Ondacinema

recensione di Mirko Salvini
7.0/10
Strano il destino di Tsui Hark in Italia. Malgrado l'attenzione che rassegne come Bergamo, Venezia, Udine e (più recentemente) Roma hanno dedicato al regista di Hong Kong, non ha mai goduto dalle nostre parti di quel culto di cui godono suoi connazionali come John Woo e Johnnie To. Questa è francamente una cosa ingiusta e anche curiosa, poiché Tsui Hark è stata una figura a dir poco cruciale per il cinema di Hong Kong in uno dei suoi periodi fondamentali (quello che va dagli anni ottanta alla metà dei novanta). Classe 1950, esponente di spicco della cosiddetta "generazione del ‘97" (l'anno della fine per Hong Kong del protettorato britannico, col ritorno, più che altro temuto, alla Cina), Tsui Hark coi film pirotecnici e barocchi che ha diretto e con quelli che ha prodotto con la sua Film Workshop ha scoperto talenti, lanciato filoni di successo, sperimentato nuovi linguaggi e contribuito a creare molti di quei cult movies che hanno reso celebre il marchio "Made in Hong Kong" fra i cinefili di tutto il mondo (un po' pigri a riguardo quelli italiani, ma questa è un'altra storia). Un vero trendsetter, tanto da meritarsi l'appellativo di "Spielberg d'Oriente" coniato per lui da Derek Elley di Variety (appellativo che Tsui Hark ha sempre gentilmente respinto, anche soltanto per questioni di budget, trovando più appropriati gli accostamenti col cinema di Roger Corman). Forse un certo disinteresse verso questo importantissimo regista può essere (ma solo in parte!) spiegato col fatto che il momento in cui la distribuzione nostrana cominciava a interessarsi (moderatamente peraltro) al cinema di Hong Kong ha coinciso con una fase poco ispirata della sua carriera, col risultato che da noi opere francamente minori, come "Black Mask 2" o i film interpretati da Van Damme ("Double Team" o "Kick Off"), hanno avuto visibilità prima di capolavori come "Peking Opera Blues", "The Blade", "The Lovers", il seminale "Zu: Warriors from the Magic Mountain" o la serie "Once Upon a Time in China", dando del cineasta un'immagine un po' distorta.

Ovviamente nel frattempo la situazione è cambiata e fortunatamente reperire in dvd i suoi vecchi titoli è diventato più semplice, quindi dubbi sul valore di questo cineasta non dovrebbero più persistere. Per chi ne avesse ancora, raccomandiamo il recupero di alcuni dei lavori menzionati, magari insieme a quest'ultimo "Detective Dee".
Presentato in concorso all'ultima mostra di Venezia, forse non è all'altezza delle sue opere più ammirate ma è sicuramente un bell'esempio di film di intrattenimento realizzato con intelligenza e maestria. Accolta con favore in patria (cinque premi ai recenti Hong Kong Film Awards, compreso quello per la miglior regia), la pellicola è un miscuglio di detective story e wuxia-pian (il cappa e spada alla Hong Kong), con elementi comici e horror, realizzata contando su un grande dispiego di mezzi, un cast di prima scelta, sequenze d'azione coreografate dal maestro Sammo Hung e un insistito (pure troppo) utilizzo di effetti speciali digitali.

Ambientato ai tempi della dinastia Tang, Il film vede il divo Andy Lau incarnare la figura del detective Dee (in originale Di Renjie), celeberrimo consigliere dell'imperatrice Wu, molto noto anche in occidente, grazie ai libri di Robert Van Gulik nei quali era l'investigatore protagonista. Alla vigilia dell'incoronazione della prima sovrana donna della storia cinese (la carismatica Carina Lau), strani decessi (per autocombustione!) rischiano di guastare la festa. Nonostante sia caduto in disgrazia presso la reggente, il detective riceve ugualmente l'incarico di risolvere il caso, aiutato dalla coraggiosa Jing'er (Li Bing Bing in un ruolo che qualche anno fa sarebbe stato per Joey Wong, Michelle Yeoh o Brigitte Lin), dal giovane e ambizioso commissario Pei (Deng Chao) e dal vecchio amico Shato (Tony Leung Kar-fai). Il mistero ovviamente si rivelerà di non facile soluzione, anche perché ben presto il detective Dee scopre che pure l'incolumità della monarca è a rischio.
Film sull'inganno per eccellenza, dove niente è come sembra, i personaggi possono anche cambiare (letteralmente) i connotati e le vere motivazioni di ognuno restano sottaciute, "Di Rienjie" è anche una riflessione sul gioco della messinscena, sullo smascheramento (vedasi la scena in cui vengono svelati i fili che permettono alla marionetta che assale i protagonisti di muoversi) e su come il panorama del cinema fantastico sia cambiato grazie alle nuove tecnologie (non a caso, alcune situazioni richiamano film e tecniche del passato, come i mostri in stop motion di Harryhausen, ad esempio, ma anche pellicole dello stesso Tsui Hark). Sarà senz'altro interessante vedere il regista alle prese col 3D nel prossimo "The Flying Sword of Dragon Gate", remake/omaggio di due classici del cinema di arti marziali.

Se i set sono sfarzosi e la messa in scena è sgargiante, la sceneggiatura però è fin troppo sovraccarica di eventi e i siparietti comici sono abbastanza grossolani; il film comunque è godibilissimo, il ritmo scoppiettante tiene fino alla fine e il talento visivo di Tsui Hark resta una delle maggiori ricchezze del cinema d'intrattenimento.


03/05/2011

Cast e credits

cast:
Andy Lau, Li Bing Bing, Tony Leung Kar-fai, Carina Lau, Deng Chao


regia:
Tsui Hark


titolo originale:
Di Renjie zhi Tongtian diguo


distribuzione:
Tucker Film


durata:
122'


produzione:
Film Workshop, Huayi Brothers


sceneggiatura:
Jialu Zhang


fotografia:
Chi Ying Chan, Chor Keung Chan


scenografie:
Sung Pong Choo


montaggio:
Chi Wai Yau


costumi:
Sung Pong Choo


musiche:
Peter Kam


Trama
Cina, dinastia Tang. Nella capitale si sta costruendo un'enorme statua del Buddha, che sarà inaugurata il giorno dell'incoronazione di Wu Zeitiang, la prima imperatrice donna del celeste impero. Una serie di misteriosi delitti mette a repentaglio i preparativi per la cerimonia. Decisa a risolvere la questione il prima possibile, la sovrana si rivolge al Detective Dee, che lei stessa aveva bandito dalla corte anni prima, quando l'uomo aveva pubblicamente criticato la reggenza della donna in seguito alla morte del marito. Nominato giudice supremo, il detective Dee comincia ad indagare sul caso