Ci sono due elementi di interesse, finanche piuttosto scontati, capaci di suscitare l'interesse del pubblico ogni qual volta esso si affacci su un film di impegno sociale: il primo (tipico delle opere ambientate in epoche passate) è la constatazione di come, seppur siano cambiati i protagonisti, alcune battaglie si ripresentino periodicamente e in maniera piuttosto inalterata nel corso della storia. Le vicende del passato si spogliano di qualsiasi anacronismo nel momento in cui vengono utilizzate come una lente per la lettura dei fatti del presente: viste sotto una simile ottica, le difficoltà incontrate a metà del secolo scorso nelle unioni tra individui di diverse etnie non sono poi così diverse da quelle che la contemporaneità pone nelle unioni tra persone del medesimo sesso.
Il secondo elemento di interesse è invece costituito dal riscontro di come gli eventi della politica e della società di una determinata epoca ne influenzino anche la produzione artistica, per conformità o per contrasto. In questo senso i recenti avvenimenti relativi alla politica interna americana e gli intransigenti piani politici del neoeletto presidente, sembrano aver causato come reazione un ingente slancio nella produzione di questo genere di pellicole intente a trasporre sul grande schermo i problemi delle minoranze.
Seppur la mentalità a stelle e strisce non abbia mai abbandonato, nemmeno nei periodi di maggiore integrazione sociale, un modello di Settima Arte che si facesse paladina dei più diversi diritti umani (e gli esempi da citare sarebbero infiniti), il cinema sembra presagire ora più di prima la necessità di far valere la sua voce, attraverso una serie di opere: si pensi a "Moonlight", vincitore dell'ultima edizione degli Academy Awards; all'atteso "Il diritto di contare"; a "Barriere"; o a questo "Loving", ultima fatica del regista statunitense Jeff Nichols, che mette in scena le difficoltà di un matrimonio interrazziale nella Virginia degli anni Cinquanta.
Le difficoltà insite nella trattazione di una tematica come questa, già vista e rivista sia sul grande che sul piccolo schermo, richiedono però una grande abilità nella gestione della messa in scena, che non solo deve saper rifuggire con tutta la sua forza il pericolo dei cliché, delle esasperazioni enfatiche e dell'eccessivo sentimentalismo, ma deve al contempo evitare il pericolo opposto: l'eccessiva premura, l'oggettivo distacco incapace di coinvolgere il pubblico e di convincerlo a entusiasmarsi per un tema che non è in effetti nulla di nuovo nella storia della Settima Arte.
È questo a ben vedere l'errore di Nichols, la cui macchina da presa si mantiene sempre a una timida distanza di sicurezza, in una certa qual scolasticità sia tecnica che retorica, all'interno della quale a poco serve la bravura recitativa dei due protagonisti: Joel Edgerton e Ruth Negga (candidata anche all'Oscar come migliore attrice).
Sicuramente la vicenda colpisce e non lascia indifferenti, soprattutto se comparata agli eventi del nostro presente, ma in questo il merito del cinema è ben poco: se la sceneggiatura se la cava nel tentativo di rendere meno gravosi tutta una serie di luoghi comuni (che pur sono fastidiosamente presenti), la regia al contrario è più che mai statica e si fa carico di una serie di scelte stilistiche dal sapore indigesto: una tra tutte la decisione di lasciar troppo spazio a una colonna sonora che in tal modo non è più in grado di sottolineare alcunché, trasformandosi presto in un onnipresente e lamentoso accompagnamento.
"Loving" è dunque un'opera che non ha nulla da aggiungere o da togliere al grande filone cinematografico dell'impegno sociale, la cui sola intelligenza potrà essere quella di saper cavalcare l'onda mediatica che una tale tematica solleva al giorno d'oggi, facendosi ricordare più per l'intenzione espressa che per il risultato ottenuto.
cast:
Joel Edgerton, Ruth Negga, Michael Shannon, Nick Kroll, Marton Csokas, Jon Bass, Alano Miller, Bill Camp, Terri Abney
regia:
Jeff Nichols
distribuzione:
Cinema
durata:
123'
produzione:
Big Beach Films, Raindog Films
sceneggiatura:
Jeff Nichols
fotografia:
Adam Stone
scenografie:
Chad Keith
montaggio:
Julie Monroe
musiche:
David Wingo