Ondacinema

recensione di Alessio Cossu
5.5/10

Dopo aver ottenuto il premio Fipresci a Cannes nel 2018 con il suo esordio ("One Day"), la regista ungherese Zsófia Szilágy gira "January 2", uno dei quattro film che la Biennale di Venezia sovvenziona e poi presenta nell’intento di valorizzare le opere femminili. La Szilágy ha inoltre precedentemente collaborato con un’altra regista ungherese, Lili Horváth , in quanto si è occupata del casting di "Preparativi per stare insieme per un periodo indefinito di tempo" (2020).

Il film presentato a Venezia LXXXI è in sostanza un dramma incentrato sulla separazione di una giovane coppia girato come un road movie. Siamo nel VII distretto della Budapest odierna, quando la mattina del 2 Gennaio, terminati i festeggiamenti del Capodanno, Klára inizia a trasferire le sue cose dall’appartamento del marito in quello nuovo, nel quale ha deciso di andare a stare. Ad aiutarla è Ági, un’amica automunita con la quale fa per ben sette volte la spola da e per il buio e minuscolo appartamento, situato in uno stabile privo di ascensore. La regista ha girato il film secondo il punto di vista dell’amica, la quale, a sua volta, vive un momento non facile nella relazione con il ragazzo. Le inquadrature sono apparentemente realistiche, tanto che vengono anche citate le vie di Budapest, e tutto il film ha un sapore più documentaristico che drammatico. Ma la città rimane pigramente sullo sfondo. Il rumore del traffico, che un ritratto propriamente realistico dovrebbe avere, è ovattato per riportare puntualmente l’attenzione dello spettatore al dramma che si vive all’interno dell’abitacolo: il dialogo, a tratti il monologo, a proposito della separazione. I cornicioni e le chiome invernali degli alberi diventano così l’oggettivazione dello sguardo pensieroso di Klára e Ági e tutto ciò che è all’esterno all’autovettura si può dire che isoli ancor più i due personaggi.

Dal punto di vista del ritmo, la Szilágy lavora inoltre sia per sottrazione, sia con frequenti pause, dando il senso della sospensione, dell’indefinitezza. Quando poi la location si sposta nell’appartamento di lui, i personaggi chiave in procinto di separarsi si danno le spalle o occupano ambienti differenti per marcare la difficoltà del momento. La studiata collocazione dei personaggi negli spazi interni e i loro movimenti dimostrano una discreta padronanza del mezzo cinematografico. Qua e là la regista sa anche ricorrere al simbolismo; semanticamente efficace, ad esempio, il motivo di Klára che più volte ha difficoltà ad aprire porte e cancelli, tanto che la battuta dell’amica offre un suggerimento allo spettatore: "Sei proprio sicura di volerti separare?". Di fronte ai rimpianti e agli sfoghi di Klára, Ági sembra preferire il silenzio, l’ascolto, la discrezione. Fin qui la poetica della regista non fa una grinza. C’è anche spazio per due brevissimi jump-cut, che sanno di omaggio alla Nouvelle Vague. Ciò che invece non torna è la mimica facciale di Ági, fissamente pensierosa a prescindere da ciò che le accade intorno, tanto da apparire avulsa dalla realtà. Le inquadrature sono dinamiche, mosse, la seguono nel via vai della guida e del trasferimento degli effetti personali dell’amica, ma la sua espressione ha una monotonia che diventa evidente col trascorrere del minutaggio.

Decisamente azzeccate appaiono le ripetute inquadrature sui bagagli. Come accade nella prima parte della trilogia di Mohammad Rasoulof "Il male non esiste" (2020), dove il benessere puramente economico della famiglia del protagonista emerge dalla puntuale messa in quadro degli acquisti della coppia, quasi al punto da nauseare lo spettatore, nel film della regista magiara i bagagli sono la rappresentazione materica del dolore della separazione, in quanto immagine affezione di tutto ciò che la coppia ha costruito e va ora diviso, asportato, rimosso. Anche i gesti e le manovre nel tentativo di trovare la giusta collocazione delle masserizie all’interno dell’angusto abitacolo dell’auto non si estinguono in un orizzonte puramente narrativo: hanno a che fare con lo spazio fisico, che a sua volta allude a quello sociale e valoriale nel quale la giovane protagonista dovrà iscrivere la sua nuova vita.

Nel complesso si può affermare che l’esperimento della Szilágy è riuscito a metà e che le buone intenzioni non sono sufficienti a garantire un prodotto di qualità. Anche il mancato approfondimento di altre tematiche che vengono timidamente messe sul tappeto, o alcune imprecisioni nella scrittura, come le sfuggenti circostanze di una manifestazione nella piazza Lajos Kossuth, fanno pendere il pollice verso il basso.


03/09/2024

Cast e credits

cast:
Csenge Jóvári, Zsuzsanna Konrád, Edit Vlahovics, Kornél Balla, Viola Béres, Márton Pallag, Csaba Antal D., Erika Molnár, Ferenc Borbiczki


regia:
Zsófia Szilágyi


titolo originale:
Január 2


durata:
87'


produzione:
Poste Restante


sceneggiatura:
Zsófia Szilágyi


fotografia:
Kristóf Becsey


montaggio:
Attila Csabai


musiche:
Máté Balogh


Trama
La giovane Klára, in procinto di separarsi dal marito, trasporta i suoi effetti personali nel nuovo appartamento con l'aiuto dell'amica Agi, alla quale confida il proprio vissuto e le perplessità che la travagliano.