Ondacinema

recensione di Giancarlo Usai
5.0/10

Nel percorso artistico di Claire Denis pare che la pandemia abbia conquistato un ruolo preminente. Nei due film gemelli realizzati quest'anno, infatti, il covid-19 è presente in modo pressante. In "Stars at Noon", addirittura, diventa quasi un protagonista invisibile. In "Incroci sentimentali" (il terrificante titolo italiano della pellicola presentata a Berlino, "Avec amour et acharnement"), l'emergenza sanitaria che ha rivoluzionato la nostra epoca è un dato di fatto, più che altro. Essa è lì, nelle misure restrittive per entrare negli ambienti di lavoro, nell'utilizzo della mascherina ovunque (Denis ha scelto anche qui di cambiare il tempo di ambientazione rispetto al romanzo d'origine e dunque ci troviamo nell'autunno parigino del 2020), nell'accortezza che si ha avvicinandosi ai parenti più anziani. In questo, l'operazione di Denis ricorda da vicino "Sesso sfortunato o follie porno" del rumeno Radu Jude che metteva in scena una vicenda che trovava nelle ossessioni provocate dalla pandemia una cassa di risonanza. Per la regista francese il virus è un fattore diegetico che merita grande attenzione, come se il suo cinema abbia inevitabilmente dovuto fare i conti con qualcosa che ne ha deviato la direzione, irrimediabilmente. E in effetti, se riflettiamo sull'importanza delle emozioni scatenate dal contatto fisico che l'opera della cineasta ha sempre avuto in tutti i suoi film, possiamo comprendere come il Covid abbia influenzato i suoi personaggi.

Il tratto meglio riuscito nella messa in scena di "Incroci sentimentali" è indubbiamente la precisione nel ritrarre quell'impulsività sottotraccia che i protagonisti covano per due terzi del lungometraggio. Come se fossero ibernati in uno status quo che li ha privati di emozioni e di slanci irrazionali, i due coniugi interpretati da Juliette Binoche e Vincent Lindon affrontano la quotidianità serena della loro esistenza senza alcun apparente intoppo. In questa descrizione che procede in chiave impressionista, affidandosi alle sottigliezze delle interpretazioni dei due giganti del cinema transalpino (ma mentre Lindon furoreggia, Binoche arranca non poco nel suo complicato ruolo) per trasmettere un crescendo di tormento interiore, emerge appunto l'intenzione dell'autrice di realizzare una sorta di thriller sentimentale; qualcosa si avverte, una inquietante sensazione di dubbio sull'apparente solidità di questo rapporto coniugale aleggia costantemente fra le mura domestiche e nei dialoghi tra i due, anche se fatica a deflagrare.

"Incroci sentimentali", a differenza delle ultime scorribande dietro la macchina da presa dell'autrice parigina, riannoda un filo rosso ideale con le migliori opere della sua carriera, da "Al diavolo la morte" a "L'Intrus", non a caso entrambi film in cui la condizione umana era massimamente analizzata attraverso il tormento dei conflitti relazionali, che fossero familiari o sentimentali. In questo ritorno alle origini, Denis si muove con il suo sguardo assolutamente a proprio agio, nel saper creare ogni volta inquadrature a due dentro cui i protagonisti sono collocati sempre alla giusta distanza, con la giusta prospettiva. In ogni scambio dialettico c'è maestria geometrica nella creazione della cornice, il ménage borghese trova in questa capacità di cogliere i dettagli una piena realizzazione. In tutto ciò, l'interpretazione naturalistica di Lindon, con un'abilità che ha pochi eguali al mondo attualmente di restare in campo per tempi prolungati in lunghe sequenze parlate, esalta totalmente la resa di questi fragili equilibri familiari, fondati su precarie connessioni emotive. Per tutto quanto sopra esposto, "Incroci sentimentali" ha il fascino evidente del film che ha qualcosa da scoprire minuto per minuto, accompagnato dalle note dei Tindersticks e montato con il ritmo corretto dal team di fedeli collaboratori della cineasta.
Il problema reale con cui il film si scontra è tutto di scrittura, invece, soprattutto alle prese con l'innesto tematico più rilevante, ovvero l'inserimento del triangolo amoroso, colpevole di far esplodere quell'irrazionalità che l'apparenza ideale sembrava nascondere con grande cura. La stessa Denis insieme a Christine Angot, autrice del romanzo originario, sembra trascurare la costruzione del narrato, affidandosi completamente al suo innato talento per cogliere dei frammenti visivi significativi. Capita infatti di notare che le sequenze più significative risultino quelle prevalentemente affidate a ciò che la cinepresa cattura, piuttosto che a un determinato snodo narrativo. Il matrimonio che si compromette per l'arrivo dell'ex di Sara, nonché vecchio amico di Jean, finisce per essere raccontato con una semplificazione del percorso assolutamente inspiegabile con quanto messo in scena nella prima parte del film. C'è uno scollamento tra una prima metà in cui l'immagine ha il sopravvento sulla parola e, anche per questo, risulta sufficientemente potente da esprimere il necessario sottotesto e una seconda metà in cui le dinamiche interpersonali risultano sorprendentemente affrettate, evidenziate continuamente da battute, dialoghi o semplicemente primi piani sui volti che assumono una funzione di fastidiosa sottolineatura. In questo scarto tra le premesse e l'epilogo, tra il lungo prologo alla resa dei conti e la messa in scena effettiva dell'acme narrativo, c'è il clamoroso elemento di delusione che ci accompagna verso i titoli di coda. Come spesso capita di sottolineare, è la coerenza a giustificare qualsiasi mossa registica improntata alla libertà espressiva. Negli ultimi film di Claire Denis, va detto, questa coerenza spesso vacilla.


30/11/2022

Cast e credits

cast:
Juliette Binoche, Vincent Lindon, Gregoire Colin, Bulle Ogier, Issa Perica


regia:
Claire Denis


titolo originale:
Avec amour et acharnement


durata:
116'


produzione:
Curiosa Films


sceneggiatura:
Christine Angot, Claire Denis


fotografia:
Éric Gautier


scenografie:
Arnaud de Moléron


montaggio:
Emmanuelle Pencalet, Sandie Bompar, Guy Lecorne


costumi:
Judy Shrewsbury


musiche:
Tindersticks


Trama
Sara e Jean rientrano nel loro appartamento di Parigi dopo una vacanza al mare. Insieme da un decennio dopo aver entrambi vissuto vite precedenti sono una coppia solida, la cui intesa è totale e il rapporto molto tenero. Lei è una giornalista radiofonica, lui un ex-giocatore di rugby che ha passato del tempo in carcere. Un giorno per strada Sara intravede il suo ex, François, attraverso il quale ha conosciuto Jean. Subito dopo, François propone a Jean un’opportunità di lavoro insieme, e diventa così una presenza invisibile e pervasiva nella vita della coppia...