La questione dei desaparecidos è una di quelle su cui il cinema internazionale, ma anche italiano (ricordiamo il dittico del nostro Marco Bechis), non smette di ritornare, talmente traumatica è stata la scoperta dei metodi utilizzati dalle dittature sudamericane per eliminare i suoi oppositori interni. L’interesse è stato così ricorrente da dare vita a una vera e propria filmografia su un tema che deve stare particolarmente a cuore al direttore della Mostra se è vero che dopo "Argentina, 1985", dedicato alla figura del pubblico ministero argentino incaricato di istruire il processo contro i responsabili degli eccidi compiuti dal regime militare argentino, Alberto Barbera e la sua squadra hanno fatto il bis inserendo ancora una volta nel concorso ufficiale un’altra storia di ordinaria persecuzione, quella messa a punto negli anni Settanta dal regime brasiliano nei confronti dell’ex deputato Marcelo Rubens Pavia, colpevole di aver aiutato a mantenere i contatti tra i perseguitati e le loro famiglie e per questo finito nella lista delle persone scomparse dopo essere state arrestate dagli agenti governativi.
Attraverso la storia di Pavia "I’m Still Here" ("Ainda Estou Aqui") di Walter Salles racconta la questione dei desaparecidos da un ottica meno conosciuta di quelle occorse in Argentina e in Cile ma ugualmente feroce e metodica nel portare a compimento la sistematica eliminazione delle sue vittime. Nel farlo Salles sceglie il punto di vista più congeniale a se stesso e alla Storia dei fatti, un po' perchè agli appassionati non sarà sfuggita la similitudine tra la Dora di "Central do Brasil" e la Eunice Pavia di "I’m Still Here", madri coraggio di cui il cinema del regista brasiliano dimostra di essere particolarmente a suo agio (peraltro Fernanda Montenegro compare nell’ultima scena del film), con Fernanda Torres destinata a figurare tra le attrici da battere nella stagione dei premi; un po' perchè scegliendo di raccontare la tragedia attraverso un punto di vista femminile, che non è soltanto quello della madre, ma anche delle figlie della vittima Salles, riesce a leggerne la dimensione ancestrale, raccontando il fardello innanzitutto psicologico delle madri che ebbero la responsabilità di continuare a reclamare il ritorno a casa dei propri cari e allo stesso tempo di tenere unite le proprie famiglie. Una caratteristica, quella di una prospettiva femminile, che unita ai richiami alla storia oggi, ancora una volta scossa dal pericolo del rigurgito fascista, fa del film di Salles un’opera quanto mai attuale, destinata com’è a toccare i cuori per le analogie con i pericoli del tempo presente.
L’importanza dell’argomento è valorizzato da una regia che nel corso degli anni (e delle produzioni americane) ha consolidato la capacità di convogliare le sue riflessioni in una cinematografia popolare in cui emozioni e sentimenti vanno di pari passo con la narrazione mainstream e con una forma che fa suoi i codici della produzione indie promossa dal Sundance Film Festival, rintracciabile nella mescolanza tra racconto classico e stile indipendente, nella libertà dei formati (il frequente ricorso agli home movies), nella desaturazione delle scelte fotografiche e soprattutto nel modo in cui le forme del documentario intervengono sulla natura delle immagini per rafforzarne il contenuto di realtà.
Che poi nel farlo Salles costruisca un ritratto di famiglia borghese, quella dei protagonisti, capace di introiettare senza alcuna contraddizione la retorica dei miti artistici, politici e sociali della cultura europea sessantottina, trova risposta nella necessità di una condanna resa ancora più forte dal senso di giustizia che emerge nel momento in cui la violenza nei confronti della nostra famiglia equivale a quella portata avanti nei confronti dei valori di chi si oppone a qualsiasi tipo di fascismo .
Presentato in concorso all’81 Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica "I’m Still Here" vede Walter Salles e Fernanda Torres entrare di diritto nella lista dei candidati a uno dei premi maggiori.
cast:
Fernanda Torres, Selton Mello, Fernanda Montenegro
regia:
Walter Salles
titolo originale:
Ainda estou aqui
durata:
135'
produzione:
VideoFilmes, RT Features, MACT Productions
sceneggiatura:
Murilo Hauser, Heitor Lorega
fotografia:
Adrian Teijido
scenografie:
Carlos Conti
montaggio:
Affonso Gonçalves
costumi:
Claudia Kopke
musiche:
Warren Ellis