L’uso dello sport come metafora della lotta politica non è certo una novità. Sono innumerevoli le pellicole che si sono avvalse delle vicende sportive come grimaldello per denunciare e scardinare guerre (civili e non), discriminazioni e ogni sorta di oppressione: dall’antinazista "Fuga per la vittoria" di John Huston, ispirato alla "partita della morte" tenutasi a Kiev il 9 agosto 1942 tra una mista di calciatori di Dynamo e Lokomotiv e una squadra composta da ufficiali dell'aviazione tedesca Luftwaffe (con Pelè nel cast), al più recente "Invictus" di Clint Eastwood sulla pacificazione sudafricana dopo l’insediamento di Nelson Mandela come presidente della nazione. Senza scomodare tali illustri predecessori, "Le nuotatrici" usa la storia (vera) di due sorelle di Damasco che sognano di partecipare alle Olimpiadi, per lanciare un messaggio di emancipazione, coraggio e perseveranza nella Siria devastata dalla guerra.
"Trova la tua corsia, fai la tua gara" è l’incipit sportivo della vicenda delle giovani Yusra e Sara Mardini, entrambe allenate dal padre ex-nuotatore professionista. Quando le bombe iniziano a piovere sulla loro Damasco (inclusa un’agghiacciante sequenza in piscina), le due sorelle sono costrette a cercare rifugio in Germania, insieme al cugino Nizar, per poi chiedere il ricongiungimento familiare, poiché Yusra è ancora minorenne. Ma, come prevedibile, il viaggio, iniziato nell’estate del 2015, si trasformerà rapidamente in odissea: dalla Turchia a Lesbo, in Grecia, in una drammatica traversata del Mar Egeo in gommone che vedrà le protagoniste immolarsi per salvare i compagni di viaggio, sfruttando proprio la loro abilità natatoria per scampare al naufragio; quindi, a piedi attraverso i Balcani, tra minacce e ricatti dei soliti trafficanti di esseri umani, in un ambiente vieppiù ostile, inclusa l’Ungheria sovranista di Orban, fino alla meta finale di un campo profughi a Berlino, dove entrambe potranno anche tornare ad allenarsi, sotto la guida di Sven Spannekrebs (Matthias Schweighöfer): solo Yusra, però, riuscirà a partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016, nelle file della squadra degli Atleti Olimpici Rifugiati, allestita per l’occasione, mentre Sara, segnata irreparabilmente dall’esperienza, deciderà di mettere la sua vita al servizio dei profughi, ma con conseguenze inimmaginabili.
Decisa a diffondere il suo messaggio nel modo più forte e realistico possibile, la regista Sally El Hosaini, britannica con cittadinanza egiziana, punta sull’adesione convinta al progetto da parte delle due attrici protagoniste, Nathalie e Manal Issa, sorelle anche nella realtà, che hanno buon gioco nell’esprimere nel modo più naturale il loro legame di sangue, tanto tormentato quanto indissolubile. "The Swimmers", presentato in apertura allo scorso Festival di Toronto e ora in onda su Netflix, è un biopic atipico, che mescola con una certa disinvoltura orrori e fiction, sequenze durissime e toni gioviali, ammiccando soprattutto ai più giovani, anche attraverso un montaggio incalzante, una palette cromatica particolarmente vivida (con marcato uso di giallo e arancione nelle fasi in Medio Oriente) e un’accattivante colonna sonora, in cui predominano le canzoni di Sia.
Laddove l’eccessiva lunghezza (oltre 2 ore), un certo schematismo e qualche squarcio retorico rischiano di inficiarne la resa, sono la naturalezza e l’ironia delle protagoniste a salvarlo sempre in corner. In definitiva, infatti, sono proprio Yusra e Sara a reggere le fila del gioco fin dall’inizio, con i loro dialoghi sanguigni e logorroici, con la loro espressività semplice e istintiva, rifuggendo le insidie del patetismo e tratteggiando due credibili figure di (anti)eroine, che rispondono appieno all’obiettivo della regista di "realizzare un film sull’emancipazione femminile che mostri come spesso la forza interiore nasca dalla sofferenza, trasformando in eroine complesse quel tipo di donne, moderne e liberali, che esistono, ma che raramente si vedono sullo schermo". È alla fine questo tipo di ambizione, ancor più di quella sportiva, a suscitare empatia. Pur avendo avuto in dote una sorte privilegiata rispetto a tante loro connazionali, Yusra e Sarah sembrano volerci dire che per superare ogni ostacolo bisogna soprattutto sconfiggere quelli – culturali, sociali, familiari – presenti in noi stessi. Una lezione anche per chi osserva con indifferenza le vicende dei profughi, siriani e di ogni dove, dal suo "divano occidentale".
cast:
Matthias Schweighöfer, Nas Ganev, Roderick Hill, Alfredo Tavares, Tianyi Kiy, Dritan Kastrati, Nahel Tzegai, Ahmed Malek, James Krishna Floyd, Nathalie Issa, Manal Issa, Ali Suliman, Joelle Koissi
regia:
Sally El Hosaini
titolo originale:
The Swimmers
distribuzione:
Netflix
durata:
134'
produzione:
AZ Celtic Films, Working Title Films
sceneggiatura:
Sally El Hosaini, Jack Thorne
fotografia:
Christopher Ross
scenografie:
Patrick Rolfe, Cathy Cosgrove, Marc O'Hugin
montaggio:
Iain Kitching
costumi:
Miss Molly
musiche:
Steven Price