Dopo l'antologico "La ballata di Buster Scruggs" Joel e Ethan Coen si sono presi una pausa dalla loro quarantennale collaborazione. Joel Coen ha sviluppato insieme alla moglie Frances McDormand la trasposizione shakespeariana finalizata in "The Tragedy of Macbeth": l'esito è una rilettura formalista del materiale originale, in un bianco e nero altamente contrastato che astrae la sanguinosa tragedia di Shakespeare fino all'atrofia del meccanismo violento innescato dalla follia per il potere. Ethan Coen, dopo un periodo sabbatico, ha girato il documentario "Jerry Lee Lewis: Trouble in Mind" e questo "Drive-Away Dolls", a partire da uno script scritto insieme a sua moglie Tricia Cooke circa vent'anni fa. Piccola curiosità: il film è stato distribuito in Italia dalla Universal Pictures che ha deciso di rinunciare al doppiaggio e, pertanto, verrà proiettato solo in lingua originale con sottotitoli italiani.
Philadelphia, 1999. Nel prologo un uomo, che ha il volto di Pedro Pascal, tiene stretta a sé una valigetta per la quale viene assassinato in un vicolo. Subito dopo vengono presentate le due giovani lesbiche protagoniste: Jaime (Margaret Qualley), che dopo diversi tradimenti viene lasciata e buttata fuori di casa dalla poliziotta Suki, e Marian (Geraldine Viswanathan), una segretaria rigida e apparentemente scontrosa che si sente abbastanza sola. Per queste ragioni entrambe pensano di iniziare un viaggio, la prima per evadere, divertirsi e far divertire l'amica, che invece vuole ritagliarsi del tempo per riflettere su sé stessa andando a trovare una vecchia zia; alla fine, la meta di Marian, ossia Tallahassee in Florida, è quella che le unirà in un viaggio on the road piuttosto sui generis. Decidono di affittare una macchina (drive-away è la modalità di noleggio della compagnia) e partire, ma su quella vettura viene nascosta la valigetta dal contenuto misterioso che proprio a Tallahassee deve essere recapitata. Iniziano dunque a essere inseguite da due sicari, caratterizzati col tipico gusto per il grottesco coeniano, che costituiscono un raddoppiamento della "strana coppia" formata dalle amiche.
Scritto, girato e montato in tandem (anche se la regia è firmata dal solo Ethan, come accadeva all'inizio per i film dei Coen), "Drive-Away Dolls" è soprattutto il passion-project di Tricia Cooke. Già collaboratrice e montatrice di molti lavori dei fratelli di Minneapolis a partire da "Crocevia della morte", Cooke ha una storia personale particolare. Nelle interviste rilasciate si definisce lesbica e queer e il matrimonio trentennale con Ethan è una relazione aperta: ha raccontato come negli anni 90 sia stata un'assidua frequentatrice dei gay e lesbian bar di New York e di altri stati americani e, non a caso, il titolo originale era il più spinto "Drive-Away Dykes", ma il termine "dyke", considerato ancora uno slur per riferirsi alle lesbiche, è stato soppresso e sostituito dalla produzione col più grazioso "dolls". La cultura dei club e dei locali gay fa da collante allo sviluppo episodico del film, poiché Jaime è intenzionata a fare diverse soste prima di arrivare a Tallahassee per rimorchiare, farsi rimorchiare e provare a mettere nel letto della rigida amica qualche ragazza. Se a grandi linee l'intreccio sopra descritto appare complicato è solo perché costruito per incidenti e digressioni su una trama sgangherata che non viene mai presa troppo sul serio. È difficile farlo quando a spuntare sono numerosi dildo, utili tanto per l'autoerotismo quanto per improvvisare un'estorsione, oppure quando la diegesi è interrotta da sequenze lisergiche che solo successivamente si possono associare a un personaggio laterale, quello del senatore repubblicano Channel (cameo di Matt Damon) - esemplato su politici come Ron DeSantis e Marco Rubio.
Nonostante le protagoniste lesbiche e il sotto(sotto)testo di satira ai conservatori, "Drive-Away Dolls" non è un film politico né di denuncia sociale: in tal senso si sottrae alla dittatura dei contenuti e alla logica dell'algoritmo di molto cinema contemporaneo (da piattaforma e no). È una scheggia impazzita in cui Ethan Coen omaggia i lavori off-Hollywood e di exploitation degli anni 60 e 70 anche se filtrato dal peculiare sguardo coeniano ammantato dalla folle vena di stupideria di Ethan.
Una celebre battuta di Woody Allen recita che "Il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile" e su questo adagio Joel e Ethan Coen hanno costruito le loro uscite pubbliche e si sono permessi l'alternanza di film alti e seri e di altri che apparissero come divertissement, comunque attraversati dal loro gusto per l'umorismo nero e caustico e dalla loro raffinata intelligenza, articolata in una forma filmica densa e controllata. Tale controllo formale manca alla regia di "Drive-Away Dolls", perché non bastano le transizioni di montaggio vistose e a schiaffo che sembrano uscite da una sit-com degli anni 90 e le svolte da dozzinale fumetto pulp per distrarre dalla mancanza di ispirazione sul piano visivo di un progetto nato vecchio. Sebbene Cooke affermi con orgoglio di aver realizzato un road movie queer finalmente disimpegnato e pure un po' trashy, la postura intellettuale del regista è pur sempre quella di chi ha firmato "Fargo" e l'orizzonte da cartoon postmoderno e geniale di "Arizona Junior" appare irraggiungibile. Il film, forse inevitabilmente, manca della visceralità tipica del b-movie e dell'approccio sfrontato e genuino di un autore come John Waters, ossia di qualcuno che ama rimestare nel trash e farlo lievitare con il cattivo gusto, riuscendo a risultare realmente eversivo. Troppo insistito e intenzionale per rappresentare un caso di autentico camp, la coscienza autoriale dirige l'intreccio e le performance, giocati sulle coppie di opposti del buddy movie: Jamie, sexy e loquace, con un'accentuata intonazione texana, Marian silenziosa e cerebrale (tanto da leggere "Gli europei" di Henry James durante il viaggio); al contempo, i sicari sono uno impulsivo e violento, l'altro riflessivo e logorroico, caricature appartenenti alla vasta galleria coeniana. "Drive-Away Dolls" ha l'indubbio merito della snellezza narrativa (solo 84 minuti), in cui a emergere è il divertimento di chi l'ha realizzato anche se solo a tratti è esilarante. È irriverente ma poco trasgressivo e la consapevole dismissione di serietà non lo condanna né lo assolve.
Comunque, Ethan Coen e Tricia Cooke hanno già iniziato le riprese di "Honey Don't!" (Margaret Qualley di nuovo protagonista), che dovrebbe proseguire questa rilettura queer del b-move. Dopodiché, Joel e Ethan Coen si riuniranno.
cast:
Margaret Qualley, Geraldine Viswanathan, Beanie Feldstein, Colman Domingo, Bill Camp, Phil Nardozzi, Matt Damon
regia:
Ethan Coen
titolo originale:
Drive-Away Dolls
distribuzione:
Universal Pictures
durata:
84'
produzione:
Working Title Films, Focus Features
sceneggiatura:
Ethan Coen, Tricia Cooke
fotografia:
Ari Wegner
scenografie:
Yong Ok Lee
montaggio:
Tricia Cooke
costumi:
Peggy Schnitzer
musiche:
Carter Burwell