Nei panni del fascinoso avvocato Billy Flynn di "Chicago", Richard Gere intonava: "Giv ‘em the old razzle dazzle / Razzle dazzle ‘em / Show ‘em the first rate sorceror you are / Long as you keep ‘em way off balance / How can they spot you've got no talents / Razzle Dazzle ‘em / And they'll make you a star". In buona sostanza: ingannali, imbrogliali, confondili, accecali,e li avrai in pugno. A quindici anni di distanza, il protagonista del suo ultimo film, "L'incredibile vita di Norman", prova a fare altrettanto, senza però poter contare né sul carisma smaliziato né, in fondo, sul cinismo ferino dell'avvocato charmant.
Nella New York post Lehman Brothers e bolla finanziaria, il "consultant strategist" Norman Oppheneimer si affanna, con alterne fortune, per vivacizzare i suoi affari personali: organizza appuntamenti, stringe mani, concede favori, elargisce consigli, millanta conoscenze, ingoia diversi bocconi amari(ssimi) e si lusinga con qualche spacconeria. Cosa faccia di preciso, nessuno lo capisce davvero - nemmeno lo spettatore. Eppure Norman si trascina infaticabile da una parte all'altra della Big Apple, cellulare e auricolari sempre alla mano, in cerca della grande occasione. Un giorno si imbatte finalmente nell'uomo giusto, un rampante diplomatico ebreo in procinto di essere nominato Primo Ministro d'Israele, che gli concede la propria benevolenza e qualche appoggio prezioso. Ma quella che appare come l'agognata svolta, la meritata ricompensa di tanto tribolare, rivelerà presto inaspettate, insidiosissime, pericolosissime implicazioni. In una parabola tragicomica condita di sfortune e meschinità, i piccoli stratagemmi del canuto, mellifluo e infelice Norman si riveleranno così destinati a tradursi inesorabilmente in fiaschi o, peggio, tragedie.
Dopo il successo internazionale del precedente "Hearat Shulayim", premio per la migliore sceneggiatura a Cannes 2011, l'israeliano Joseph Cedar porta in sala il suo primo film girato in lingua inglese. L'intenzione dichiarata è quella di rileggere la favola antica dell'ebreo cortigiano, che affonda le proprie radici già nei Testi Sacri e percorre tutta la storia della letteratura, dallo shakespeariano "Il mercante di Venezia" a "Oliver Twist" di Dickens, fino alle derive della propaganda antisemita di "Süss l'ebreo".
"L'incredibile vita di Norman", infatti, è costruito minuziosamente intorno alla presenza totalizzante del suo protagonista, cesellato con finezza di dettagli e acume empatico, che trova nel divo Richard Gere un interprete maturo e sensibile. Aria dimessa e modi impacciati, l'ex american gigolò si spoglia con sorprendente efficacia di ogni vezzo ammiccante o concessione vanesia, scomparendo letteralmente nel cappotto oversize di quest'uomo ambivalentemente modesto e borioso, ingenuo e impudente, generoso e truffaldino al tempo stesso. Una sorprendente prova attoriale che, però, sconta le lacune di una sceneggiatura altalenante, incapace di reggere il ritmo e la tensione necessari allo sviluppo narrativo.
Adattando la figura archetipica dell'ebreo cortigiano alla nostra quotidianità, Cedar compone una vera e propria tragedia in quattro atti - non ci si faccia ingannare dal tono scanzonato dell'incipit - per mettere in scena la "moderata ascesa e rovinosa caduta di un faccendiere newyorkese", come recita causticamente il titolo originale. Una vera tragedia americana, figlia di sistema economico perverso e corrotto che ha già ispirato alcune delle pagini più vivaci della cinematografia statunitense contemporanea. Eppure, "L'incredibile vita di Norman" si rivela in definitiva incapace di sfruttare le potenzialità di questo materiale narrativo: concentrandosi esclusivamente sul ritratto, pur precisissimo e cangiante, del suo protagonista, Cedar perde la visione d'insieme e non riesce a restituire che pochi riflessi e schegge impazzite di quell'universo delirante e intricatissimo all'interno del quale Norman cerca affannosamente un posto al sole. Manca, infatti, quella dimensione collettiva e sociale fondamentale per sostanziare le ragioni e le azioni del personaggio principale, lasciato altrimenti solo ad agitarsi per le strade di New York. Senza la puntualità corrosiva di "Michael Clayton" né la spigliatezza indiavolata de "La grande scommessa", quella di Norman rimane solo l'ennesima, anonima tragedia di un uomo ridicolo.
cast:
Richard Gere, Lior Ashkenazi, Michael Sheen, Charlotte Gainsbourg, Steve Buscemi, Hank Azaria
regia:
Joseph Cedar
titolo originale:
Norman: The Moderate Rise and Tragic Fall of a New York Fixer
distribuzione:
Lucky Red
durata:
118'
produzione:
Blackbird, Cold Iron Pictures, Movie Plus Productions, Tadmor
sceneggiatura:
Joseph Cedar
fotografia:
Yaron Scharf
montaggio:
Brian A. Kates