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recensione di Mirko Salvini
6.0/10

Il cinema, come del resto la letteratura, il teatro e la tv, è sempre stato affascinato da Elizabeth Tudor e Mary Stuart, regine rispettivamente di Inghilterra e Scozia nella seconda metà del Cinquecento, la cosiddetta Golden Age della storia britannica. Cugine ma anche rivali, visto che gli Stuart potevano reclamare diritti sul trono inglese, le due donne, con le loro vicende, hanno ispirato artisti e appassionato il pubblico di generazioni. Sovrane legate dal destino, nonostante la diversa fortuna (una condannata a morte, l'altra a capo di una potenza per quasi cinquant'anni), il loro carisma si nota anche dal fatto che sono state interpretate sugli schermi da attrici quali Kate Hepburn, Bette Davis, Flora Robson, Vanessa Redgrave (le ha interpretate entrambe, anche se in tempi diversi), Glenda Jackson, Helen Mirren e Cate Blanchett. Non c'è da stupirci se Working Title  e Focus Features ci propongono una nuova versione della storia, che non dice probabilmente niente di nuovo su una vicenda che tutti conoscono molto bene, permettendosi nel 2018 di raccontarla con una sensibilità più vicina ai nostri giorni.

La regista Josie Rourke, esordiente al cinema ma vera autorità del teatro britannico, grazie alle sue regie e alla direzione artistica della Donmar Warehouse londinese, ha scelto un cast aperto non solo ad attori caucasici, forte forse di quella che ormai per il palcoscenico è una convenzione riconosciuta; ecco che troviamo alcuni comprimari interpretati da Adrian Lester, Gemma Chan e Ismael Cruz Cordova. Da notare anche una voglia di caratterizzare le figure maschili in chiave antimachista, dato che il personaggio di Darnley, secondo marito di Mary Stuart, è bisessuale, e del seguito della regina fa parte un giovane italiano, Davide Rizzio, apertamente gay (la scena della sua morte è uno dei pochi momenti drammaticamente parlando riusciti del film). 
Anche grazie alla sua notorietà teatrale, la regista ha potuto contare su un cast tecnico di altissimo livello, nel quale spiccano il direttore della fotografia John Mathieson, la costumista Alexandra Byrne, la truccatrice Jenny Shircore, lo scenografo James Merifield e il musicista Max Richter, autore di una colonna sonora splendida che richiama le composizioni di Michael Nyman

La Rourke usa tanto talento a disposizione e i meravigliosi paesaggi scozzesi per realizzare un'opera che non sembra teatro in scatola e questo lo si capisce già da una delle scene iniziali, dove viene citata la Jane Campion di "Lezioni di piano". Sfortunatamente però la sceneggiatura, scritta dal quotatissimo Beau Willimon (“House of Cards”), ricavata da un libro di John Guy, si rivela più che altro un bignamino di storia col quale ci viene (ri)raccontata la storia di Mary Stuart, giovane vedova che, dopo un periodo trascorso in Francia, torna in Scozia, dove il fratellastro Moray funge da reggente. Nonostante l'età, Mary è dipinta come una donna affascinante, colta e ambiziosa. I suoi pregi purtroppo spaventano e lei si trova alle prese con la diffidenza degli inglesi, i quali non vedono l'ora che si rimariti con qualche nobile locale per poterla meglio controllare. Naturalmente lei non accetterà, rifiutandosi di sposare Robert Dudley, il favorito della regina Elisabetta (interpretato dall'emergente Joe Alwyn, anche nel cast del maggiormente apprezzato film di Lanthimos "La favorita"). Purtroppo i suoi due successivi matrimoni, sia quello col già citato citato Darnley (Jack Lowden, uno dei ragazzi di "Dunkirk"), sia il successivo col fedele (ma neanche poi così tanto) Lord Bothwell (Martin Compston, l'attore che venne lanciato da Ken Loach con "Sweet Sixteen"), non si riveleranno felici, e intanto fra insurrezioni, inimicizie fra cattolici e protestanti,  cospirazioni, sempre incoraggiate dalla vicina Inghilterra, la posizione della pur indomita Mary si fa sempre più precaria.

Si sa che l'aspetta la deposizione, la prigione e la condanna a morte, ma allo spettatore per buona parte del film sono offerti i trasferimenti della corte da un castello all'altro e camminate lungo corridoi, in attesa del sospirato e tanto rimandato incontro fra le regine. Tale incontro, in effetti, storicamente parlando pare non sia mai avvenuto, ma la Rourke e Willimon, memori della lezione di Schiller (la cui tragedia romantica, per quanto polverosa, sarebbe ancora oggi un soggetto perfetto per raccontare questo capitolo di storia) e, volendo, di Donizetti (che la musicò su libretto di Giuseppe Bordari), saggiamente si concedono questa licenza, anche se in effetti quella che dovrebbe essere la scena madre del film finisce per risultare non adeguatamente incisiva, anche perché, appunto, poco risolutiva. Pretendere da un'esordiente una nuova "Regina Margot" sarebbe chiedere troppo e d’altronde anche i film dedicati a Elisabetta realizzati dall'indiano Shekhar Kapur si ricordano come molto più riusciti, tuttavia "Maria regina di Scozia" è una possibile alternativa a produzioni televisive anche di successo come "Reign".

Saoirse Ronan è una delle attrici più interessanti del momento e quindi non stupisce che abbiano pensato a lei per Mary Stuart. Il suo talento non si discute, ma forse le manca quel fascino regale che invece avevano Isabelle Adjani e la già ricordata Cate Blanchett, e quindi l'ambizione di mostrarla come icona immune al trascorrere del tempo non riesce. L'australiana Margot Robbie non possiede il carisma delle interpreti precedenti di Elisabetta, quindi intelligentemente ci propone il ritratto di una protagonista del suo tempo piena di insicurezze, non soltanto a causa della malattia che le aveva deturpato il viso costantemente nascosto da un pesante trucco, o della paura di essere tradita dalle persone amate.


18/01/2019

Cast e credits

cast:
Saoirse Ronan, James McArdle, Ian Hart, Gemma Chan, Adrian Lester, Guy Pearce, David Tennant, Jack Lowden, Joe Alwyn, Margot Robbie, Ismael Cruz Córdova


regia:
Josie Rourke


titolo originale:
Mary Queen of Scots


distribuzione:
Universal Pictures


durata:
125'


produzione:
Working Title


sceneggiatura:
Beau Willimon


fotografia:
John Mathieson


scenografie:
James Merifield


montaggio:
Chris Dickens


costumi:
Alexandra Byrne


musiche:
Max Richter


Trama
La sfortunata vicenda di Mary Stuart, regina di Scozia ai tempi in cui Elisabetta I era sovrana d’Inghilterra
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