Non soltanto l’occhio che soffre le pene della guerra, ma una vita alla deriva senza più famiglia né donna da sempre amata. Un abisso di solitudine che condivide con il capitano Stone che, però, in un primo momento può illusoriamente sembrare una variante del duro uomo dell’esercito, contrapposto al giovane e debole alte-ego. Una faccia di pietra, l’ennesimo uomo arcigno dell’esercito a stelle e strisce.
Il rapporto tra i due, sconfinato in un territorio di una difficoltà esistenziale che smorza anche gli inevitabili scontri, sfocia nell' epilogo in una sorta di mini on the road al maschile, tra donne e fiumi di alcol. Ma stavolta non si accende in coda la fiammella del sogno americano, dello show da portare avanti. Il capolinea è in una camera e il dolore prende voce: anche il portamento da duro cade in uno sconforto con poche possibilità di rivalsa.
Fa macchia il rapporto tra Will e la moglie di uno dei caduti: la parentesi più scontata del film (nonché l’unico bagliore di luce in questo grigio universo), certo, ma anche in questo contesto la sceneggiatura del regista (scritta a quattro mani con l’italiano Alessandro Camon, e candidata al premio Oscar) è abile nell’evitare scorciatoie melodrammatiche, per non dire inverosimili.
Con un pudore encomiabile, grazie anche ad un cast che si mette pudicamente a nudo. Il dolente grido nasce e vive nel silenzio.
cast:
Ben Foster, Woody Harrelson, Samantha Morton, Steve Buscemi
regia:
Oren Moverman
titolo originale:
The Messenger
distribuzione:
Lucky Red
durata:
105'
produzione:
Mark Gordon Company, Good Worldwide
sceneggiatura:
Alessandro Camon, Oren Moverman
fotografia:
Bobby Bukowski
scenografie:
Stephen Beatrice
montaggio:
Alex Hall
costumi:
Catherine George
musiche:
Nathan Larson