Ondacinema

recensione di Antonio Pettierre
6.0/10

Eric (Sam Rockwell) e Amy Bowen (Rosemary DeWitt) con i loro tre figli - l'adolescente Kendra e i due bambini Griffin e Madison -  si trasferiscono in un sobborgo periferico californiano in una nuova casa, più modesta della precedente, dopo che Eric è stato appena licenziato dall'azienda in cui lavorava. Da subito Griffin percepisce che nella casa c'è qualcosa di oscuro e la piccola Madison inizia un dialogo con presenze invisibili. A loro spese scoprono ben presto che l'intero quartiere è stato costruito su un cimitero e la casa è infestata da poltergeist che rapiscono Madison.

"Poltergeist" è l'ennesimo remake dell'industria cinematografica americana che sistematicamente rimette in cantiere piccoli e grandi film di genere. In mancanza di idee nuove - in particolare in un genere come l'horror che appare semplice da realizzare - e di esaurimenti di filoni, lo sfruttamento delle opere del passato, recente e remoto, diventa un'operazione che porta quasi sempre a dei sicuri incassi per gli investitori. Sul versante stilistico e tematico, al contrario, poche volte la nuova pellicola è, se non meglio, almeno all'altezza dell'originale (un esempio su tutti: il lavoro svolto con "Halloween - The Beginning" da Rob Zombie, riprendendo il personaggio inventato da John Carpenter). Non rientra in questo caso il film di Gil Kenan che risulta decisamente inferiore (anche se coprodotto da un altro maestro dell'horror come Sam Raimi) rispetto all'omonimo film diretto da Tobe Hooper nel 1982 (e ispirato, cosceneggiato e coprodotto da Steven Spielberg).

Detto questo, il nuovo "Poltergeist" si lascia vedere e pur sostanzialmente lasciando inalterata la fabula e lo sviluppo della diegesi dell'originale, l'aggiornamento ai giorni nostri dei personaggi, e di alcuni sotto temi, risulta azzeccato, con i suoi piccoli ma vistosi scarti narrativi e di messa in scena.


Se "Poltergeist - Demoniache presenze" di Hooper era un classico film degli anni 80, con al centro una solida famiglia in pieno benessere e figure genitoriali forti, colpiti dal male che arrivava dalla televisione (vista come catalizzatrice di presenze destabilizzanti della serenità familiare), metafora del consumismo tecnologico che andava sviluppandosi, nel "Poltergeist" di Kenan la famiglia descritta è destabilizzata dalla crisi economica e le figure parentali risultano deboli e ipovedenti della realtà intorno a loro, mentre i ragazzi rappresentano il punto di vista prioritario per raccontare la vicenda.

Il tema della crisi economica appare un semplice aggiornamento storico della vicenda già narrata, mentre l'attenzione che la sceneggiatura dà al personaggio di Griffin è il vero punto nuovo e nodale di questo remake. Griffin è un bambino pauroso e sensibile e sarà per la sua mancanza di coraggio che la sorellina Madison viene rapita. Ma il senso di colpa lo porta a una presa di coscienza delle sue responsabilità, tanto da lanciarsi nel salvataggio della sorella nel mondo degli spiriti con successo. Insomma, se nel film di Hooper era la madre che salvava la figlia (il coraggio materno per la protezione della prole), qui è il fratello che agisce di fronte ai genitori piangenti e deboli. Possiamo vedere allora "Poltergeist" come una vicenda di crescita da parte di un ragazzino, che affronta le proprie paure e debolezze e supera ostacoli sovrumani, in un percorso verso la maturità e l'autorevolezza all'interno del nucleo familiare.

Questo smantellamento delle figure degli adulti avviene anche con i personaggi della parapsicologa e del sensitivo: se prima avevamo delle figure femminili anziane che moltiplicavano la mater familias, adesso è messa in scena una "coppia scoppiata" - una giovane professoressa e il suo ex-marito, a tutti gli effetti un "cacciatore di fantasmi" molto fisico e un po' guascone - contraltare dei Bowen.

Certo, "Poltergeist - demoniache presenze" è stato influenzatore di molto cinema horror e la critica alla società televisiva era un tema forte, cosa che non si può dire del film di Kenan, ma il giovane regista (autore del pregevole "Monster House") dirige il film costruendo una suspense che tiene bene soprattutto nella prima parte (per poi indebolirsi nella seconda), e mantenendo tutti gli stilemi del genere, in particolare quello degli ultimi anni: la casa come genius loci; i sensitivi che danno spettacolo e hanno un programma televisivo seguito da un pubblico affezionato; la disgregazione del concetto di famiglia; la bambina posseduta (l'anello più debole del cerchio familiare); la lotta più fisica che spirituale con il male e i suoi rappresentanti; l'assenza della religiosità.
Insomma, "Poltergeist" non passerà alla storia del cinema horror, ma rimane un divertissement estivo per un pubblico che vuole un po' di svago.


03/07/2015

Cast e credits

cast:
Sam Rockwell, Rosemarie DeWitt, Jared Harris, Jane Adams, Kyle Catlett, Kennedi Clements, Saxon Sharbino


regia:
Gil Kenan


distribuzione:
20th Century Fox


durata:
93'


produzione:
Metro-Goldwyn-Mayer, Ghost House Pictures, Vertigo Entertainment


sceneggiatura:
David Lindsay-Abaire


fotografia:
Javier Aguirresarobe


scenografie:
Martin Gendron


montaggio:
Jeff Betancourt, Bob Murawski


costumi:
Delphine White


musiche:
Marc Streitenfeld


Trama
La famiglia Bowen – composta da Eric, Amy e i figli Kendra, Griffin e Madison - si trasferisce in un nuovo quartiere dopo che il padre è stato licenziato dall’azienda in cui lavorava. Griffin percepisce fin da subito che la nuova casa è pericolosa e la piccola Madison inizia a dialogare con presenze invisibili. La casa è posseduta da un’orda di poltergeist e rapiscono la piccola Madison per fuggire dal loro mondo di oscurità.
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