Risente dell'inesperienza di una regia giovane ma coraggiosa il secondo lungometraggio di Alejandro Gonzales Iñarritu. Il film non ha entusiasmato fallendo l'obiettivo di ottenere una forte carica emotiva preventivamente studiata, a discapito di una sceneggiatura sicuramente non eccepibile.
Iñarritu ha avuto un certo buon gusto nella scelta "estetica" del lavoro realizzando immagini sgranate e buoni colori, che non giustificano, però, una fotografia troppo eclettica, a tratti mediocre e a tratti interessante. Il montaggio ha giocato un ruolo fondamentale rispetto alla lavorazione generale.
Egli ha voluto raccontarci diverse storie (in una) intersecandole, frammentandole; ottenendo suo malgrado un paradosso: un'overdose di
flashback e digressioni che si incastrano durante il corso del film e che però generano man mano una certa noia. Le troppe
mini-suspence impiantate in ogni scena risultano sempre più noiose. E' un rischio che si corre spessissimo quando si realizza un film del genere.
L'uso che si è fatto della telecamera a spalla è stato un po' forzato: non era necessario in alcune scene e la scorretta valutazione di questa tecnica infastidisce facilmente.
Non sempre, poi, le inquadrature hanno ottenuto il giusto dramma che un film drammatico esige. Un esempio: quando il dottore dice a Naomi Watts che ha perso il marito e le due figlie nell'incidente stradale, la carica drammatica sarebbe dovuta essere davvero intensa, cosa che Inarritu non è riuscito ad ottenere a causa di una lacuna prettamente tecnica, c'è troppo spazio tra la cinepresa e la protagonista, espediente che allontana lo spettatore sia fisicamente che emotivamente dalla scena.
Il dubbio che alla fine attanaglia lo spettatore attento è quello sulla valutazione della sincerità del messaggio: il peso dell'anima, i 21 grammi che titolano il lavoro ruotano intorno allo stesso o è il lavoro che ruota intorno ai 21 grammi?
E' un film sicuramente sopra l'attuale media delle produzioni oggi in circolazione ma che non è riuscito appieno nel suo intento, cioè quello di impressionare, emozionare, sorprendere, proprio per l'inaspettato risultato paradossale sopra analizzato.
05/06/2008