Jeff Gaffney e sua moglie Karen vivono in un idilliaco sobborgo di Atlanta. Lui è impiegato delle risorse umane in una grande azienda, lei interior designer con una particolare propensione per bizzarri arredi da bagno. La loro è una vita tranquilla, anestetizzata dal mestiere genitoriale e chiusa alle più recondite trasgressioni e avventure, anche quando i loro due figli partono per il campeggio e la casa rimane tutta per loro. L'espediente narrativo giunge in un lampo ed è rappresentato dall'entrata in scena dei nuovi vicini Tim e Natalie Jones. Diametralmente opposti ai Gaffney, i Jones si presentano come intraprendenti, stentorei, esteticamente superdotati. Ma sono soprattutto risoluti e determinati perché è ciò che richiede il loro lavoro, quello di spia. Neanche a dirlo, l'incontro coi nuovi vicini innescherà la miccia che farà (finalmente) deflagrare la vita della svampita coppia.
A cinque anni dal suo ultimo film, il regista newyorkese di origini italiane Greg Mottola torna sui grandi schermi con una commedia esplosiva mascherata da spy story. Autore tutt'altro che sprovveduto e inesperto, Mottola ha messo in atto nei primi anni duemila una goliardica rivisitazione dei generi cinematografici in chiave anni ottanta come il sorprendente "Superbad" (2007) con due giovani Jonah Hill e Michael Cera o come il nostalgico "
Adventurland" (2009) interpretato dalla coppia (riuscitissima) Eisenberg-Stewart. Dopo la duplice rivisitazione Brat Pack in salsa duemila, Mottola si è cimentato con "
Paul" (2011) niente meno che lo sci-fi adolescenziale eighties di
E.T. e Howard il papero, trovando risultati meno entusiasmanti ma contribuendo, coerentemente con il pensiero degli esordi, a proporre un cinema moderno intriso di omaggi e ricordi del passato.
A ben vedere, le differenze estetiche e narrative tra i primi due film e il terzo erano già ampiamente evidenti. In "Le spie della porta accanto", questa disomogeneità non solo si accentua ulteriormente ma si sfalda sino a risultare inadeguata con quello spirito genuino e malinconicamente divertente che ha fatto di Mottola il suo cavallo di battaglia. Banalotto e scontato nella narrazione ma aperto anche a qualche spunto interessante (il ristorante cinese, il cameo di Kevin Dunn, l'entrata in scena di Patton Oswalt), "Keeping Up with the Joneses" paga il dazio di non possedere nessuna contaminazione anni ottanta sul filone spy story come era lecito attendersi, di non cercare audacia nell'enfasi del racconto e di accontentarsi del più semplice dei risultati con il minimo sforzo. Anche per merito di un quartetto attoriale in splendida forma costituito da Gal Gadot, Isla Fisher, Zach Galifianakis e la sorpresa Jon Hamm (alias Don Draper in Mad Men). Insomma, quello che sulla carta poteva essere un film autoriale finisce con l'essere il più classico delle commedie mainstream a stelle e strisce. Anzi, considerato il flop in patria, il povero Mottola non è riuscito a portare a casa neanche "il più classico" (e concreto) degli obiettivi, l'incasso al botteghino.
10/02/2017