Arturo fa il giornalista (o almeno ci prova) nella Palermo degli anni 90 e nella prima sequenza ci mostra la persona dei suoi desideri, Flora, di cui è innamorato fin dalle elementari. Inizia a raccontare la propria storia dal momento del suo concepimento nel 1969 e in un montaggio alternato l'episodio di una strage di mafia compiuta da Riina e Badalamenti nei confronti di un rivale, proprio sotto casa dei genitori di Arturo durante la loro prima notte di nozze.
La sequenza mostra la cifra di tutto il film: da un lato la vita quotidiana di Arturo, il cui unico scopo è quello di far innamorare la sua compagna di classe, e dall'altro la storia della Palermo punteggiata dai vari assassini di mafia, in una città che finge che la mafia non esista e gli omicidi dei vari tutori dell'ordine siano solo questioni di fimmine.
Tutta la sua infanzia viene punteggiata dagli eventi di sangue. La voce off adulta di Arturo fa da contrappunto alla visione del protagonista da bambino e tutto "La mafia uccide solo d'estate" gioca sul punto di vista dei bambini, del personaggio principale in particolare, che incontra i vari eroi civili della lotta antimafia. Da Boris Giuliano, capo della Squadra Mobile di Palermo, che gli svela la bontà dei dolci ripieni di crema di ricotta; a Rocco Chinnici, magistrato che creò il pool antimafia a Palermo, che abita nello stesso palazzo della sua amata Flora e con cui ha continui incontri fugaci. Ma comunque è testimone involontario delle loro morti, così come l'assassino di Pio La Torre interromperà la lettura del suo tema premiato a un concorso, oppure farà un'intervista al generale Dalla Chiesa poco prima del suo assassinio.
L'esperienza di bambino che vuole fare il giornalista, e il cui mito è Giulio Andreotti (in un ribaltamento dell'identificazione eroica, figura importante su cui proiettare le insicurezze infantile in un mondo adulto difficile da decifrare), crescerà prendendo intimamente coscienza della verità sulla mafia come evento politico-culturale legato alla storia del nostro paese. Arturo adulto seguirà pure la campagna di Salvo Lima, ma solo per amore di Flora, e l'omicidio del politico palermitano lo porterà definitivamente a stare dalla parte giusta e a conquistare la donna amata in modo definitivo.
Pierfrancesco Diliberto è più noto con il nome d'arte di Pif e da una decina di anni fa parte degli inviati della trasmissione "Le Iene" e creatore e protagonista de "Il testimone". E' stato aiuto regista di Zeffirelli e di Marco Tullio Giordana ne "I cento passi", e quindi non è completamente a digiuno del mondo del cinema. Poi dietro a "La mafia uccide solo d'estate" c'è la casa di produzione di Fausto Brizzi - il nuovo re mida della commedia contemporanea italiana - e la partecipazione diretta alla sceneggiatura del suo sodale Marco Martani. Le premesse creavano delle aspettative di un piacevole prodotto per il grande schermo però di derivazione televisiva.
Invece, Diliberto stupisce lo spettatore con questa sua opera prima cinematografica con una messa in scena curata, una messa in quadro precisa e un utilizzo della macchina da presa con movimenti sempre coerenti con la recitazione dei personaggi e lo spazio in cui agiscono. E l'utilizzo di una messa in serie che utilizza flashforward sulle vicende di alcuni personaggi (come con Fra Giacinto, ad esempio); oppure l'uso di documenti originali di archivio, specialmente le riprese dei funerali di Dalla Chiesa e di Borsellino, in cui sono interpolati i personaggi della realtà filmica in un montaggio di sequenze e inquadrature che ricordano l'operazione dell'ultimo Lorrain nel suo "No - I giorni dell'arcobaleno", dove finzione e ripresa della realtà si fondono.
Soprattutto la scelta di narrare le vicende dal punto di vista dei bambini per i due terzi del film risulta vincente, con due piccoli protagonisti convincenti (Alex Bisconti e Ginevra Antona rispettivamente Arturo e Flora), così come l'intercalare delle sequenze dei vari mafiosi che sono descritti in modo spietato e ironico, anche loro "visti" in modo "infantile" e grottesco. In un continuo mostrare la contiguità tra la vita quotidiana immersa in uno società dove la mafia è anche lei sempre presente, vicina nei pensieri e nelle opere di un qualsiasi palermitano.
Il film ha due pecche fondamentali nella parte finale. La prima è l'abbandono della visione oggettiva della realtà narrata attraverso i bambini, con un Arturo adulto interpretato dallo stesso Diliberto che risulta un po' troppo sopra le righe e con una recitazione facciale a volte piena di smorfie. La seconda, una sceneggiatura disequilibrata rispetto alla parte precedente, proprio per la contiguità con la voce off di Arturo adulto e la sua presenza in scena che rendono prevedibile la successione della fabula.
Detto questo, Pierfrancesco Diliberto risulta convincente come regista, con uno stile da commedia amara dove l'impegno civile viene messo a nudo e diviene testimonianza forte del fenomeno mafioso. Ultimamente sembra che se ne parli poco, ma nella realtà è tutt'ora intorno a noi e Diliberto in modo serio, ma con tocco leggero cerca di ricordare i sacrifici di eroi civili che fanno parte della memoria collettiva.
"La mafia uccide solo d'estate" risulta alla fine un debutto sorprendente e speriamo che non rimanga un episodio isolato, ma l'atto di nascita di una nuova voce del cinema italiano.
cast:
Barbara Tabita, Rosario Lisma, Ninni Bruschetta, Alex Bisconti, Ginevra Antona, Cristiana Capotondi, Pierfrancesco Diliberto
regia:
Pierfrancesco Diliberto
titolo originale:
La mafia uccide solo d'estate
distribuzione:
01 Distribution
durata:
90'
produzione:
Wildside, RAI Cinema
sceneggiatura:
Pierfrancesco Diliberto, Marco Martani, Michele Astori
fotografia:
Roberto Forza
scenografie:
Marcello Di Carlo
montaggio:
Cristiano Travaglioli
costumi:
Cristiana Riccieri
musiche:
Santi Pulvirenti