Gli fanno fuori la moglie e lui diventa gladiatore, dalle province sperdute si fa strada fino al Colosseo dove l'Imperatore lo grazia pubblicamente, viene coinvolto in una cospirazione e alla fine duella a fil di spada per decidere le sorti dell'impero.
Siete nel posto giusto, non avete sbagliato recensione: è proprio quella di "Il Gladiatore II", benché la trama sia identica al prequel. Di questo bisogna ringraziare David Scarpa, sceneggiatore di rara scarsezza, ma anche Scott ci ha messo del suo.
La spettacolarità di alcune sequenze di combattimento con annessi rinoceronti, babbuini e triremi non compensa la sciatteria della messinscena, malgrado le dosi massicce di CGI. La mano di Scott si vede nei duelli, nelle carrellate fluide e aggressive, ma perde ogni traccia di visionarietà. Si ripete persino la scena iconica di un gladiatore decapitato con un doppio fendente. Oggetti appartenuti a Massimo, footage recuperato, il gesto di raccogliere la sabbia dell'arena e annusarla; il prequel viene richiamato a ogni passo. Ma un fantastico, iridescente Denzel Washington non basta a bilanciare il confronto. Il duo imperiale Quinn-Hechinger non vale la metà di Joaquin Phoenix. Paul Mescal, salito alla ribalta con ruoli introversi in una filmografia indie, nei panni dell'eroe muscolare appare più ingoffato di un centometrista con le pinne e straperde il confronto con Russell Crowe.
"Il gladiatore" maneggiava alla perfezione il meccanismo aristotelico della peripeteia,
alternando efficacemente buone e cattive sorti e continui rovesciamenti di fronte: la discesa da generale a schiavo, l'ascesa da schiavo a gladiatore, quindi cospiratore, il fallimento della congiura e la discesa nell'arena, infine il duello con Commodo. L'identificazione patemica con Massimo era totale. Qui la narrazione, pur calcando il prequel, si sposta verso il genere action e si appoggia alle sequenze di combattimenti con un meccanismo seriale più simile alle serate di wrestling che alle tragedie antiche. Si potrebbe dire, "Bisogna separare prequel e sequel e giudicarli singolarmente". Difficile. Nel 1945 il falsario Van Meegeren dipingeva come Vermeer, con un solo problema: erano passati trecento anni e nessuno comprava i suoi quadri.
Dal film precedente sono passati più di vent'anni e Scott qui non ha aggiunto nulla alla sua strepitosa filmografia, nulla al cinema in generale. Sembra quasi un esercizio nostalgico. Farebbe tenerezza, se non fosse che Hollywood ormai ci ha abituati a questi amenti tentativi di rebooting. Il quarto Matrix, gli orripilanti Star Wars di J.J. Abrams. Saghe che si rialzano e vanno avanti vacillando come pugili suonati, o come zombi in cerca di cervelli da divorare.
cast:
Connie Nielsen, Joseph Quinn, Fred Hechinger, Derek Jacobi, Pedro Pascal, Denzel Washington, Paul Mescal
regia:
Ridley Scott
titolo originale:
Gladiator II
distribuzione:
Eagle Pictures
durata:
148'
produzione:
Paramount , Scott Free
sceneggiatura:
David Scarpa
fotografia:
John Mathieson
scenografie:
Arthur Max, David Ingram, Jille Azis, Elli Griff
montaggio:
Claire Simpson, Sam Restivo
costumi:
Janty Yates, Dave Crossman
musiche:
Harry Gregson-Williams