Dov’è finita Ana Lily Amirpour? O meglio dove è finita la regista del folgorante esordio "A Girl Walks Home Alone At Night" (2014)? Ce lo chiedevamo già all’alba della sua opera seconda, "The Bad Batch" (2016), in cui il suo stile si trasformava in maniera, all’insegna di un kitsch sfrenato. Il suo terzo lungometraggio, "Mona Lisa and The Blood Moon", in Concorso alla 78. esima Mostra del Cinema di Venezia, costituiva dunque una prova del nove: siamo di fronte a un’Autrice o a un grande abbaglio? Il risultato finale, purtroppo, sembra confermare la seconda ipotesi: seppur coerente con la sua "poetica", è un’opera banale, che alla luce di quanto intravisto sette anni fa, non può che far sorgere grande delusione. Una ragazza asiatica (Jeon Jong-seo, "Burning"), chiamata "Mona Lisa" per il suo sorriso, è rinchiusa in un manicomio. Dotata di poteri sovrannaturali, riesce a scappare dall’edificio, e stringe amicizia con una lap dancer (Kate Hudson) e suo figlio. Mentre le due donne sfruttano a loro vantaggio l’abilità della protagonista, sulle loro tracce si mette un goffo poliziotto (Craig Robinson), intenzionato a riportarla all’ovile.
"Crescendo in America, ho sempre avuto la consapevolezza di essere un outsider. Venendo da un altro luogo e parlando una lingua diversa, è stato difficile ambientarmi. I film fantasy che amavo da bambina avevano la capacità di dare potere all’outsider: gli eroi che trovavo in quei film mi facevano uscire dall’ombra e alimentavano la mia ricerca di libertà personale". Così ha dichiarato la regista presentando il film, che infatti è innervato dalla consueta dose di cinefilia-nostalgia per gli anni ’80, ricorrendo a un immaginario oggi abusato, senza aggiungere nulla di nuovo. L’ambientazione evoca atmosfere cyberpunk: luci al neon, degrado urbano, criminalità imperante; i filmati trasmessi alla televisione danno l’aggancio alla stretta attualità (vediamo Donald Trump e Kim Jong-un) ma il mondo sembra sull’orlo dell’apocalisse. All’inizio, la protagonista, in camice bianco, si muove tra le vie e i negozi della città, fino a chiedere a un gruppo di motociclisti di dargli i loro più adatti abiti, in una citazione dal primo "Terminator". Lo status di outsider la rende affine alle protagoniste dei precedenti film della regista: in particolare, da "The Bad Batch" ritorna l’idea del mondo che respinge e reclude i "diversi", e dove, nella difficile lotta alla sopravvivenza, anche la solidarietà sembra bandita. Così, Mona non trova conforto nemmeno nel suo rapporto con il personaggio di Kate Hudson, che la vede solo come un mezzo utilizza per accaparrarsi soldi facili. Ma la sua caratterizzazione rimane superficiale: se in "A Girl Walks Home Alone at Night" il chandor nero che la protagonista indossa si trasformava in mantello di vampiro, da strumento di sottomissione a uno di rivalsa, qui il potere di Mona ha una mera funzione ludica, come se lei fosse la Eleven della serie "Stranger Things". Così, il potenziale discorso sulla condizione delle donne e delle minoranze (e chissà, forse anche l’obbiettivo di rivisitare un immaginario a prevalenza maschile) resta sullo sfondo, per fare spazio a una favola avventurosa dallo svolgimento prevedibile e vacuo.
La regista impone infatti una patina cool, in cui solo a margine ricorre al grottesco o alla crudezza e dove tutto ha un sapore di autocompiacimento. Anche la componente musicale è incredibilmente deludente, considerato il suo passato da dj e quanto questa era efficace nell’esordio: qui è invece un tappeto sonoro iper pompato (tra heavy metal e techno italiana) che però è ben lontano da un effetto immersivo o da "jukebox" film ( per questo, rivolgersi a esempio a Edgar Wright, che in "Last Night in Soho" presentato Fuori Concorso alla medesima edizione della Mostra di Venezia, ci trasporta nella Swinging London degli anni ’60 attraverso elettrizzanti melodie). Al prossimo film, daremo ancora credito alla Amirpour?
cast:
Ed Skrein, Evan Whitten, Craig Robinson, Jeon Jong-seo, Kate Hudson
regia:
Ana Lily Amirpour
distribuzione:
Lucky Red
durata:
106'
produzione:
Rocket Science, Le Grisbi Productions, 141 Entertainment, Black Bicycle Entertainment, wiip
sceneggiatura:
Ana Lily Amirpour
fotografia:
Pawel Pogorzelski
montaggio:
Taylor Levy
costumi:
Natalie O’Brien
musiche:
Daniel Luppi