Il vuoto pneumatico di idee della Hollywood contemporanea unito al rinnovato fascino suscitato dalla figura del vampiro sulle platee (oltre al successo planetario della saga di "
Twilight" ricordiamo le serie tv "True Blood" e "The Vampire Diaries", giusto per rimanere nell'ambito dell'immagine in movimento) sono due ragioni abbastanza forti da giustificare il ripescaggio del cult "Ammazzavampiri" ("Fright Night", 1985) di Tom Holland. Cult a ragione: il film di Holland è un concentrato del postmoderno anni '80, brillante e consapevole contaminazione tra horror, commedia,
coming of age, condito da malinconici tocchi nostalgici verso il cinema passato e impreziosito dagli stupefacenti effetti di Richard Edlund.
Il nuovo "Fright Night", prodotto non a caso dalla Dreamworks di Spielberg (che tra "
Super 8", "
Cowboy & Aliens" e "The Help" pare interessata a ripensare al cinema spettacolare e pop della Hollywood classica) più che un remake è un
re-imagining della pellicola dell'85, che partendo da basi e personaggi creati da Holland (accreditato come autore del soggetto) prende poi una strada (quasi) completamente diversa. C'è ancora il teenager Charlie Brewster che scopre che l'affascinante nuovo vicino, Jerry, è un famelico vampiro intenzionato a fargli la pelle, ma cambia lo sfondo. Non più la placida provincia Usa (quella di Joe Dante) ma il deserto del Nevada, uno spettrale conglomerato di abitazioni gettate nel nulla, dove la scomparsa di una persona non pare poi un evento degno di nota. Ma soprattutto cambiano le caratterizzazioni dei personaggi e le dinamiche tra essi: Charlie non è più nerd, il diverso, come nell'originale "Fright Night" . Il Brewster della nuova pellicola è un giovane uomo che tenta di lasciarsi alle spalle l'adolescenza, i suoi miti e la sua fantasia. In Holland era il protagonista che tentava di convincere parenti e amici della presenza del vampiro, qui è l'amico sfigato Ed che tenta, invano, di dare prova a Charlie dell'esistenza del Mostro. Amy, la fidanzata di Charlie, non è più una ragazza composta e timorosa della propria sessualità, ma una teenager sexy, spregiudicata e combattiva. L'"ammazzavampiri" Peter Vincent da squattrinato ex divo del cinema horror di serie b diventa un'illusionista cafone e alcolizzato che vive in una magione a Las Vegas. Ma soprattutto cambia la fisionomia e il ruolo del vampiro: se in Holland il vampiro interpretato da Chris Sarandon era decadente, regale e colorato da ambigui accenni sessuali (era coadiuvato da un assistente "zombie" che lo vegliava durante le ore diurne), nel remake di Gillespie Jerry ha il volto ferino e aggressivo e le movenze da tamarro di Colin Farrell, un succhiasangue che di regale o romantico non ha assolutamente nulla, agisce solo per sopravvivenza, è violento, veloce, letale.
La pecca maggiore di questo nuovo "Fright Night" è proprio questa, trasformare il vampiro in un predatore come tanti altri, da cui è più semplice tentare di sfuggire che rimanere affascinati. Nella pellicola del 1985 il vampiro di Sarandon (che qui compare in un gustoso cameo) era il catalizzatore della sessualità dei giovani e morigerati protagonisti: in una provincia Usa che sapeva tanto di anni '50, il "cattivo" Jerry era l'elemento perturbante, che portava scompiglio sotto ogni punto di vista a partire da quello ormonale. Ogni morso, ogni gesto, era come una seduzione: il freak Ed era ben lieto di farsi trasformare in licantropo e prendersi la sua rivincita nei confronti di una società che l'aveva sempre snobbato, la dolce Amy si faceva vampirizzare-violare in barba al fidanzatino Charlie, e la mamma del protagonista era la prima a invitare il vampiro nella propria abitazione (al contrario della più scaltra Toni Colette), nessuno era immune al fascino della malefica creatura. Il "Fright Night" di Gillespie sconta anche un'ironia eccessivamente "insistita": il mèlange tra horror e commedia spiazzava un ventennio fa, oggi appare scontato e prevedibile, il divertimento e la risata liberatoria scattano comunque, ma in maniera meccanica.
Insomma, precisato che il film di Holland era ben altra cosa, sarebbe ingiusto negare i meriti del "Fright Night" attuale. Dall'ambientazione azzeccata s'è già detto, ma anche le facce del cast convincono, a partire dal bravo Anton Yelchin per proseguire con il nerboruto Farrell, presenza carica di bestialità, realmente minacciosa e inquietante, sino all'inglese David Tennant che pennella il suo Peter Vincent con accenni dandy e sfumature comiche esilaranti. La messa in scena, poi, è superiore a quella di tanti altri horrorini degli ultimi anni: Gillespie (già autore del brillante "Lars e una ragazza tutta sua") amministra bene l'alternarsi di spaventi e risate, senza scadere nella farsa, ma, a partire dagli eleganti e insanguinati titoli di testa, regala anche un paio di momenti di buon cinema, come nel lungo piano sequenza (digitale) della fuga in auto dal vampiro, che rimanda a scene similari ne "La guerra dei mondi" di Spielberg e "Le verità nascoste" di Zemeckis. L'aggiunta del 3D è ancora una volta superflua, ma se non altro, l'effetto stroboscopico è utilizzato in maniera simpatica e anacronistica (sangue che schizza "verso" il pubblico, frecce scagliate "contro" gli spettatori...).
Al contrario di "Ammazzavampiri", pellicola che guardava al passato per dire qualcosa di "nuovo" sul genere horror, il film di Gillespie non accampa nessuna particolare pretesa o ambizione, ma riesce senza dubbio a farsi volere bene.