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recensione di Davide Spinelli
6.5/10

Assieme a “On Falling”, “Bound in Heaven” di Huo Xin è l’altra interessante opera prima vista in concorso al Festival di San Sebastian. La storia – adattata dall’omonimo romanzo di Li Xiuwen del 2003 – segue una donna sposata (Ni Ni), esausta del suo matrimonio, che un giorno incontra un ragazzo malato terminale (You Zhou) del quale s'innamora; da quel momento, ha inizio un viaggio al limite dell’onirico tra eros e thanatos, miscelato ai tempi del road movie, tra metropoli cinesi come Wuhan e Shanghai.


Dell’amore e di altri demoni

L’esordio di Huo Xin è affascinante perché lega una diegesi lineare, quasi ancestrale per la sua semplicità, a una narratologia che strizza ripetutamente l’occhio al realismo magico. “Bound in Heaven”, quindi, corre su due binari paralleli: da un lato, quello della donna oppressa dal marito, dalle convenzioni sociali (cinesi), che ricorda di essere viva quando all’improvviso riscopre l’amore grazie a un incontro fortuito – sembra una storia alla Jane Austen; dall’altro, quello dell’atmosfera marqueziana, in cui la passione erotica e l’elemento magico plasmano un linguaggio evocativo. È questa, infatti, l’intuizione dell’opera prima di Xin, l’evocazione, cioè “chiamare da qualche parte”, estrarre, metaforicamente, i due protagonisti e proiettarli in una dimensione rarefatta, laddove, appunto, magico e reale hanno in comune la stessa ipostasi (“la stessa origine”). Con “The End”, altra interessante pellicola in concorso quest’anno, “Bound in Heaven” condivide, e anzi esaspera, l’elemento fiabesco, a causa appunto dell’elemento magico. Xin, però, lo declina in ottica spirituale, come strumento archetipico dell’antropologia sociale. Si tratta, infatti, nel caso di “Bound in Heaven” di uno studio in tipico stile orientale sugli epifenomeni della relazionalità: per esempio, nella storia, la scelta del ragazzo di accettare l’amore della donna, e non lasciarsi morire prima del tempo, proprio perché ora, avrà “qualcuno a cui dire ciao” prima di andarsene. È una storia struggente, che vincola anche il romanticismo allo spirituale, e segue magistralmente una vecchia intuizione del maestro della short story, ossia Carver, quando, nell’epigrafe della nota poesia “Il posacere”, suggerisce che “l’uomo e la donna saranno sempre i due poli del racconto. Il polo nord e il polo sud. Ogni racconto ha questi due poli – lui e lei”.


“Il giorno seguente non morì più nessuno”

In uno dei suoi romanzi più famosi, cioè “Le intermittenze della morte”, Saramago sospende la morte, “il giorno seguente non morì più nessuno”. In “Bound in Heaven”, l’intermittenza è la cifra del racconto, perché è latente, appare e scompare, ed è controllata in senso sveviano, perché rimandata, come fosse l’ultima sigaretta da fumare. Allora, il ragazzo fa promettere all’amata che lei non lo porterà mai in ospedale, e lui, in cambio, non morirà senza il suo permesso – una sorta, dunque, di determinismo esistenziale. E qui, in questa sezione fisica (della disciplina) del film, è evidente l’interessante sovrapposizione tra il piano spirituale che diventa carnale, si abbatte sui corpi (del ragazzo), e quello quantistico, della messa in scena, tra spettacoli pirotecnici, metropoli luccicanti nei campi lunghi, in cui le finestre diventano atomi luminosi; viaggi verso l’alto, in funivia a Wuhan, apparentemente sospesi nel vuoto, senza gravità; inquadrature a plongée (nella locandina), mentre i due nuotano, e lui finge di affogare, e poi riemerge, va e viene. Xin, tuttavia, ed è naturale, proprio in questa mescolanza di strategie drammaturgiche, dimostra forse che il suo personalissimo sguardo è ancora acerbo, agli inizi. Se, infatti, il tono della narrazione è coerente e impreziosito da una maestria sorprendente nel dominare la materia narrativa, è altresì vero, che la multidimensionalità dello sguardo della regista è il sintomo di una carriera alle prime battute, che, seppur illuminanti, in generale restano anch’essere intermittenti, ancora da mettere completamente a fuoco.


27/09/2024

Cast e credits

cast:
Ni Ni, You Zhou


regia:
Huo Xin


titolo originale:
捆绑上天堂


durata:
105'


produzione:
SHANGHAI SUCH A GOOD FILM CO.


sceneggiatura:
Xin Huo


fotografia:
Songri Piao


montaggio:
Matthieu Laclau, Zhang Zhao, Tsai Yann-shan


musiche:
Kang Fu


Trama
Il film racconta la storia di una donna esausta  che riaccende lo spirito di un uomo, il cui cuore è diventato freddo e desolato. Insieme, intraprendono un viaggio sia fisico che emotivo di liberazione, legati strettamente dal desiderio e dalla passione, attraversando un'intensa esplorazione della vita e della morte.