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recensione di Antonio Pettierre
6.0/10

All'inizio abbiamo un primo piano sul volto di un uomo, sporco, ferito, con gli occhi spiritati. Lentamente capiamo che si trova in una fossa piena di cadaveri in putrefazione. Viene aiutato a uscire dalla fossa da una donna e subito dopo l'uomo vaga da solo in una foresta, di notte, sotto la pioggia, cercando aiuto. Riesce ad arrivare fino a una casa e dentro trova altri cinque individui. Nessuno ha memoria e nessuno sa dove si trova.

 

Comincia in un modo classico da film horror "Open Grave", quinta regia di Lopez-Gallego, giovane regista madrileno che ha avuto una qualche notorietà nella cinematografia indipendente con il suo precedente "Apollo 18", film di genere fantascientifico girato a basso costo con la tecnica del found footage. Questo film, al contrario, è girato in modo molto classico e con uno stile asciutto ed essenziale, con molti primi piani e sfruttando degli attori molto espressivi (tra cui spicca la perfomance del sudafricano Sharlto Copley, famoso per "District 9" e che tra poco potremo rivedere nel nuovo film di Neill Blomkamp "Elysium").

 

Lopez-Gallego riesce a tenere desta e concentrata l'attenzione dello spettatore sul mistero della storia per la maggior parte del film, scoprendo lentamente le scene con uomini e donne impazziti (di cui solo alla fine si scoprirà la causa). Le dinamiche tra i vari personaggi agiscono in un gioco al massacro che si svolge all'interno del gruppo, in competizione tra diffidenze e curiosità sulla loro reale situazione. Inoltre, la dimensione narrativa è resa più claustrofobica con la messa in scena in un bosco, fitto di alti alberi, circondato da filo spinato, e fornendo allo spettatore la sensazione di essere sprofondato in una "tomba (all')aperta(o)".

 

La memoria ritornerà a tutti (a chi prima e a chi poi), in particolare a Jonah che, con flashback rivelatori, ricomporrà il puzzle della vicenda personale e collettiva. E, appunto, la memoria (e la sua perdita) è il tema più interessante e portante di questo horror, metafora di una società che ne ha veramente poca per gli orrori recenti dei vari massacri nelle guerre in corso o appena finite (e del resto, i mucchi di cadaveri accatastati uno sull'altro -  ripresi anche dall'alto in campo lungo -  ricordano fosse comuni e stragi viste in Europa o in Medio Oriente, anche di recente).

E il nome del protagonista -  Jonah -  richiama in modo esplicito le vicende bibliche del profeta Giona, inghiottito da un grande pesce e risputato, dopo tre giorni e tre notti, su una spiaggia. Anche lo Jonah di "Open Grave", dopo tre giorni e tre notti di assenza di memoria sarà risputato nella realtà, spiaggiato su un territorio dove la morte è ovunque. Jonah risorge materialmente dalla tomba, non una ma due volte, e psicologicamente dal buio della memoria per scoprire il vero orrore (che va anche al di là della sua messa in quadro).

 

Siamo nei dintorni di "Io sono leggenda" e del più recente "World War Z", ma in una zona più intimista e con una messa in scena implicita e povera. Infatti, "Open Grave" fa la sua figura di prodotto confezionato in modo onesto e curato, pur di fronte alla pochezza dei mezzi a disposizione. Il finale rivelatore è però troppo scontato e telefonato, e il regista spagnolo scioglie la tensione, mantenuta fino a quel momento, in modo banale con il già visto.

Un horror che poteva essere più originale se Lopez-Gallego avesse avuto il coraggio di osare di più e non scegliere la soluzione più facile. 


15/08/2013

Cast e credits

cast:
Sharlto Copley, Joseph Morgan, Thomas Kretschmann, Erin Richards, Josie Ho, Max Wrottesley


regia:
Gonzalo Lopez-Gallego


titolo originale:
Open Grave


distribuzione:
Eagle Pitcures


durata:
102'


produzione:
Atlas Independent


sceneggiatura:
Chris Borey, Eddie Borey


fotografia:
José David Montero


scenografie:
Attila Digi Kövári


montaggio:
Gonzalo Lopez-Gallego


costumi:
Andrea Flesch


musiche:
Juan Navazo


Trama

Un uomo si risveglia in una fossa piena di cadaveri. Riesce a uscirne grazie all’aiuto di una donna misteriosa e sotto la pioggia battente trova una baita in mezzo a un bosco. All’interno ci sono cinque sconosciuti che, come lui, non hanno memoria di chi siano e dove siano. Iniziano a indagare e a porsi domande cui presto riusciranno a darsi delle risposte su una tragica realtà di cui sono protagonisti.