Margo Roth Spiegelman potrebbe essere una delle sorelle Libson di coppoliana memoria. Come loro possiede un fascino magnetico e ambiguamente indecifrabile. Come loro ha un ammiratore segreto che la spia dall'altro lato della strada. Come loro è oppressa dall'asfittica provincia americana. Come loro decide di scomparire (bene inteso, in modo molto meno drammatico).
"Città di carta" però non è affatto "Le vergini suicide", quindi Margo non respira lo scarico dell'auto dei genitori e, prima di andarsene da casa, elabora un articolato piano per vendicarsi di tutti i falsi amici che l'hanno tradita. Le sarà complice l'impacciato Quentin, compagno di giochi d'infanzia, da sempre segretamente innamorato di lei (ça va sans dire). Quando la ragazza scomparirà misteriosamente dal quartiere, sarà Quentin a raccogliere gli indizi e a mettersi in viaggio per ritrovarla.
Costruito a tavolino per un pubblico di ragazzine sospiranti in subbulgio ormonale, "Città di carta" si propone di ripetere il recente exploit dell'instant cult "Colpa delle stelle", lo straziante teen drama sull'amore sfortunato tra due giovanissimi malati terminali. Entrambi i film sono tratti da romanzi di John Green, campione indiscusso della Young Adults Literature contemporanea. Entrambi sono prodotti dalla Fox e sceneggiati dalla premiata ditta Scott Neustadter & Michael H. Weber, che ha all'attivo alcune delle commedie indie più ruffiane e patinate degli ultimi anni, come "(500) giorni insieme" e "The Spectacular Now". Persino i font sulle rispettive locandine si assomigliano smaccatamente.
Purtroppo però, alla prova dei fatti, "Città di carta" non riesce a bissare la magia del suo predecessore. Anzi, rischia quasi di indispettire il pubblico disattendendone puntualmente le aspettative. Innanzitutto, è un teen movie che nasconde in realtà un cuore da road movie: le scuole, le mense, le feste e i centri commerciali sono quasi invisibili e cedono presto il passo alle strade di una Orlando insolitamente notturna e alle infinite route statunitensi. Ma soprattutto, mano a mano che la trama si sviluppa, "Città di carta" si rivela essere una ode spassionata all'amicizia (maschile in particolare) , non la sognante love story che ci si aspetterebbe: mentre sbroglia la matassa di indizi che lo porteranno dall'amata, Quentin scoprirà, forse per la prima volta, il vero valore del legame che lo unisce ai sodali compagni Ben e Radar, mentre dell'agognato amore romantico non rimarrà che un casto bacio davanti alla palina del bus.
Si aggiunga infine che la coppia protagonista non può proprio competere con i divi di "Colpa delle stelle": la super-top-model-diventata-attrice Cara Delevingne, sacrificata in un ruolo ridottissimo, non ha né il carisma né il talento di Shailene Woodley e francamente, fuori dal glamour delle passerelle, perde buona parte della sua allure; al contrario il goffo idealista Nat Wolff ha il giusto physique du rôle, ma certo non regge il confronto con il-meglio-fico-del-bigoncio Ansel Elgort (che qui compare in un brevissimo cameo, giusto il tempo di far sospirare le ragazzine in sala).
Anche se sicuramente macinerà milioni al box office, "Città di carta" finisce per assomigliare pericolosamente a una delle città di carta (appunto) citate nel film: fasullo, effimero, inconsistente.
cast:
Nat Wolff, Cara Delevingne, Austin Abrams, Justice Smith, Halston Sage, Jaz Sinclaire, Jay Duplass
regia:
Jake Schreier
titolo originale:
Paper Towns
distribuzione:
20th Century Fox
durata:
109'
produzione:
Fox 2000 Pictures, Temple Hill Entertainment
sceneggiatura:
Scott Neustadter, Michael H. Weber
fotografia:
David Lanzenberg
montaggio:
Jacob Craycroft
musiche:
Son Lux