Ondacinema

recensione di Carlo Cerofolini
6.5/10

Che il rapporto tra i due protagonisti del film sia qualcosa di più di un semplice incontro di anime c'è lo dicono innanzitutto le immagini d'introduzione dei rispettivi personaggi. A caratterizzare quella che non sarà una semplice coincidenza è infatti la presenza in entrambe le sequenze  della terza dimensione, quella attraversata da Caracas e Giordano prima di rimettere piede a terra. Che sia il lancio con il paracadute effettuato dal primo come prova di forza e atto di coraggio per ribadire la fedeltà al credo superomistico, o un più rassicurante volo sull'aereo di linea che restituisce il secondo alla città dalla quale era "fuggito", il cielo non è solo rivelatorio della profondità spirituale di un legame che almeno in superficie appare piuttosto improbabile ma allude a una condizione di purezza d'animo che fa di loro - complice la presenza simbolica del firmamento - angeli caduti in una metropoli sotto scacco.

Ma i significati non si fermano qui, perchè facendo delle immagini una sorta di caleidoscopio in cui storia e personaggi (anche secondari), continuamente si perdono e si ritrovano/rinnovano (anche dal punto di vista narrativo), arrivando a essere gli uni lo specchio degli altri, le sequenze in argomento mettono subito in campo i dualismi tra pensiero e azione, tra carne e spirito, che se dapprima sono nell'ordine in cui li abbiamo scritti, i tratti distintivi rispettivamente di Caracas e Giordano, subito dopo diventano per estensione il volto della città di Napoli, che la fotografia di Stefano Meloni riprende ogni volta in bilico tra concretezza e trascendenza, tra l'immersione nei gironi di una suburra dantesca a l'emersione nei salotti e negli spazi rassicuranti della vita borghese.   

D'altronde partendo dalla crisi dei suoi protagonisti - quella di Caracas, estremista di destra intenzionato a convertirsi all'Islam, a cui fa il paio Giordano, scrittore di fama alle prese con i propri fantasmi, il nuovo film di Marco D'amore - anche qui, come ne "L'immortale", in triplice veste di sceneggiatore, regista e attore - è un film che parla di contaminazioni intese sia come capacità di sapersi adattare al mondo che cambia - quello che Giordano non riconosce più e che invece Caracas frequenta in cerca di redenzione  - , sia come necessità improrogabile per superare i conflitti che scaturiscano dal coacervo di diversità presenti nel medesimo spazio di cui il sincretismo proposto dal personaggio di D'Amore rappresenta sintesi, seppur non del tutto risolta.

Adattamento cinematografico del romanzo "Napoli Ferrovia" firmato da Ermanno Rea, "Caracas" come già "Nostalgia" di Mario Martone (anch'esso tratto dallo scrittore napoletano) fa scaturire la narrazione da un nostos che è al tempo stesso motore della drammaturgia, per la nostalgia che scaturisce dal non riconoscere più il luogo natio, ma anche e soprattutto una ricognizione - politica, sociale, culturale - del territorio e del suo tessuto umano per aggiornarne i cambiamenti. Una "verifica incerta" - per l'impossibilità di tenere dietro alla complessità dei fenomeni messi in campo (oltre all'immigrazione c'è il rigurgito neonazista) -, quella del film, che la regia di D'Amore affronta senza la pretesa di dare risposte definitive ma anzi amplificando la sensazione di disagio attraverso la precarietà esistenziale dei personaggi. Da cui il rapporto di odio e amore nei confronti della città che la mdp di D'Amore scandaglia come già aveva fatto chi lo aveva preceduto e dunque attraverso un percorso erratico e allucinatorio per i vicoli e rioni della casbah partenopea in cui lo sperdimento diventa il viatico di una successiva rinascita.

Deciso a prendere le distanze dal suo passato artistico, tanto da realizzare un'opera seconda che assomiglia a una prima volta, D'Amore fa di Toni Servillo il proprio mentore, lanciandosi in un'impresa che volta alto anche in termini di messinscena (oltrechè di contenuti), strutturata in maniera tale e con soluzioni fotografiche capaci di mettere sullo stesso piano - e dunque, di dare ugual valore - alle diverse percezioni del reale, reali o immaginarie che siano. Una strategia che funziona quando si tratta di mettere lo spettatore nelle stessa condizione dei protagonisti, anche lui spiazzato di fronte al gioco di specchi e ai deragliamenti sensoriali e visivi proposti dal film, e che però non sempre riesce a dare sostanza al significato delle sue immagini. Il fascino della storia e un'arditezza  che non viene mai meno ne compensano i difetti consegnando D'Amore a un futuro artistico ancora tutto da scoprire. 


06/03/2024

Cast e credits

cast:
Marco Foschi, Lina Camelia Lumbroso, Toni Servillo, Marco DAmore


regia:
Marco DAmore


distribuzione:
Vision Distribution


durata:
110'


produzione:
Picomedia, Mad Entertainment, Vision Distribution


sceneggiatura:
Marco D'Amore, Francesco Ghiaccio


fotografia:
Stefano Meloni


scenografie:
Fabrizio D'Arpino


montaggio:
Mirko Platania


costumi:
Laurianne Scimemi


musiche:
Rodrigo D'Erasmo


Trama
Il ritorno a Napoli di uno scrittore in crisi da il via a una storia di inseguimenti e di fantasmi