Ondacinema

recensione di Alessio Cossu
6.5/10

A quattro anni di distanza da "Il cattivo poeta", il regista partenopeo Gianluca Jodice ritorna su figure e periodi controversi della storia, confermando quanto di buono già intravisto e soprattutto una poetica ancorata ad alcuni punti saldi. Il primo dei quali è l'idea di calarsi in una data epoca storica curando quanto più è possibile il dettaglio scenografico, quello dei costumi, delle acconciature, ma mostrando il risvolto privato, inedito, antistorico dei personaggi. Così, come nel suo primo film vedevamo D'Annunzio non arringare la folla bensì (rin)chiuso nel Vittoriale, in "Le déluge - Gli ultimi giorni di Maria Antonietta" scopriamo un Luigi XVI (Guillaume Canet) timido, goffo, imbelle e una Maria Antonietta (Mélanie Laurent) lontana dalla regina frivola e insensibile della vulgata storica e parastorica mentre letteralmente contano le ore che li separano dall'irreparabile. Jodice, più che intagliarli ritaglia i due protagonisti della storia, dandoci una dimensione metafisica della loro fine, lavorando per sottrazione e simbolismi e ricorrendo al minimalismo dialogico.

Nulla, dunque, è detto o mostrato di tutto il tumultuoso corso storico che ha condotto re e regina all'ingresso della Torre del Tempio di Parigi, ben lontano dalla scintillante Versailles. Essi semplicemente scendono, come direbbe qualcuno "senza corona e senza scorta", da una carrozza mentre l'atmosfera elegiaca viene suggerita dall'arpeggio extradiegetico di un flauto. Luigi e Antonietta non sono ancora stati processati né condannati, sono prigionieri in attesa degli eventi: ecco la finestra temporale ideale dalla quale osservarli. Anche la suddivisione nei tre capitoli (Gli dei, Gli uomini, I morti) in cui si articola la sceneggiatura è una consuetudine del regista.

Nella prima parte, scandita dai caratteri aurei dei titoli di testa, i reali mantengono intatta la loro superiorità e il loro rango, sottolineati dalla luminosa fotografia di Daniele Ciprì, che si sofferma sugli abiti, la cosmesi e le parrucche. Per quanto le location degli esterni siano azzeccate, è negli interni che la maestria di Jodice decolla: qui gli spazi chiusi e disadorni, privi di specchi e arredi sono la misura geometrica del vuoto che si è fatto intorno alla famiglia reale, i cui componenti trascorrono le ore come pezzi su una desolata scacchiera in cui re e regina hanno perso il loro esercito. Gli interni sono inoltre in penombra e contrastano con il candore ancora abbacinante delle vesti. Maria Antonietta parla di commedia, della necessità di aver dovuto recitare una parte, un ruolo, iniziando così il processo di svelamento del personaggio storico che si fa donna, sposa, madre qualunque.

Nella seconda parte, intitolata "Gli uomini", compaiono finalmente i volti dei rivoluzionari, del popolo, ma sono pochi e soprattutto latori di messaggi e volontà altrui: ancora una volta è come se la Storia sia rimasta fuori e il suo pulsare possa manifestarsi solo con l'eco delle cannonate, con qualche schiamazzo in lontananza e con il riverbero del terrore che si dipinge sui volti dei reali. Lavorare per sottrazione, appunto. Sempre nella seconda parte, una fotografia che si fa fredda, livida, bluastra fa da sfondo a un breve dibattito dal sapore filosofico in cui si contrappongono le ragioni degli uni a quelle degli altri: da un lato Luigi e il principio divino, dall'altro il rappresentante della Comune di Parigi e la ragione. Quanto a Maria Antonietta, è costretta a intonare la Marsigliese su una spinetta.

Nella terza parte, mentre i vestiti si fanno sgualciti e le parrucche cadenti, si attende l'esito del processo. Il re viene separato dalla famiglia. Ed è qui che il linguaggio scelto da Jodice si fa più simbolico, più metafisico: un inquietante topo nero che percorre il bordo della stanza, o il fuoco che, da ardente all'inizio della discussione tra Luigi e il boia, diventa cenere al termine della stessa. L'urlo di Maria Antonietta all'annuncio della sentenza scuote i rappresentanti della Convenzione Nazionale diventati spettatori da dietro una vetrata. Dopo questa mise en abyme dell'orrore, non è necessario vedere (come in tanta cinematografia) la folla tumultuante che agita i forconi, o il corteo col re a capo chino, o ancora il lugubre profilo della ghigliottina: le vicissitudini dei due protagonisti si sono già sedimentate nel nostro animo, nonostante la storia sia rimasta fuori dalla porta.                


28/12/2024

Cast e credits

cast:
Guillaume Canet, Mélanie Laurent, Aurore Broutin, Hugo Dillon, Fabrizio Rongione, Vidal Arzoni, Anouk Darwin Homewood


regia:
Gianluca Jodice


titolo originale:
Le Déluge


distribuzione:
BIM Distribuzione


durata:
141'


produzione:
Ascent Film con Rai Cinema, Adler Entertainment in co-produzione con Quad


sceneggiatura:
Filippo Gravino, Gianluca Jodice


fotografia:
Daniele Ciprì


scenografie:
Maria Grazia Schirripa


montaggio:
Giuseppe Trepiccione


costumi:
Massimo Cantini Parrini


musiche:
Fabio Massimo Capogrosso


Trama
Parigi, 1792. Il re Luigi XVI e la regina Maria Antonietta, prigionieri del comitato provvisorio che gestisce le fasi più convulse della rivoluzione francese, vengono condotti nella Torre del Tempio dove dovranno attendere l'esito del processo che pende sul loro capo. In questo breve lasso di tempo, emerge il loro lato privato e familiare.