Lo spettacolo, come la società moderna, è nello stesso tempo unito e diviso.
Come questa, esso edifica la sua unità sulla lacerazione.
Ma la contraddizione, quando emerge dallo spettacolo,
è a sua volta contraddetta per un rovesciamento completo del suo senso;
di modo che la divisione mostrata è unitaria, mentre l'unità mostrata è divisa.
G.D.
Gli Avengers vengono messi faccia a faccia con i morti causati dagli effetti collaterali delle loro smargiassate dei film precedenti. Quando viene proposta una regolamentazione, Tony Stark / Iron Man reputa sia giusto firmare, Steve Rogers / Capitan America no. Segue uno scontro fra i due e gli alleati di ciascuna parte che però presto verterà più sul destino dell'amico ex criminale di Capitan America Winter Soldier che sulla regolamentazione dei superpoteri.
Il prodotto cinematografico per eccellenza del decennio sono i film di supereroi. Costano quanto ospedali di una grande città e incassano fino a tre-quattro volte tanto. Quest'anno ne escono una mezza dozzina. La Marvel ha dedicato anni allo sviluppo e al perfezionamento di una formula per l'ottimizzazione di questo tipo di prodotto. Con "Civil War" è probabilmente giunta al suo apice.
Un film di supereroi si sviluppa secondo il famoso schema del
blockbuster porno di David Foster Wallace: scene d'azione emozionanti tenute assieme da deboli raccordi narrativi. Quindi la prima domanda è: quanto sono buone le scene d'azione di "Civil War"? Non sono buone, sono eccezionali. I combattimenti corpo a corpo sono probabilmente il massimo che si possa ottenere con attori che non siano atleti nella realtà (come invece accade nel cinema orientale). Non si vede l'ora che Winter Soldier torni a menare la mano robotica perché è puntualmente uno spettacolo. I fratelli Russo hanno fatto tesoro delle critiche mosse finora ai film Marvel e ci danno dei combattimenti che lasciano veramente ammirati e col fiato sospeso. Le scene d'azione puramente in computer grafica sono ancora migliori - quella nell'aeroporto può non avere tutto il tempo una visione d'insieme chiara, ma è assolutamente il vertice dell'azione vista finora nel mondo dei supereroi al cinema. Ma anche le scene minori sono fatte molto bene. C'è una scena in cui si giunge per la prima volta in un film Marvel a temere irrazionalmente per la vita del protagonista. L'impostazione, la tensione e il montaggio della scena ci fanno dimenticare che Capitan America difficilmente morirà nel primo tempo del suo film. Missione compiuta. La seconda domanda è: quanto sono deboli i raccordi narrativi? Decisamente debolucci. Il cattivo è assolutamente senza carisma (Daniel Bruhl, ti vogliamo bene lo stesso). Esegue per motivazioni banali un piano convoluto e fumoso per ottenere un risultato assolutamente privo di senso. Non ci sono buchi di sceneggiatura evidenti, ma non ci possiamo accontentare. Presunte "squadre della morte" vengono gestite in modo così ridicolo da ricordare più che altro la celebre "squadra suicida" di "Brian di Nazareth". Il sottotesto politico, già esile in partenza, scompare quasi totalmente di scena per un conflitto tra amicizie virili pericolosamente vicino al confine del triangolo omoerotico, confine che però purtroppo non viene mai varcato. Dal titolo, ci si poteva aspettare un film sui conflitti con gli altri e magari pure con se stessi, ma di veri conflitti alla fine non ce ne sono. Insomma, i pregi sono superiori a quelli dei blockbuster del genere, ma i difetti sono nella media. Senza dimenticare il
product placement. Ma non bastano gli incassi a questi film? Perché disturbare il
sense of wonder facendoci vedere dei tristi loghi commerciali ad ogni passo?
Paradigmatico dell'atteggiamento Marvel è anche l'uso incessante dell'ironia. Ant-Man e Spiderman sono strutturalmente personaggi ironici e quindi ok. Ma perché coinvolgere periodicamente i personaggi portanti in scenette da ridere come Visione che cucina o il Maggiolino tutto matto? Perché per non perdere il pubblico più giovane si deve creare tensione ma smaltirla immediatamente. Il punto alla fine è questo: la Marvel cerca di avere contemporaneamente gli spettatori di trent'anni e quelli di dodici, ma preferisce quelli di dodici perché comprano più giocattoli. Quindi sceglie scientemente di fare film più miseri di quelli che potrebbe (riflessione che si può fare anche per la Pixar in una certa misura e forse per chiunque sia parte del colosso Disney).
Una mossa però ci ha sorpreso rovesciando un classico difetto in un punto a favore. Questo tipo di filmografia ha bisogno di espandersi continuamente con l'aggiunta di nuovi personaggi e situazioni che preludono a film futuri, a costo di spezzare la narrazione del film presente (vedi l'orrida scena onirica in "
Batman contro Superman" o la doccia di Thor nell'ultimo
"Avengers"). L'introduzione di Pantera Nera e Spiderman risponde ovviamente a questa tecnica commerciale. Ciononostante, la questione è stata gestita in modo così accorto che i due personaggi sono aggiunte divertenti e significative, e sono forse, insieme all'impeccabile Tony Stark di Downey Jr, le due figure più interessanti del film tanto come dialoghi (eccellentemente doppiati) che come azione. Pantera nera evita tutti gli stereotipi per essere un supereroe come si dovrebbe essere, feroce ma razionale, fiero ma non arrogante. E Spiderman è un simpatico ragazzino di cui non ci viene raccontata, grazie a Dio, la storia di origine, ma solo mostrati i poteri e l'atteggiamento scanzonato/emozionato.
"Civil War" viene pubblicizzato come il miglior film di supereroi di sempre. Potrebbe essere vero, e si tratta senza dubbio di un prodotto di intrattenimento divertente, spettacolare e realizzato secondo tutte le regole. Ma è altrettanto vero che queste regole costituiscono un limite oltre il quale il film non si avventura mai.
07/05/2016