Impossibile che Giulia Louise Steigerwalt non abbia pensato a "Boogie Nights" mentre cercava di capire a come mettere in scena la vita di Riccardo Schicchi e della sua Diva Futura, l’agenzia di casting capace di sottrarre il porno alle visione carbonare per elevarlo a fenomeno di costume così popolare (la diffusione del termine pornostar di cui Schicchi rivendica la creazione ne è una delle testimonianze) da consentire a una delle sue attrici, Ilona Staller di essere addirittura eletta in parlamento. Ma non solo, perchè, a colpi di nudo integrale e accoppiamenti di ogni tipo e genere, Schicchi e le sue girls si guadagnarono anche il ruolo di maître à penser, come successe a Moana Pozzi, invitata nei salotti buoni e sdoganata anche nella televisione nazional-popolare per discutere con filosofi, intellettuali e presentatori di massimo grido (famosa quella con Pippo Baudo ripresa anche nel film).
Abituato a mandare avanti le sue "regine", accontentandosi di svolgere il ruolo di deus ex machina dietro le quinte, "Diva Futura" rende giustizia a Schicchi togliendolo dalla retrovie per farne la ballerina di "prima fila". In questa maniera il film svolge due funzioni in una: da una parte, rimettendo in scena la storia già conosciuta che coincide con le imprese delle famose pornostar, di cui gli appassionati conoscono più o meno tutto; dall’altra, svelandoci la questione che risulta più interessante e su cui il film si gioca le sue carte, ovvero di capire chi è stato veramente il tycoon di Diva Futura capace di rivoluzionare l’immaginario del maschio italiano.
Interpretato dal sempre più bravo Pietro Castellitto, oramai capace di destreggiarsi con massima naturalezza nelle personalità più disparate e qui bravo a dare vita a una sorta di Ed Wood nostrano, non tanto per le capacità imprenditoriali, che a un certo punto ne fecero una specie di Re Mida, quanto per la purezza del sentimento con cui guardava all’essenza del suo lavoro, tanto che Schicchi non ebbe bisogno della rivoluzione prodotta dal #MeToo per rispettare e valorizzare le sue donne al punto da fare di Diva Futura una sorta di famiglia allargata. In questo senso, paragoni con il film di Paul Thomas Anderson appaiono leciti se è vero che in qualche modo il feeling e la passione rivolti da Burt Reynolds al suo entourage sembrano davvero vicini a quelli dell’omologo italiano, soprattutto nella compresenza di una poetica del porno meno cinica e più romantica rispetto alle successive evoluzioni.
Come "Boogie Nights" anche Diva Futura è un film collettivo in cui ogni personaggio è presentato - con tanto di nome e cognome riprodotto in didascalia all’inizio del segmento che lo introduce - e sviluppato senza che venga perso mai di vista nel corso della narrazione. Un andirivieni - temporale di eventi e di corpi (e proprio il caso di dirlo) che la Steigerwalt porta avanti e poi riavvolge come si farebbe con una delle cassette dei film di Diva Futura, destinate all’ossessivo back/forward da parte dei focosi consumatori. Con la particolarità che volendo rispecchiare fino in fondo la novità rappresentata da Diva Futura, ovvero lo sdoganamento del porno e la popolarità a suo tempo riscossa da Schicchi e soci, appare azzeccato la decisione di proporre gli interventi delle sue attrici, ma anche di lui stesso nei vari programmi della Rai, procedendo alla stessa maniera di Woody Allen in "Zelig", ovvero inserendo le facce degli uni e degli altri all’interno dei filmati originali, oppure ricreandoli tali e quali, facendoli però interpretare dalle attrici che impersonano le varie Ilona Staller, Moana Pozzi ed Eva Henger, personaggio e persona attraverso la quale "Diva Futura" entra all’interno del Riccardo Schicchi più intimo, quello che cercò di conciliare la figura del bravo padre di famiglia con la scaltrezza gestionale e lo spirito libertino che ne fece un pioniere delle pratiche sessuali.
L’unico rischio dei biopic come "Diva Futura" è quello di costruire un santino del protagonista e delle sue ragazze. La Steigerwalt ne stempera gli eccessi costruendo un universo di facce e di caratteri che attraversa gioie e disgrazie con una leggerezza e una bonomia che trasmette sempre la voglia di non prendersi sul serio. Tratto dal libro di Debora Attanasio (interpretato dalla sempre brava Barbara Ronchi) "Non dite alla mamma che faccio la segretaria", "Diva Futura" è stato presentato nel concorso ufficiale dell’81esima Mostra D’Arte Cinematografica di Venezia.
cast:
Pietro Castellitto, Barbara Ronchi, Denise Capezza, Tesa Litvan, Lidija Kordić, Davide Iachini, Marco Iermanò
regia:
Giulia Louise Steigerwalt
distribuzione:
Piper Film
durata:
128'
produzione:
Groenlandia, Piper Film
sceneggiatura:
Giulia Louise Steigerwalt
fotografia:
Vladan Radovic
scenografie:
Cristina Del Zotto
montaggio:
Gianni Vezzosi
costumi:
Andrea Cavalletto
musiche:
Michele Braga