Presentato alla sezione "Concorso internazionale" presso la 74° edizione del Festival di Locarno, "Leynilögga" è un film comico travestito da action. Il regista, Hannes Þór Halldórsson, affonda a piene mani all’interno di quest’ultimo genere, facendo riferimento soprattutto al cinema americano dagli anni 70 ai 90, fatto che viene dichiarato apertamente tramite i dialoghi dei personaggi interni al film: viene citato Starsky & Hutch, popolare sere tv poliziesca della seconda metà degli anni 70, e il protagonista paragona il piano criminale dell'antagonista a quello di "Die Hard – Duri a morire" di John McTiernan. Ogni singolo elemento dell’action, tanto a livello formale quanto contenutistico, viene sapientemente ripreso e portato all’esagerazione generando l'effetto comico. Così lo spettatore assiste a un profluvio di scazzottate e sparatorie, da cui immancabilmente il protagonista esce illeso dopo aver realizzato innumerevoli carnefinice dei "cattivi", oltre ad inseguimenti mozzafiato in supercar, su cui la macchina da presa indugia per sottolinearne le forme suadenti e lo scintillio della carrozzeria, esaltata particolarmente da luci al neon, ricordando chiaramente Michael Mann. Il montaggio è spesso frenetico e caratterizzato da inquadrature di pochi secondi, sovente incentrate su primi piani delle espressioni tese dei personaggi intervallate da dettagli di enormi pistole e di parti dei veicoli adibiti agli inseguimenti spericolati. La musica è composta da una colonna sonora di fattura classica: un commento continuo composto da brani adrenalinici (fra cui anche pezzi rock e heavy metal) in modo da sottolineare le avventurose e spericolate vicende raccontate. I personaggi sono delle macchiette derivate dagli stereotipi del genere di riferimento: Bussi, il protagonista, è un tough guy col vizio dell'alcool e delle scommesse ma totalmente dedito al suo mestiere di detective in cui eccelle. Il suo comprimario è l’opposto sia fisicamente (pingue in opposizione all’ottima forma del personaggio principale) che caratterialmente (debole e pavido, in modo da far risaltare ulteriormente lo sprezzo del pericolo di Bussi). L’antagonista è un criminale psicopatico e malvagio: mentre architetta il suo piano diabolico, lo vediamo uccidere diversi suoi subalterni rei di averlo semplicemente infastidito con domande inopportune. Perennemente vestito di nero, inizia sempre i suoi discorsi ponendo domande assurde a coloro verso cui si rivolge, la cui risposta comprende il contenuto del messaggio che vuole esprimere (ad esempio, nell’immancabile scena finale in cui si verifica la resa dei conti tra di lui e il detective protagonista, lo vediamo mentre chiede a quest’ultimo “Cosa pensa il leone nella foresta? Che la morte arriverà presto”). Immancabile, dato il genere e il periodo storico a cui il film fa riferimento, è l’ossessione per la fisicità e i corpi maschili: non solo la macchina da presa indugia spesso sui torsi nudi dei protagonisti, glabri e dotati di muscoli pompatissimi, ma, addirittura, questa ossessione viene apertamente tematizzata: infatti, l’antagonista diventa tale dopo una carriera da modello terminata brutalmente dopo un incendio di cui è rimasto vittima e che gli ha sfigurato il corpo con delle bruciature, suggerendo che proprio il trauma della bellezza fisica perduta lo abbia condotto alla psicopatia.
L’esasperazione degli elementi propri del genere di riferimento trova un punto di arrivo nella tematizzazione dell’omosessualità del protagonista: Bussi (nome che, pronunciato in islandese dai protagonisti, ricorda l’inglese "pussy", cioè "femminuccia") scopre di essere attratto dal proprio comprimario che, nel corso del film, diventerà suo partner nel lavoro e nella vita reale. L’action è sempre stato caratterizzato da una fortissima componente omoerotica, determinata dall’eccessivo machismo imperante nel genere, oltre che nel profluvio di immagini di corpi maschili perfetti e di simboli fallici (uno fra tanti: le enormi pistole da cui i personaggi non si separano mai). "Cop Secret" (titolo internazionale di "Leynilögga") non fa altro che portare alle inevitabili conseguenze questa tendenza sotterranea dell'action, tematizzandola in modo esplicito così da esasperarla e renderla comica.
La comicità è determinata, oltre che da questa esasperazione esplicita, anche dalla contrapposizione assurda fra la realtà in cui la vicenda è collocata e la sua trasfigurazione filmica necessaria per approdare al genere di riferimento: il film è ambientato nella capitale islandese, isola nota anche per il bassissimo tasso di criminalità, ma i protagonisti parlano di Reykjavik come se fossero in una grande metropoli statunitense, lamentando la corruzione dilagante e il fatto che la criminalità stia prendendo il sopravvento.
Il film presenta una forte componente metalinguistica determinata da più fattori: l’esasperazione delle componenti visive e contenutistiche del genere di riferimento, le scene precedentemente descritte in cui i personaggi parlano esplicitamente dei riferimenti audiovisuali del lungometraggio e, infine, dall’esplicitazione di alcuni cliché dell’action operata tramite i dialoghi dei personaggi. Ad esempio, in una scena il cattivo sta per uccidere l’ennesimo comprimario del suo staff e la sua partnere gli dice che non può ammazzare una persona tutte le volte.
L’aspetto maggiormente interessante di questo lungometraggio è il fatto che l’esasperazione degli elementi action e la componente metalinguistica non portano mai ad uno strappo vero e proprio con questo genere in modo da approdare ad un altro, come potrebbe essere la parodia vera e propria o la commedia. Il film si mantiene all’interno di un equilibrio delicato e consapevole fra questi elementi, dando luogo ad un interessante mix particolarmente bilanciato e ricco di spunti interessanti.
cast:
Auðunn Blöndal, Egill Einarsson, Sverrir Þór Sverrisson
regia:
Hannes Þór Halldórsson
titolo originale:
Leynilögga
durata:
98'
produzione:
Pegasus Pictures
sceneggiatura:
Nína Petersen, Sverrir Þór Sverrisson, Hannes Þór Halldórsson
montaggio:
Guðni Halldórsson
costumi:
Hulda Halldóra Tryggvadóttir, María Ólafsdottir
musiche:
Kristján Sturla Bjarnason
Due detective tutti muscoli e azione combattono contro un piano criminale volto a depredare Reykjavik da ogni sua ricchezza, in un tripudio di inseguimenti, scazzottate e sparatorie adrenaliniche. Nel contempo, Bussi, il protagonista, scoprirà la propria omosessualità.