Ritratto di donne che cercano di uscire dall’ombra di una figura maschile celebre e ingombrante, capitolo secondo. Facile e immediato trovare punti in comune e affinità tra "Miss Marx", ultimo lavoro di Susanna Nicchiarelli presentato in Concorso alla Mostra di Venezia 2020, e la sua precedente opera, "Nico, 1988", vincitrice nel 2017 della sezione Orizzonti. Ma nell’inevitabilità di un confronto, a ben guardare, troviamo in realtà più divergenze.
Per Nico il fantasma di Andy Wharol e dei Velvet Underground era un peso opprimente, da cui provare a emanciparsi intraprendendo una carriera da solista su un versante completamente diverso. Da qui derivava anche la richiesta di non chiamarla col suo nome d’arte, ma con quello di battesimo, Christa. "Non chiamatemi Tussy, chiamatemi Eleanor". Così esclama invece la protagonista del film seguente, il cui rapporto con gli uomini si sviluppa infatti sotto il segno dell'ambiguità. Vorrebbe che il suo compagno, Edward Aveling, non utilizzasse il nomignolo che ha dall’infanzia, bensì quello che la lega direttamente all’eredità paterna. Allo stesso tempo, la vediamo firmare i suoi scritti apportando anche il cognome di questo, nonostante i due non si sposeranno mai. È un fugace scambio di sguardi tra lei e il padre Karl, in un flashback della sua infanzia, a trasmettere chiaramente il dubbio se il loro legame sia di complicità o sottomissione.
Le vicende narrate prendono il via nel 1883, nel giorno del funerale del fondatore del comunismo, di cui la figlia raccoglie immediatamente e con convinzione il testimone, continuando a diffonderne gli ideali, partecipando alle lotte operaie, combattendo per i diritti delle donne e l’abolizione del lavoro minorile. Desiderando però di poter venire alla ribalta come figura indipendente: “Sono sempre stata al servizio di mio padre, di mia sorella… Ora voglio essere libera!". Così avvicina i temi del socialismo e del femminismo, teorizzando come la sottomissione della classe operaia a quella capitalista vada di pari passo con quella della donna all’uomo. Ma quello che proclama è frutto di libero pensiero o dell’imposizione dell’ideologia del padre?
Duole però constatare come, al di là di tutte queste considerazioni, in superficie il film rimanga irrisolto, non risaltando come i precedenti. Lanciato come un biopic punk, l’uso di musica anacronistica (composto dal gruppo Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo), talvolta straniante accompagnamento di filmati d’archivio, si limita pressoché ai titoli di coda e al segmento finale, annullando il potenziale della carica eversiva. Quando invece "Nico, 1988" si caratterizzava per essere fino in fondo un anti-biopic di una star del rock, lugubre e pervaso dall’alone di morte, anziché luccicante e celebrativo.
"Miss Marx" aderisce ai canoni del tradizionale melò in costume, conferendo molto più spazio alla complicata relazione tra la protagonista e il suo compagno rispetto al versante politico. Che non sarebbe per forza un male, se fosse stato il mezzo per eludere le maglie del film programmaticamente femminista e raccontare un’intensa storia d’amore o di un complesso rapporto padre-figlia. Invece, l’impellente necessità di racconto di ieri per parlare di oggi ("il personaggio è molto più vicino a me, e a noi tutti, di quanto pensiamo", ha dichiarato Nicchiarelli) e di cercare esplicitamente la didatticità che rischia di scadere nella didascalia (le teorie che la protagonista espone direttamente agli spettatori) lo riducono al rango di opera ideologica. Facendo così pesare la bilancia a sfavore del lato privato della storia, di cui conta soprattutto evidenziare la similarità tra alcuni atteggiamenti degli uomini della sua vita. Affossando in generale tutta la sfaccettatura di una protagonista (l'ottima Romola Garai), che affiora negli intensi primi piani, specchio di un’anima in conflitto tra il tormento e il tentativo di resilienza, ma che viene meno quando è resa mero veicolo per un film a tesi.
cast:
Oliver Chris, Emma Cunniffe, Karina Fernandez, Felicity Montagu, John Gordon Sinclair, Patrick Kennedy, Romola Garai
regia:
Susanna Nicchiarelli
distribuzione:
01 Distribution
durata:
107'
produzione:
Vivo film, Rai Cinema, Tarantula, VOO, BeTV
sceneggiatura:
Susanna Nicchiarelli
fotografia:
Crystel Fournier
scenografie:
Alessandro Vannucci, Igor Gabriel
montaggio:
Stefano Cravero
costumi:
Massimo Cantini Parrini
musiche:
Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo, Downtown Boys