Il collaudato duo Ficarra & Picone rappresenta un interessante e vivace crocevia in cui si innestano il comico e il paradossale, la quotidianità dell'ambientazione e l'assurdità delle situazioni, la complementarietà caratteriale e quella espressiva dei protagonisti, l'aderenza verbale e scenica al microcosmo siculo non disgiunta dall'aspirazione a essere specchio di una più allargata contemporaneità italiana. Nell'asfittico panorama della commedia italiana la coppia di comici, stavolta guidata dal Francesco Amato regista di "18 regali" (2020), emerge per contrasto compiendo un ulteriore passo in avanti nella maturazione legata non tanto al canovaccio quanto alle trovate comiche e alle battute che, fuoriuscendo dalla dimensione picaresca, si attagliano a mo' di commento mordace e puntuto sulla realtà nostrana. Dalla sceneggiatura, orchestrata dai due attori e dal regista, accanto alla comicità di situazioni legate alla trama, emerge così in filigrana un'ammiccante ironia che deriva da un'attenta osservazione della società e che eleva la commedia a codice cinematografico in grado di incidere sulla presa di coscienza e la sensibilità dello spettatore. Con la leggerezza di chi sa fare della comicità un'arte umile e sapiente al contempo, i tre centellinano nel corso della trama tutta una serie di battute che sono il salace condimento di una commedia che aspira ad essere matura e adulta, e la cui satira sembra non risparmiare nessuno. Ne deriva uno sguardo complessivo che abbraccia la società nella misura in cui ne evidenzia, seppur fuggevolmente, le pecche e le contraddizioni.
Aristide (Picone) è un angelo inviato dal paradiso sulla Terra, in alternativa a un punitivo diluvio, per portare la luce di un nuovo Messia in grado di rigenerare il mondo moralmente e spiritualmente corrotto. Catapultato dunque (neanche a dirlo) in Sicilia, fa la conoscenza di Nicola (Ficarra), a sua volta travagliato da una crisi matrimoniale. Facendo nostre le parole di Giovenale ci verrebbe da dire che questa commedia pur parlando del divino sa di umano. Tanto è vero che da un'ambientazione che inizialmente, anche sotto il profilo della confezione estetica e della fotografia prescelta (un paradiso che trasuda della luminosità dei fantasy), appare rarefatta, si passa gradualmente alla concreta quotidianità, in cui l'elemento avventuroso umanizza i protagonisti garantendo la plausibilità emotiva delle loro azioni e reazioni. In altri termini, l'elemento fiabesco non è il fine quanto il mezzo escogitato dal regista per interrogarci.
Ed è qui che batte il cuore nascosto del film, costituito non dall'incontro-scontro tra l'iniziale egoismo di Nicola (Ficarra) e l'angelica ingenuità di Aristide (Picone), ma dai dissapori matrimoniali, dal maschilismo, dall'ipocrisia sociale, dal perbenismo e dal pettegolezzo, dall'invasività della stampa scandalistica, dal degrado delle istituzioni scolastiche, dall'indotta rinuncia al sistema sanitario nazionale, dalla denatalità e dallo squilibrio demografico tra grandi e piccoli centri e, perfino, dai paradisi fiscali. In quest'ottica, le vicende dei protagonisti sono solo un'occasione narrativa per scoccare dardi che ricordano la fulmineità delle battute proprie di programmi televisivi quali "Striscia la notizia": un serbatoio di esperienze che ha finito per costituire un deciso spartiacque tra "Il primo Natale" (2019) e "Santocielo". In quest'ottica, anche il fatto di essere eterodiretti consente alla coppia di comici di distaccarsi non poco dal loro precedente lungometraggio. Nonostante l'apparente continuità tematica, ovvero la compresenza delle categorie sacro e profano, per quanto non derubricabile a cinepanettone nel senso deteriore del termine, il precedente film di Ficarra è rispetto a quello in uscita in questi giorni decisamente più povero e angusto, costretto nell'orizzonte narrativo del viaggio nel tempo, laddove anche il comico di situazione diventava per forza di cose più prevedibile. Inoltre, la fissità della dimensione caratteriale dei protagonisti del film precedente cede il passo a un'evoluzione che in quello odierno li rende più sfaccettati e interessanti. In "Santocielo", infatti, Ficarra va incontro a un'inedita gravidanza che ponendolo in una prospettiva femminile ne stempera il machismo mettendo in evidenza tutte le contraddizioni dell'uomo. Se alcuni temi di "Santocielo" sono comuni a quelli delle opere precedenti dei due attori e autori siciliani, come il rapporto tra grandi e piccoli centri, desunto da "Andiamo a quel paese" (2014), o lo scarso civismo degli italiani, comune a "L'ora legale" (2017), piacevoli soluzioni narrative innovative sono costituite dal citazionismo di ascendenza classica, come il tema dei sacrifici e delle preghiere nel rapporto con la divinità, o l'accostamento tra Dio che esclama "Avete voluto la democrazia: tenetevela!" e lo Zeus esopeo, o ancora il citazionismo di stampo letterario (Sant'Agostino e Dante Alighieri) e perfino quello cinefilo della battuta "Nessuno è perfetto!", tratta da "A qualcuno piace caldo" dell'intramontabile Billy Wilder.
Si confermano invece alcuni cliché che sono il marchio di fabbrica della coppia siciliana, come l'enfasi nella mimica facciale (e oculare!) a sottolineare alcuni momenti chiave, o la corsa come momento di tensione narrativa, stavolta sottolineata dal crescendo de "La gazza ladra" rossiniano. Restando nell'ambito della filmografia dei due attori e registi siciliani, la pellicola concretamente più accostabile a "Santocielo" è in definitiva "L'ora legale", nella quale la critica sociale si attagliava però in modo monocorde al tema dell'onestà e del rispetto delle regole. Se d'altra parte una critica può esser mossa al film di Francesco Amato, essa è legata all'eccessivo numero di temi emergenti in filigrana che, ovviamente, non potevano essere approfonditi. La struttura ad anello, con l'incipit e la conclusione ultraterrena che abbracciano quella terrena, garantiscono comunque solidità all'impianto narrativo.
cast:
Agostina Somma, Valentino Picone, Barbara Ronchi, Maria Chiara Giannetta, Giovanni Storti, Raffaele Braia, Mimmo Mignemi, Antonello Puglisi, Luciano Messina, Salvatore Ficarra
regia:
Francesco Amato
titolo originale:
Santocielo
distribuzione:
Medusa Film
durata:
120'
produzione:
Tramp Ltd., Medusa Film
sceneggiatura:
Ficarra e Picone, Francesco Amato
fotografia:
Gherardo Gossi
scenografie:
Emita Frigato
montaggio:
Claudio Di Mauro
costumi:
Cristina Francioni
musiche:
Andrea Farri