Mentre Madonna è impegnata col suo nuovo tour mondiale che a giorni la porterà ad esibirsi nel nostro paese, esce nei cinema italiani il suo secondo film da regista, presentato lo scorso anno fuori concorso alla mostra di Venezia. Se il primo, il futilino ma non disprezzabilissimo "Sacro & Profano", rappresentava una certa gioventù neobohemian non troppo lontana dal personaggio di Susan con cui nel 1985 (il film era "Cercasi Susan Disperatamente" di Susan Seidelman) Louise Veronica Ciccone iniziò la sua carriera di attrice (carriera solitamente criticata ma in effetti non priva di bei momenti, specie grazie agli incontri con Ferrara e Alan Parker); stavolta si cambia milieu e si ricordano due protagonisti del gossip di tanti anni fa, i duchi di Windsor.
Re Edward VIII abdicò in favore del fratello Bertie (poi Giorgio VI) pur di essere libero di coronare il suo sogno d'amore con la socialite americana Wallis Simpson, donna molto elegante e piena di fascino ma col problema di essere già sposata, di avere un divorzio alle spalle e una reputazione non proprio cristallina. Una vicenda che diede vita al più grande scandalo nella storia della monarchia inglese (almeno recente), che fece parlare i giornali di tutto il mondo, con indubbi contraccolpi sulla vita politica del Regno Unito.
Nel pluripremiato "
Il discorso del re", Edward e Wallis facevano una comparsata ma al centro della storia c'erano Bertie e la sua consorte Elizabeth. Qui la situazione si rovescia e a questi ultimi due sono riservati dei ruoli di contorno non proprio lusinghieri (il futuro Re Giorgio impacciato e insicuro, la moglie un'intrigante maliziosa) mentre la coppia chiacchierata è eletta a protagonista.
Comunque W.E. non è un film storico in senso stretto e quindi conviene lasciar perdere l'oscarizzata pellicola di Hooper. Semmai per capire il film che Madonna ha realizzato (con l'aiuto del cosceneggiatore Alek Keshishian, suo complice dai tempi del documentario "A letto con Madonna") si può pensare alla commedia "
Julie & Julia" di Nora Ephron, che seguiva in parallelo la storia della famosa gourmet televisiva Julia Child e di una sua ammiratrice ai giorni nostri. Stavolta non ci sono Meryl Streep e Amy Adams ma Andrea Riseborough, ad incarnare alla perfezione quella che nel film viene definita "la donna più disprezzata del mondo", e una bellissima Abbie Cornish nei panni di un'infelice moglie borghese che nella New York fine anni novanta nutre un culto nei confronti della Simpson quasi fanatico. Da lei prende pure il nome, perchè Wallis era già un culto di famiglia, visto che aveva già stregato anche mamma e nonna. Una comunanza matrilineare indubbiamente cara alla regista.
Il tono del film è abbastanza serioso e anche se viene lanciato come un inno all'amore romantico (il re che per l'amore della sua vita rinunciò al trono...), in W.E. la cosa più interessante è la riflessione sulla celebrità e su quanto possa costare cara una vita perennemente sotto i riflettori. Altro tema, quest'ultimo, che Madonna, icona globale ormai da decenni, deve sentire vicino e non poco.
Ma anche non vivere, preferendo tollerare un marito brillante ma anaffettivo e consolandosi con la vita (presumibilmente) favolosa altrui non è una bella cosa e la Wally anni novanta imparerà a riprendere in mano il suo destino e a lasciare andare la sua icona di riferimento (le due interagiscono spesso, anche se fugacemente, a suggerire una continuità simbiotica fra i due piani temporali, le due protagoniste e le rispettive vicende). Wallis Simpson, quindi come controversa eroina romantica ma anche come maestra di vita che dispensa buoni consigli alla sua fan. Madonna ha dichiarato a più riprese la sua ammirazione verso il personaggio e vedendo il film non è difficile crederlo. Vivace, attraente, consapevole, raffinata, senza essere propriamente avvenente, la duchessa di Windsor è trasposta sotto una luce che più positiva non si potrebbe e il film passa velocemente sopra gli aspetti più controversi (le presunte simpatie naziste, gli anni del jet-set lontano dall'Inghilterra). Sicuramente in questa primadonna dei rotocalchi c'è molto di Madonna, come c'è, volendo, anche nella giovane moglie che manda al diavolo tutte le sue letali sicurezze. Sceglierà di vivere la sua storia romantica con un giovanotto russo (che però è il guatamalteco Oscar Isaac, futuro protagonista per i Coen), anche grazie ai preziosi consigli della sua cattiva maestra.
Sul lido W.E. ha avuto recensioni piuttosto desolanti che forse non meritava. Dopo avere visto il film, anche tenendo presente che la versione proiettata a Venezia era più lunga di quella arrivata nei cinema, il sospetto che gli attacchi al film fossero dovuti alla sua regista vip persiste. D'altronde la critica non è tenera con le popstar in generale, figurarsi con la loro regina, specie quando, come in questo caso, si lancia in un campo che non è quello delle canzonette, dei videoclip o dei concerti negli stadi.
La fotografia di Hage Bogdanski, le scene del premio oscar Martin Childs (così raffinate e prive di orpelli) e soprattutto i costumi della bravissima Arianne Phillips (collaboratrice già in passato di Lady Ciccone e meritatamente arrivata alla nomination con questo lavoro) restituiscono un senso estetico del bello che è parte integrante del film. Come lo era in "
A Single Man", l'opera che forse più di altre è vicina a W.E., anche se il film di Tom Ford ha avuto dalla sua un'accoglienza decisamente più benevola. Ad accomunare i due lavori anche il musicista polacco Abel Korzeniowski che per entrambi ha composto delle suggestive colonne sonore e che si va affermando come uno dei nomi più interessanti del settore.
Madonna che nella sua carriera musicale è sempre stata imbattibile nell'intercettare mode e tendenze, dimostra di conservare questa sua peculiarità anche nei panni di regista, almeno a giudicare dalla qualità del suo cast tecnico e dalle strizzate d'occhio che fa al cinema di Wong Kar-wai o Sofia Coppola, senza dimenticare i continui richiami alla sua videografia (i suoi video vantano da sempre firme illustri). Il risultato è tutt'altro che banale.