Werner Herzog e il biopic: prima di Gertrude Bell era stata la volta del "Fanciullo d'Europa" Kaspar Hauser, del magnate della gomma peruviano Carlos Fermin Fitzcarrald, del forzuto Siegmund Braitbart e dell'aviatore Dieter Dengler. Il cinema di finzione del regista bavarese ha spesso raccolto la sfida del biografico, plasmando il reale e lo storico del vissuto di uomini veri ai fini delle proprie meditazioni anatomiche sull'animo umano, ma, fuor di suspense, la Nicole Kidman di "Queen of the Desert" sta dalla parte di Christian Bale ("L'alba della libertà") e Jouko Ahola ("Invincibile"), piuttosto che da quella di Klaus Kinski o Bruno S.
Il film, che nelle sale italiane non è stato distribuito, arrivando direttamente al mercato home video, descrive l'epopea dell'archeologa-esploratrice-politica britannica Gertrude Bell (1868-1926), i suoi viaggi alla scoperta del Vicino Oriente che la resero esperta conoscitrice di quei popoli e luoghi a tal punto da svolgere un ruolo decisivo negli sviluppi della Rivolta Araba e nella creazione del moderno Stato dell'Iraq, di cui era chiamata «la regina senza corona». L'attenzione di Herzog si focalizza per lo più sulle vicissitudini sentimentali e sull'appassionata intelligenza di questa "regina del deserto" capace di adattarsi alla cultura ospite e di penetrarne rispettosamente i misteri (tutte abilità messe poi al servizio dell'Impero Britannico). Ben due storie d'amore fanno da contrappunto al racconto delle peregrinazioni di Gertrude tra Drusi e Beni Sakhr, emiri e sceicchi, conferendo una dominante coloritura melodrammatica alla pellicola, che conserva un sapore romantico anche nelle parti dedicate al talento mimetico-politico dell'eroina.
Verrebbe da chiedersi: "Che fine ha fatto Herzog?". E la risposta è che Herzog non c'è, o meglio, ne restano soltanto vaghe tracce, rintracciabili sotto forma di spunti visivi, suggestioni tematiche e rari dettagli di sceneggiatura. Le traversate nel deserto di Nicole Kidman potrebbero, infatti, richiamare alla mente il Sahara di "Fata Morgana" o il Kuwait di "Lektionen in Finsternis"; i contatti della donna con le tribù dei beduini, viste come altre dallo sguardo occidentale, potrebbero rinviare allo scontro tra il geologo Lance Hackett e gli aborigeni australiani in "Dove sognano le formiche verdi"; il ritrovamento di una lancia neolitica che conduce la voce fuori campo della protagonista (altra autocitazione a metà) a una fulminea riflessione sulla guerra e il paradiso potrebbe riecheggiare certi passaggi di "Cave of Forgotten Dreams". Eppure, siamo assai lontani da tutto questo, poiché la predilezione (inattesa) per gli schemi narrativi (e non solo, visto il cast) hollywoodiani finisce per ridurre la portata degli elementi maggiormente autentici, quelli herzoghiani doc, relegandoli al rango di accidenti o di frammenti isolati. "Queen of the Desert" è un biopic confezionato in maniera classica, senza coraggio o reale profondità, che quando indugia sullo scavo del personaggio ottiene ben poco e quando dovrebbe affondare la lama si ritrae.
Triste constatare come nell'ultimo decennio il cinema di finzione del maestro tedesco abbia raggiunto risultati piuttosto deludenti, confermando l'idea che il documentario sia divenuto col tempo l'abito più confortevole per la sua arte. Ci lasciamo sedurre con piacere dai vulcani di "Dentro l'inferno", ma è doveroso provare nostalgia per Aguirre e Stroszek, di fronte ai quali Gertrude rimane una figura sbiadita e dimenticabile.
cast:
Nicole Kidman, James Franco, Damian Lewis, Robert Pattinson, Christopher Fulford
regia:
Werner Herzog
durata:
125'
produzione:
Michael Benaroya, Cassian Elwes, Nick N. Raslan
sceneggiatura:
Werner Herzog
fotografia:
Peter Zeitlinger
scenografie:
Ulrich Bergfelder
montaggio:
Joe Bini
costumi:
Michele Clapton
musiche:
Klaus Badelt