Una delle leggende sulla pittura cinese narra di un vecchio pittore che dipinse uno splendido paesaggio. Il quadro piacque tanto al pittore che questi, vinto da un ardente desiderio, entrò nel dipinto e percorse il sentiero che egli stesso aveva tracciato. Camminò a lungo, inoltrandosi sempre più nel quadro sino a che scomparve dietro la montagna. E non fece più ritorno.
Béla Balázs, "Il film"
Nel 2001 un fatto di intima cronaca familiare ebbe ampia eco in Italia e non solo: Elisa Gallo, in attesa della figlia Anna, essendole stato diagnosticato un male incurabile, decise di lasciare alla nascitura, come pegno d'amore, 18 regali che avrebbero scandito le sue feste di compleanno fino alla maggiore età. Il regista Francesco Amato ne ha liberamente tratto un film dalla fabula lineare, ma impreziosita da un intreccio piuttosto singolare.
L'incipit è quello del tranquillo ménage familiare costituito da Elisa e dal marito Alessio, lei titolare di un'agenzia di lavoro interinale, lui allenatore di calcio. Quando si è ormai giunti a poche settimane dal lieto evento, un consulto medico da un lato conferma il buono stato di salute della bambina, ma dall'altro certifica l’infausto destino della futura madre: il male incurabile è a uno stadio così avanzato da precluderle la certezza di poter vedere la figlia. Una sera piove a dirotto ed Elisa, di rientro a casa in auto, è preda dello sconforto e guida angosciata dai cattivi pensieri, tanto che al suono diegetico del tergicristallo si sovrappone quello extradiegetico dell'ecografo, strumento della deprecata diagnosi. Imboccato un tunnel, il tergicristallo tace, ma l'altro suono e la sensazione di paralisi claustrofobica inducono Elisa ad arrestare l’auto. Buio di qualche secondo.
Termina così la prima parte del film e ne inizia una seconda costituita da una balzo cronologico in avanti che narra la vita di Anna attraverso le immagini di una cinepresa familiare che la ritrae mentre festeggia i primi compleanni e scopre i regali lasciatile da Elisa. Tutto sembra procedere bene; al quinto compleanno, tuttavia, Anna sbotta: rifiuta il pianoforte e soffre per l'incolmabile mancanza della madre. Cresce insomma come una figlia ribelle e ha un rapporto tempestoso col padre fino all'età di 18 anni. Proprio quella notte Anna viene investita da un'auto il cui guidatore non è facilmente distinguibile; la ragazza crolla sull'asfalto apparentemente esanime. Silenzio di qualche secondo. Dall'auto discende l'investitore. E qui accade qualcosa che lo spettatore non si aspetta: l'investitore è la madre! Dopo quest'ardita soluzione narrativa, Anna viene soccorsa da Elisa e, portata nella casa della coppia, ne diventa un’amica di famiglia.
Fatta salva la sospensione dell'incredulità innescata dal dispositivo filmico, è lecito a questo punto interrogarsi su un incontro così spiazzante e apparentemente inspiegabile in termini razionali. L'autore considera quello che accade in questa parte del film come un arco temporale costituito dai sogni di Anna che in realtà è rimasta a lungo incosciente in ospedale, dopo che non la madre, bensì uno sconosciuto l'ha investita? Oppure è un flashforward, esito dell'attività onirica della madre durante il proprio ricovero poco prima di partorire? O ancora, l'autore ha optato per una soluzione insolita, almeno per un genere come il mèlo, e cioè quella di curvare le coordinate temporali facendo così incontrare madre e figlia sul terreno bergsoniano della durata?
D'altra parte il tempo qualitativamente importante dal punto di vista affettivo è proprio quello che le due donne vorrebbero trascorrere insieme, e che per la madre rientrerebbe nella categoria del futuro, mentre per la figlia in quella del passato. Non è dato sapere con assoluta certezza quale delle tre soluzioni sia quella più plausibile, anche perché ci sono indizi in favore di ciascuna di esse. A sognare potrebbe essere Anna, visto che, a un certo punto del film, alle immagini del padre e della madre che prendono accordi sulla sistemazione della stanza della nascitura si susseguono in piano sequenza quelle di Anna stessa, la quale procede dal corridoio di casa direttamente verso l'interno di una camera di terapia intensiva dell’ospedale dove Elisa è ricoverata.
Oppure l'onirismo potrebbe essere riferito a Elisa, considerato che, ridestatasi sul lettino d’ospedale, dove era stata ricoverata per partorire, Alessio stesso le dice che stava sognando e che il bussare alla porta che lei attribuisce ad Anna in realtà altro non è se non il suono provocato dall'ecografo. Certo è che il film, incentrato soprattutto sul rapporto tra madre e figlia e sulla volontà della prima di infondere nella seconda un inestinguibile desiderio di vivere nonostante tutto e tutti, è un'opera riuscita.
I passaggi ai diversi piani temporali sono favoriti dall'impiego sapiente di un sottofondo musicale dal sapore lisergico che puntualmente ricorre nel film: è il segno che qualcosa di allucinatorio, di mistico, di razionalmente inspiegabile sta accadendo. Quello che può a buon diritto essere considerato un inno alla vita riesce anche grazie alla buona prova attoriale sia di Vittoria Puccini che di Benedetta Porcaroli. Anche la morbidezza dei movimenti di macchina, ad esempio durante le sedute di terapia psicologica cui Elisa partecipa, sono un elemento importante che spiega la riuscita del film: è uno sguardo che esprime la delicatezza, il tatto con cui ci si accinge a trattare tematiche che toccano nel profondo.
E l'opera scorre bene anche perché sono ben oliate le cremagliere temporali dei piani sequenza che raccordano al presente gli arditi flashforward. Uno dei momenti clou del film si ha, ad esempio, quando Anna, dopo un tuffo in piscina, esegue al ralenti un volteggio, ridiventa feto, emerge alla superficie e nasce.
Uno dei temi ricorrenti nel film è poi la scrittura: Elisa sente il bisogno di lasciare alla figlia, oltre ai regali, parole, parole scritte che la aiutino a superare le difficoltà che inevitabilmente dovrà affrontare. Da segnalare anche le due metafore più evidenti: l'acqua, come elemento della rigenerazione e della nascita, e il tunnel, immagine dell’ingresso in una dimensione temporale non razionalmente circostanziabile.
cast:
Marco Messeri, Sara Lazzaro, Edoardo Leo, Benedetta Porcaroli, Vittoria Puccini
regia:
Francesco Amato
distribuzione:
Lycky Red
durata:
115'
produzione:
Andrea Occhipinti
sceneggiatura:
Massimo Gaudioso, Davide Lantieri, Alessio Vicenzotto, Graziano Urbani.
fotografia:
Gherardo Gossi
scenografie:
Emita Frigato
montaggio:
Claudio Di Mauro
costumi:
Ornella Campanale, Marina Campanale
musiche:
Andrea Farri