Il cinema è sempre stato affascinato dalle figure negative e per un attore (o attrice) interpretare un personaggio da "cattivo" implica una capacità di mostrare una molteplice variazione di sfumature emotive e psicologiche.
Javier Barden, attore spagnolo eclettico e pluripremiato ("
Non è un paese per vecchi", "
Mare dentro", "
Biutiful", tanto per citarne alcuni) si cimenta con la complessità di un personaggio come Pablo Escobar, il più famoso e potente narcotrafficante colombiano, che per tutti gli anni 80 (fino alla sua morte nel 1993) è stato il ricercato numero uno degli americani. Già soggetto di un'altra recente pellicola - "
Escobar" di Andrea Di Stefano, dove il volto del criminale era quello di Benicio Del Toro - l ‘ultimo lavoro del regista spagnolo Fernando León de Aranoa prende spunto dal libro autobiografico della giornalista colombiana Virginia Vallejo (Penélope Cruz), sua amante e poi confidente della Dea che aiutò a catturarlo e ucciderlo.
"Escobar - Il fascino del male", presentato fuori concorso alla 74
a Mostra di Venezia, è raccontato in flashback proprio dalla Vallejo, fin dalla sua prima intervista rilasciata quando Escobar era in procinto di creare una rete di distribuzione della droga negli Usa all'inizio degli anni 80. Viene messa in scena tutta l'evoluzione di Escobar che diviene capo incontrastato del Cartello di Medellin e, prima, dell'alleanza con quello di Calì e, poi, lo scontro per il monopolio del mercato della droga. Una vera è propria guerra scatenata da Escobar contro tutto e tutti, sia sul piano politico sia economico. Riesce con il potere del denaro a farsi eleggere anche al parlamento colombiano e dopo essere stato dichiarato decaduto per le sue attività illecite, iniziare una stagione di sangue con l'assassinio del ministro della giustizia dell'epoca Rodrigo Lara Bonilla.
Il libro della Vallejo "Loving Pablo, Hating Escobar" è una dichiarazione di come viene sviluppata la sceneggiatura di "Escobar - Il fascino del male", scritta dallo stesso de Aranoa: da un lato lo sviluppo del rapporto tra Pablo e Virginia, del loro amore tormentato e dalla fascinazione del potere da cui viene intrappolata la giornalista; dall'altro una rappresentazione dell'ascesa e caduta del re della droga che tiene in scacco un intero paese e dichiara guerra agli Usa.
Il titolo originale del film, "Loving Pablo", è più coerente con l'atmosfera della pellicola, dove è preponderante la storia d'amore (e odio) tra i due protagonisti, messa in primo piano rispetto agli aspetti storico-politici che rimangono un po' sullo sfondo, accennando gli intrighi politici e la spietatezza di Escobar con sequenze episodiche e rapsodiche. I duetti tra Barden e la Cruz (sposati nella vita reale) sono forse i più riusciti di "Escobar - Il fascino del male". Entrambi gli attori riescono a essere più efficaci quando sono insieme che non a disegnare singolarmente i due personaggi, dove spesso risultano sopra le righe, con una recitazione sovraesposta, fin troppo compiaciuta, senza sfumature ed espressivamente esplicita. Tutto ciò rende i due protagonisti delle maschere quasi da telenovela, dove la bravura dei due attori è annullata dalla direzione di de Aranoa che li lascia andare a briglie sciolte, senza un vero controllo e una drammaturgia basilare.
Il regista spagnolo scegliendo una scrittura che predilige il confronto tra i due personaggi è costretto a rendere tutto il resto una sintesi bozzettistica di un mondo degli affari criminali che poteva essere sviluppato e sicuramente di maggiore interesse e impatto visivo. Invece il tutto si riduce a una sequela di scene e sequenze abbastanza banali, senza un tocco di profondità nella messa in scena che rimane esclusivamente un mezzo per portare avanti in modo sincronico le vicende. Il risultato è quello di una regia piatta, dove la macchina da presa registra in modo superficiale gli avvenimenti e sposa in pieno il punto di vista della Vallejo in modo acritico e con soluzioni narrative e visive a volte frettolose, a volte ripetitive.