per "Manuel" di Dario Albertini, altra opera prima che condivide con "Sole" le logiche di sguardo e i temi, anche questo film porta il nome di un personaggio. Mentre Albertini opera una sintesi costruita su dialoghi-intervista, legati dalle brevi transizioni da un luogo all'altro, Sironi rallenta il tempo e restringe lo spazio (il rapporto in 4:3), rarefacendo i dialoghi e limitandosi a posizionare la mdp davanti ai soggetti.
Lo sguardo di Sironi si pone come un'osservazione dall'esterno sui punti di vista di Lena ed Ermanno. Sono principalmente i piani medi a incorniciare i protagonisti della vicenda, spesso ricorrendo ad angolazioni di macchina orizzontali frontali che descrivono da una distanza calcolata, senza insinuarsi nelle dinamiche sentimentali, osservando senza entrare. A giocare un ruolo in questa dinamica analitica sono gli sfondi che alternano pareti piatte e opprimenti a profondità di campo discrete, soffocanti e fuori fuoco. Il movimento rimane sempre collocato nella cornice che i personaggi si ritagliano (una porta, uno scaffale, una stanza) e al montaggio di Andrea Maguolo non rimane che assecondare gli stacchi sulla posizione dei soggetti.
Nella compattezza del suo microcosmo, "Sole" immerge lo spettatore in un'ansia comunicativa fredda, in linea con la posizione scelta del suo regista; eppure i rari zoom-in svelano la volontà di farsi anche dramma emotivo, non solamente descrittivo. Le scene in cui Ermanno gioca compulsivamente d'azzardo perdono la loro natura di "cinema verità", restituendo una dimensione alienata, elisa dal resto, così come lo è il protagonista in questi frangenti. Nella molteplicità di sfumature del film, Sironi è attento a sottrarre, cadenzando i dialoghi e ritagliandosi i commenti sonori con le tracce originali.
L'opera prima di Sironi, coproduzione italo-polacca, mostra un'attitudine personale applicata all'ormai nota tendenza al reale. Eppure questa laconicità dialogica applicata alla freddezza degli ambienti e delle luci, restituiscono una mesta atmosfera ondivaga tra realtà e sogno il cui contrappunto tragico è un punto di forza non indifferente.
cast:
Sandra Drzymalska, Claudio Segaluscio, Barbara Ronchi, Bruno Buzzi, Marco Felli, Orietta Notari, Vitaliano Trevisan
regia:
Carlo Sironi
titolo originale:
Sole
distribuzione:
Officine Ubu
durata:
102'
produzione:
Kino Produzioni, Rai Cinema, Lava Films, Polish Film Institute, Euroimages, TorinoFilmLab Production
sceneggiatura:
Giulia Moriggi, Carlo Sironi, Antonio Manca
fotografia:
Gergely Pohárnok
scenografie:
Ilaria Sadun
montaggio:
Andrea Maguolo
costumi:
Olivia Bellini
musiche:
Teoniki Rozynek