Dopo i consensi critici ottenuti con le opere precedenti ("
Omar", "
The Idol"), Hany Abu-Assad compie il più classico dei passaggi in territorio americano accettando di dirigere l'adattamento di "The Mountain Between Us", romanzo di Charles Martin pubblicato nel 2011. D'altronde la vicenda narrata nel libro non poteva che trovare terreno fertile proprio nell'industria hollywoodiana, perversamente attaccata a queste storie dalla irrisoria credibilità. Ben (Idris Elba) e Alex (Kate Winslet) vedono il proprio volo cancellato all'ultimo momento per maltempo ma, in un modo o nell'altro, devono assolutamente raggiungere la propria destinazione: lei, giornalista, deve sposarsi; lui, medico, effettuare un importante intervento. I due sconosciuti decidono allora di affidarsi a un volo privato; peccato, però, che il pilota venga colto improvvisamente da un ictus e il veicolo precipiti inesorabilmente. Ben e Alex riescono miracolosamente a sopravvivere ritrovandosi, sperduti e isolati da qualunque altra forma di civiltà, tra le nevi di un massiccio montuoso.
La tragica vicenda che colpisce i due protagonisti diviene, nelle mani di Hany Abu-Assad, un semplice pretesto, un elemento puramente scenografico (esattamente come le montagne dove si svolge la narrazione) finalizzato al racconto della relazione che si instaura tra Ben e Alex. L'incredibilità del soggetto, che possiamo definire esile per utilizzare un eufemismo, sembra quasi volontariamente parodiata, messa alla berlina, in un accumulo talmente ostentato di
cliché, situazioni inverosimili, sfortune e superficiali soluzioni narrative da mettere in dubbio la reale credibilità dell'operazione. "Il domani tra di noi" sembra un gioco, uno scherzo, una burla: meglio ancora, un semplice
divertissement. Non troviamo una fotografia cupa e tetra, non percepiamo veramente il dolore fisico dei personaggi principali, non soffriamo per la loro situazione. E il motivo è semplice: non ne soffrono nemmeno loro. Perché, nel bel mezzo di una lotta per la sopravvivenza, essi pensano a farsi le foto, ascoltare la musica (l'autonomia di questi telefoni è veramente infinita) o fare l'amore, belli e puliti come fossero appena usciti da una doccia calda e rigenerante.
Come prendere sul serio un film che non vuole (o non sa) prendersi sul serio? Come odiare qualcosa di così innocuo, leggero e dimenticabile? Che non sia l'ultimo arrivato Abu-Assad talvolta lo dimostra: vedi il piano-sequenza assolutamente gratuito (e a dir la verità dalla resa approssimativa) dello schianto aereo; vedi come riprende all'inizio la Winslet, pedinandola all'entrata dell'aeroporto; vedi l'utilizzo che fa nel corso della pellicola del montaggio parallelo e alternato. Peccato non sappia nemmeno lontanamente gestire l'evoluzione della narrazione, contestualizzare le decisioni dei suoi personaggi, delineare con attenzione e profondità i caratteri dei protagonisti. Il risultato è un'opera grossolana che scade più volte nel ridicolo - volontario o involontario poco importa - e a cui poco viene incontro la bellezza dei paesaggi ripresi: a dominare, alla fine, è solo la noia, strettamente collegata all'imbarazzante struttura drammatica del film. Perché lo straniamento dovuto ai toni leggeri del racconto, ai dialoghi tra Elba e la Winslet in cui, in mezzo al nulla, in bilico tra la vita e la morte, iniziano a parlare dei rispettivi fidanzati, delle proprie mutandine e di tutto ciò che meno possa venire in mente in momenti simili, lascia poi presto il posto nella mente dello spettatore a una molto più comune indifferenza.
"Il domani tra di noi", dunque, fallisce nella rappresentazione sia dell'evento traumatico (basti vedere come viene liquidato l'accaduto nel ritorno a casa), sia del rapporto tra i protagonisti (impalpabile il coinvolgimento emotivo creato dall'autore). Tutto appare superficiale dove non ridicolo, vuoi per i siparietti comici inseriti all'interno della narrazione, vuoi per la sostanziale incapacità di generare un legame - vero, sincero, genuino - tra il pubblico e le vicende su schermo. "The Mountain Between Us" non è fastidioso, arrogante, irritante: è solo, semplicemente, inutile. Il che però, forse, è pure peggio.