L'incipit di "Infinity Pool" è composto da inquadrature in campo lungo di un resort di lusso in riva al mare in un paese esotico. Una fotografia dalle immagini alienanti, fredde, con la predominanza di colori dalle tonalità grigie, che stempera una stagione che potrebbe essere estiva. Il protagonista fa colazione con la moglie all'aperto: appare stanco, turbato, sguardo fisso nel vuoto. Scopriamo che James Foster (Alexander Skarsgård) è uno scrittore in crisi esistenziale che dopo il primo romanzo, scritto quasi dieci anni prima, si è concesso questa vacanza con la giovane e ricca moglie Em (Cleopatra Coleman), figlia dell'editore che gli ha pubblicato il libro. La cinepresa lo segue mostrando un villaggio pieno di gente presumibilmente di un ceto sociale abbiente come loro che passa languidamente giornate tutte uguali tra spiaggia, banchetti e feste preparate secondo la cultura locale. Una mattina Gabi (Mia Goth) lo riconosce e inizia a parlargli di quanto le sia piaciuto il romanzo di James. Insieme al marito Alban, lo invitano a una cena e dopo aver raccontato di essere ospiti regolari del villaggio da parecchi anni, prospettano una gita fuori dal villaggio. Em non è molto entusiasta, ma James si lascia convincere. Il giorno dopo escono di soppiatto dal resort prendendo in prestito un'auto, pur sapendo che ai turisti non è concesso girovagare fuori. Infatti, Li Tolqua è un'isola con un governo poliziesco e con leggi estremamente severe e violente. La sera di ritorno, James si mette al volante dell'auto e investe un uomo uccidendolo. Ritornano al villaggio scappando dal luogo dell'incidente. Il giorno dopo però sono tutti arrestati dalla polizia e portati alla centrale.
Questa lunga introduzione vuole accompagnare lo spettatore in una realtà alienante e fuori tempo. Sia il villaggio, che appare una gabbia dorata per ricchi turisti annoiati, sia l'isola che sembra sonnolenta e ostile, marcata da campi lunghi e brevi campi medi che mostrano famiglie povere e silenziose occupanti poche case lungo le strade, sono delle prigioni incasellate una nell'altra. Anche la centrale di polizia appare un edificio grigio e spoglio con i protagonisti trattati in modo disumano. Qui James, completamente ignorante delle leggi del paese, scopre a sue spese che è passabile di pena di morte per mano del primogenito dell'uomo che ha ucciso. Ma essendo un turista ricco, gli prospettano la possibilità di farsi clonare e far subire l'esecuzione alla sua copia.
Brandon Cronenberg mette in scena un teatro dell'assurdo in cui affronta una serie di temi tra il metafisico e sociologico. Da un lato, la crisi dell'individuo che non riesce a trovare una sua identità, che si perde in un mondo dove la violenza e la morte sono sistema e intrinsecamente all'interno della convivenza sociale. La vendetta e l'"occhio per occhio" sono alla base del sistema giudiziario in cui la ferocia è incistata nelle parole, nei gesti, nei movimenti, nell'esecuzione diretta degli accusati che non passano da nessun tribunale né giudice. Un altro aspetto è la duplicazione del corpo che produce una frammentazione della psicologia dell'individuo. Significativo in questo senso sono le maschere tipiche della cultura isolana che appaiono come volti distorti e mostruosi di cloni malriusciti (il poliziotto, infatti, avverte James che la clonazione può non riuscire sempre).
Questa dissoluzione dell'individuo si concentra su James che perde qualsiasi punto di riferimento e si fa trascinare da Gabi e dal gruppo dei suoi amici, che regolarmente vanno sull'isola per sfogare i propri istinti sfruttando la possibilità di utilizzare i loro cloni per le esecuzioni, in un abisso di abiezione sempre più profondo. E qui viene introdotta l'aspetto sociologico di "Infinity Pool" in cui il gruppo di uomini e donne sono sineddoche di una società occidentale che, attraverso la ricchezza, può permettersi le azioni più discutibili moralmente per alleviare una noia esistenziale. Abbiamo la descrizione di un'umanità ornai mortifera che può sentirsi viva solo esclusivamente provando piaceri estremi tra sesso di gruppo, consumo di droghe e omicidi.
James rappresenta l'individuo dalla psicologia frammentata, confuso sulla sua identità che inizia a dubitare di sé stesso nel rispecchiamento dei cloni che vengono giustiziati in modo violento al posto suo. La perdita è resa più esplicita dal regista con sequenze psichedeliche durante l'utilizzo delle droghe, rendendo visivamente il caos irrazionale ed emotivo del personaggio. Sequenze molto spesso gratuite e reiterate per illustrare concetti già evidenti nella messa in scena. In questo senso, esse sono solo un elemento della sovrastruttura narrativa (Cronenberg è anche sceneggiatore) che avanza per accumuli di situazioni surreali. Dalla stanza dell'esecuzione, che appare un palco con regole precise a cui i parenti e i colpevoli assistono alla morte dei cloni, alle scene esterne sull'isola e negli interni delle camere del resort, dove il gruppo di turisti si lancia in violenze gratuite nei confronti dei locali, si passa da un'esaltazione del teatro dell'assurdo a un cinema splatter anni 70.
Alla sua terza pellicola, dopo "Antiviral" e "Possessor", Cronenberg continua con una filmografia in cui mette al centro la confusione esistenziale dell'uomo (e della donna) occidentale moderno, nella continua rappresentazione del suo dissolvimento non solo corporeo, ma soprattutto psicologico. Purtroppo, questa confusione porta a una mancanza di identità nell'opera stessa in cui sono apparecchiati molti (troppi) temi sullo schermo della visione. Così, "Infinity Pool" non decolla mai, sempre inutilmente criptico in molti segmenti, che invece di ampliare l'immaginario dello spettatore si contorce e implode in una struttura antinarrativa. In sintesi, un'opera presuntuosa, tecnicamente ineccepibile, emotivamente sterile e intellettualmente stereotipata.
cast:
Alexander Skarsgard, Mia Goth, Cleopatra Coleman
regia:
Brandon Cronenberg
distribuzione:
Universal Pictures, Amazon Prime
durata:
118'
produzione:
Telefilm Canada, Neon Topic, Elevation Pictures, 4film, The Croatian Audiovisual Centre, Celluloid D
sceneggiatura:
Brandon Cronenberg
fotografia:
Karim Hussain
scenografie:
Zosia Mackenzie
montaggio:
James Vandewater
costumi:
Mária Fatér
musiche:
Tim Hecker