Ondacinema

recensione di Alessio Cossu
6.5/10

Come girare un film sull'unica scrittrice della letteratura italiana ad essere stata insignita del premio Nobel? Cosa escludere e su cosa invece focalizzarsi? L'autrice opta per una scelta radicale: rinunciare alla donna dei salotti romani e dei fasti Nobel per ritagliare invece dodici anni della biografia della scrittrice e mostrarci l'ambiente da cui Grazia Deledda proviene, le sue prime esperienze sentimentali e gli ostacoli, quelli che Christopher Vögler chiamerebbe "guardiani della soglia", che si frappongono alle sue aspirazioni letterarie.

La concentrazione della diegesi su un arco di tempo abbastanza ristretto gioca a favore del risultato finale, che si giova di una narrazione debole intessuta di pause dalle quali trasuda il ritmo lento e quasi immutabile della vita. La protagonista stessa, leggendo una sua lettera indirizzata a un suo estimatore d'oltremare, afferma "Non hai idea di quanto qui il tempo trascorra lentamente". Ed è proprio il tempo uno dei segreti della poetica del film; un tempo che, non scandito da orologi, datari e didascalie, si dilata incommensurabilmente avvolgendo in un unico orizzonte percettivo la vita della protagonista, i personaggi dei suoi romanzi e racconti e la fruizione spettatoriale. Le vicende dei personaggi delle opere deleddiane, tutte tratte dall'ambiente agro-pastorale, vengono rappresentate con resoconti impressionistici in voice over della scrittrice e sovrapposti o intercalati a quelle della stessa famiglia della Deledda, a mostrare il trait d'union tra l'elemento autobiografico e quello letterario. In altri termini, la durezza e le difficoltà riscontrate dai personaggi nel tentativo di ribadire il primato dei sentimenti su quello dei condizionamenti socio-economici è il contraltare letterario (e filmico) di quelle sperimentate dalla scrittrice nel suo anelito all'autoaffermazione. L'interdipendenza tra i due mondi, quello realistico (della scrittrice) e quello finzionale (delle sue opere), è sottolineata anche dalle scelte dei costumi, un aspetto scenografico dotato di intima pregnanza: per quanto la protagonista non compaia col tipico costume sardo, il fatto che alcune donne anziane, in posa ieratica e quasi come efori tutelanti lo status quo, siano così abbigliate nel momento in cui rivolgono le loro critiche a Grazia Deledda, riallaccia la condizione della scrittrice a quella dei suoi personaggi, i quali soggiacono al medesimo peso delle convenzioni sociali.

In un film che si fa apprezzare per varie ragioni, non ultima la forte impronta mimetica dell'interpretazione attoriale, ciò che stona è la rigida scelta in fatto di inquadrature. In modo ossessivo e forsanche piatto, la macchina da presa rimane quasi sempre alla medesima distanza dalla protagonista. Nella seconda parte del film, ad esempio, le precoci qualità della protagonista la mettono ben presto in contatto con un mondo altro, non solo geograficamente, eppure tale significativo trapasso non si traduce in un angolo visuale più allargato, in una messa in quadro dell'ambiente più ariosa e in sintonia emozionale con la scrittrice. A spezzare la monotonia dell'inquadratura contribuisce invece la colonna sonora: quando il tono elegiaco e meditativo della pellicola si fa più evidente, le musiche extradiegetiche intervengono a confermarlo; quando invece si vuole sottolineare una nota d'ambiente o un momento più legato alla tradizione, allora esse si fanno intradiegetiche.

Si può dire che la regista, Maria Grazia Perria, ha maturato un rapporto viscerale con Grazia Deledda, in quanto aveva già precedentemente girato un documentario sulla scrittrice nuorese: "Cercando Grazia" (2021). Allargando lo sguardo al panorama cinematografico transalpino, per diversi aspetti, quali il codice di genere in cui si iscrive, il ritratto della protagonista e il rapporto di quest'ultima con le proprie opere letterarie, L'amore e la gloria può essere accostato a "Emily" (2022) di Frances O'Connor.


12/06/2024

Cast e credits

cast:
Marisa Serra, Angelo Trofa


regia:
Maria Grazia Perria


titolo originale:
L'amore e la gloria


durata:
105'


produzione:
Terra De Punt, Fondazione Sardegna Film Commission


sceneggiatura:
Maria Grazia Perria


fotografia:
Giacomo Devecchi


scenografie:
Pietro Rais


montaggio:
Daniele Maggioni


costumi:
Stefania Grilli


musiche:
Bebo Ferra


Trama
La giovane Grazia Deledda mostra precocissime doti da scrittrice che devono tuttavia fare i conti con un ambiente chiuso e diffidente verso le donne. Solo grazie alla sua tenacia e alle giuste frequantazioni riesce a emergere.