All'epoca d'oro della Marvel, quando negli anni Sessanta i fumetti dei supereroi giungevano nel nostro paese per merito dell'Editoriale Corno, casa editrice divenuta famosa per aver introdotto e portato al successo i personaggi creati dal mitico Stan Lee, esistevano dei numeri speciali in cui la continuità narrativa delle vicende del personaggio titolare della testata si interrompeva per lasciare spazio a un numero esclusivo. In quel caso ad andare in scena erano peripezie la cui particolarità consisteva nel vedere impegnati non uno ma due supereroi costretti in qualche modo a collaborare venendo meno per una volta ad agire per conto proprio.
Le caratteristiche di quegli albi erano soprattutto due: la prima consisteva nel fare dell'incontro tra i due supereroi e dello scontro anche fisico oltreché caratteriale dei protagonisti (nei fatti anche "Deadpool & Wolverine" è a suo modo un buddy movie) il principale motivo di interesse; la seconda, che poi è conseguenza della prima, derivava dal leggere la trama come una sorta di palcoscenico utile ad esaltare l'unicità di quella esibizione. Considerando che la creazione di tali eventi rispondeva anche all'esigenza di soddisfare la curiosità di milioni di lettori, prima americani e poi italiani, che nell'angolo della posta stilavano classifiche ed esprimevano preferenze domandandosi chi fosse il supereroe più forte, quello più agile, quello più carismatico o con il superpotere più mirabolante.
Memore del successo di questo tipo di operazioni e sposando in toto le regole che ne scandivano la costruzione la Walt Disney, messa alle strette dai flop dei lungometraggi dedicati agli eroi Marvel, prova a invertire la tendenza abbandonando per un momento il politicamente corretto che ne ha scandito la recente produzione affiancando Deadpool, il più irriverente, sboccato e provocatorio dei suoi supereroi - anche qui pronto a tradire il patto narrativo con il lettore svelando il meccanismo della finzione cinematografica con la rottura della famosa quarta parete -, con un altro personaggio fuori dagli schemi, sebbene caratterialmente di segno opposto al primo, e dunque presentandoci il redivivo Wolverine (trapassato nell'ultima scena di "Logan - The Wolverine", lungometraggio firmato da James Mangold), resuscitato dalla morte grazie ai paradossi spazio-temporali e alla miriade di mondi alternativi che del Cinematic Universe sono diventati ancore di salvezza prima ancora che espedienti narrativi per rimediare a decisioni avventate e poco remunerative dal punto di vista commerciale.
Certo è che, a parte la mancanza di una storia degna di tale nome ma, come detto, funzionale allo scopo ultimo del progetto, "Deadpool & Wolverine" non ci pensa nemmeno per un attimo a inventare qualcosa di nuovo ma anzi fa di tutto per riciclare il già visto non solo a casa propria, chiamando a raccolta nel ruolo di special guest una serie di personaggi presi qua e là nell'universo Marvel, ma anche in quella degli altri, immaginando nella parte centrale, uno spazio che rimanda di sana pianta - negli accessori e nelle architetture e non solo nel paesaggio naturale -, al post-apocalittico della saga dedicata a Mad Max.
In quest'ottica "Deadpool & Wolverine" segna uno scarto con l'immaginario creato dalla concorrenza più recente prendendo la strada opposta di quella scelta dalla saga di "Dune". Se infatti Denis Villeneuve riprende il precedente firmato da David Lynch stravolgendone le coordinate e dunque reinventando di sana pianta il mondo creato da Frank Herbert, Shawn Levy circoscrive il suo raggio d'azione a ciò che esiste già, puntando tutto su una variazione del tema portata avanti con divertimento e con un senso dello spettacolo che si addice per leggerezza alla voglia di non pensare del pubblico delle sale estive. Considerando che anche il recente "Alien: Romulus" adotta, sebbene con maggiore cinefilia (basti pensare alla ricostruzione della città post-industriale da cui parte la vicenda), si conferma la visione di un cinema costruito come un infinito gioco di specchi in cui le immagini riflettono continuamente su sé stesse. Di questo principio "Deadpool & Wolverine" fa una sorta di mantra moltiplicando le occasioni in cui mettere nella stessa scena i cloni dei protagonisti costretti ogni volta a disfarsene senza andare troppo per il sottile. I cinquecentoquarantasei milioni di dollari fatti registrare al botteghino, quando negli Stati Uniti il film è ancora in circa quattromila sale, ci dicono che il pubblico ha risposto positivamente. Come pausa di riflessione e in attesa di una svolta da parte della casa madre ci si può accontentare.
cast:
Ryan Reynolds, Hugh Jackman, Emma Corrin
regia:
Shawn Levy
distribuzione:
Walt Disney Studios Motion Pictures
durata:
128'
produzione:
Marvel Studios
sceneggiatura:
Rhett Reese, Paul Wernick, Zeb Wells, Ryan Reynolds, Shawn Levy
fotografia:
George Richmond
scenografie:
Ray Chan
montaggio:
Shane Reid, Dean Zimmerman
costumi:
Graham Churchyard, Mayes C. Rubeo
musiche:
Rob Simonsen