Kevin Costner che incontra Gary Oldman che incontra Tommy Lee Jones. Già con questo trio di presentazione, sapendo che ci troviamo di fronte a un film d'azione e che a dirigere c'è un talentuoso giovane regista come l'israeliano Ariel Vromen, ci sarebbe soltanto da sedersi in sala e gustarsi lo spettacolo. In realtà, purtroppo, "Criminal" è un pasticcio di dimensioni pantagrueliche, esattamente come pantagruelica è la produzione, la messa in scena visiva e persino l'esasperazione di svolte narrative durante le quasi due ore. Ma andiamo per ordine.
Un agente segreto viene ucciso a metà di una delicata operazione antiterrorismo e la Cia deve trovare il modo di portare a termine la missione, con un pericoloso assassino ancora in giro e pronto a far saltare in aria obiettivi sensibili delle città americane. Ecco l'intuizione di uno scienziato che ha il volto di Lee Jones: trapiantare il patrimonio cerebrale dell'agente nel cranio di un pericoloso criminale condannato a morte, ovviamente Costner. Sperando che l'esperimento funzioni, la Cia si augura che il killer riesca a concludere quanto cominciato dall'agente morto. Ma le cose chiaramente non andranno come programmato, perché il buon Kevin comincerà a sviluppare una coscienza, di uomo e di cittadino, e deciderà di seguire il cuore più della testa.
Non male l'idea di partenza, bisogna ammetterlo. E non male neanche la scelta di affidare la pellicola a un virtuoso come Vromen, uno che aveva ben impressionato qualche anno fa a Venezia con il thriller "The Iceman", che aveva colpito per la glacialità con cui si narravano le gesta dei peggiori esseri umani, ritratti con classe e raffinatezza. E invece il cineasta israeliano spiazza tutti e sceglie una narrazione chiassosa, urlata, riempita di scene madri, colpi di scena fasulli, momenti clou. E così un action movie che poteva omaggiare Michael Mann o Sidney Lumet a scelta, finisce per risultare la copia sbiadita di quei titoli muscolari che siamo soliti vedere nei nostri cinema come fondi di magazzino a fine stagione, verso l'estate.
Alternando momenti di esasperante melodrammaticità a incomprensibili ed episodiche situazioni ironiche, "Criminal" risulta non noioso e neanche inguardabile. È un film semplicemente insensato, incomprensibile nella stupidità della sua realizzazione. Peccato. Un rimpianto aumentato e amplificato dalla moltitudine di spunti di riflessione che erano contenuti nel soggetto e che avrebbero meritato sicuramente miglior sorte: il tema della memoria, l'eticità di una sperimentazione selvaggia, la difficoltà dell'essere umano nello scegliere fra la propria natura nefasta e una presa di coscienza successiva su ciò che è buono e ciò che è cattivo. Tutto questo, nella sceneggiatura scritta a quattro mani da Douglas Cook e David Weisberg, è completamente annacquato e affidato al carisma interpretativo dei tre protagonisti, che si rubano la scena quasi consapevoli del carattere inoffensivo di ciò cui stanno prendendo parte. Particolarmente fuori luogo, poi, i primi piani insistiti su Costner nelle scene più emotivamente delicate: le rughe e il tempo ne hanno inaridito in modo davvero malinconico la capacità espressiva, su cui sarebbe stato meglio soprassedere.
cast:
Kevin Costner, Tommy Lee Jones, Gal Gadot, Gary Oldman, Jordi Mollà
regia:
Ariel Vromen
distribuzione:
Notorious Pictures
durata:
113'
produzione:
BenderSpink, Campbell Grobman Films, Lionsgate, Millennium Films
sceneggiatura:
Douglas Cook, David Weisberg
fotografia:
Dana Gonzales
scenografie:
Jon Henson
montaggio:
Danny Rafic
musiche:
Brian Tyler, Keith Power