Nel 1998 Christopher Nolan, fino ad allora sconosciuto, dirigeva e produceva il suo primo lungometraggio: "Following". Noir postmoderno girato in bianco e nero e dal bassissimo budget. Premiato a diversi festival, il film rivelò la bravura e lo stile del giovane regista britannico, che a tutt'oggi si conferma come una delle promesse più affidabili del circuito internazionale. Due anni più tardi Nolan ha tra le mani il soggetto del suo prossimo film: "
Memento Mori" (in latino, "Ricordati che devi morire"), minuto
pamphlet scritto dal fratello Jonathan. La frase, proferita nell'antica Roma nel bel mezzo delle lodi postbelliche, serviva per ricordare a generali ed imperatori la loro natura umana, un solcare lentamente la propria tomba al fine di evitare le ordinarie manie di grandezza di suddetti personaggi storici. La
short story di Jonathan Nolan, però, non ha nulla a che vedere con l'antica ambientazione romana, piuttosto è adattata al presente e ha come cardine del racconto il concetto di "memoria" (lo slogan della locandina è "ricordati di non dimenticare"). Il fratello Christopher ne rimane folgorato e avvia le riprese di "Memento".
Leonard Shelby soffre di perdita della memoria anterograda. In altre parole è in grado di ricordare le cose più basilari ma non può disporre della facoltà di assimilare nuovi ricordi. Non ha memoria breve. Ma Leonard non è nato con questo problema. L'ultima cosa che ricorda è la moglie mentre sta morendo. Da quel maledetto giorno in cui qualcuno gli ha portato via memoria e moglie, la sua vita si è trasformata in una rabbiosa forma di vendetta e in una meticolosa ricerca sui fatti di quel giorno. La pellicola dal punto di vista estetico trova la sua peculiarità nel montaggio dacché la storia è destrutturalizzata dalla fine procedendo progressivamente sempre più verso gli inizi. Parallelamente, la logica dello spettatore segue gli sviluppi delle vicende grazie ad intervalli cronologici spezzettati e comunicanti. Grazie all'ausilio del montaggio, Nolan pone le basi affinché il tema della memoria non sia un discorso univocamente inerente al protagonista ma anche al pubblico tutto. Un rompicapo noir e psicologico in grado di mettere a dura prova le coordinate temporali della nostra mente. La sua avanguardia ha ispirato e dettato le regole per numerosi nuovi prototipi di film basati sull'impianto alternativo del montaggio, dal Van Sant ("
Elephant", 2003) a Iñárritu ("
21 grammi", 2003), passando per l'ultima fatica di Sydney Lumet,
"Onora il padre e la madre" (2007).
Accusato da alcuni critici di essere più che altro un raffinatissimo esercizio di stile, "Memento" fomenta anche vivi dibattiti riflessivi su tematiche a sé differenti. L'energica fonte di richiamo per la psicologia moderna ("
Ma ora so che uno finge. Perché se pensi che qualcuno si aspetti che tu lo riconosca, fingi di riconoscerlo") si fonde fra allusioni dedite al tema della discriminazione ("
Nessuno crede a uno col mio disturbo", "
Fingi per non sembrare diverso") e fra incognite sulla fiducia delle persone. Addirittura di noi stessi ("
Mento a me stesso per sentirmi meglio").Ma se non possiamo fidarci nemmeno di noi stessi, allora non è tantomeno ragionevole fidarsi di una cinica e fredda barista (Natalie/Carrie-Ann Moss) o dell'istrionico e misterioso Teddy (Joe Pantoliano). Superba l'interpretazione di Guy Pearce, smemorato ma dalla metodica ferrea. Un sistema di segnali lo accompagnano immancabilmente nella sua vita: polaroid, penne e tatuaggi in tutto il corpo sono la summa che compongono il complesso metodo di organizzazione di Leonard. Il film si dimostra compatto anche grazie alle splendide musiche di David Julyan, intense e rarefatte. Quattro
Independent Spirit Awards (2002), tra cui miglior film e vincitore per la sceneggiatura al
Sundance Film Festival (2001). Premiato anche al
British Independent Film Awards (2001).
"Memento" è un labirinto di stile, meticolosità e debolezza. Si debolezza, ma quella umana. Quella con la quale si rimane inermi e confusi davanti alla potenziale visione di questo piccolo gioiello.
"
Tu non puoi sapere la verità. Tu crei la tua verità"
16/06/2009