“Gli ex-ragazzi sono off-limits per le amiche…Insomma, sono le regole del femminismo!"
("Mean Girls", Mark Waters, 2004)
"Credo sia importante supportare le donne, soprattutto le imprenditrici" dice, all’inizio di "Shiva Baby", Max, mentre paga la protagonista Danielle dopo un rapporto sessuale. L’uomo crede di finanziare i corsi di giurisprudenza della ragazza, che in verità fa tutt’altro, sfruttando a suo vantaggio la convinzione del ricco cliente di sostenere l’emancipazione dell’altro sesso. Una figura simile compare anche in "Bottoms", nuovo film di Emma Seligman, in cui ritroviamo come co-protagonista Rachel Sennott, qui anche co-sceneggiatrice insieme alla regista. Si tratta di un eccentrico professore che decide di essere il tutor del "fight club" che vogliono aprire a scuola PJ (Sennott) e Josie (Ayo Edebiri), convinto che sia un corso di autodifesa per studentesse. Così le stesse protagoniste lo vendono, quando in verità il loro scopo è un altro: lesbiche e convinte di essere loser, usano il corso come occasione di avvicinarsi alle compagne dei loro sogni, due cheerleader.
Nella confezione di divertente commedia, il film fa dunque emergere come l’ideale di inclusività spesso sia di facciata: i personaggi maschili si sentono in dovere di supportare le donne solo per seguire il vento che tira, oppure sbandierano una mentalità aperta quando in verità ne sono ben distanti. Così del resto agiscono anche le due protagoniste, che traggono vantaggio proprio da questo atteggiamento. PJ e Josie perseguono un obiettivo legittimo (imparare a difendersi da aggressioni e abusi) partendo però da una posizione scomoda, risultando personaggi con cui è facile empatizzare ma tutt’altro che esemplari. "Bottoms" dunque si pone come una storia di rivalsa femminile da una prospettiva rovesciata, che passa attraverso due elementi in particolare. Il primo è il linguaggio: i termini scurrili legati alla sfera sessuale sono solitamente appannaggio dei maschi, soprattutto nella grande tradizione della commedia demenziale americana, mentre qui riempiono la bocca delle due protagoniste. Il secondo è legato al corpo: rispetto alle consuetudini del teen movie, a dominare l’attesa degli studenti per la fine dell’anno non è il ballo, ma una partita di baseball, in cui i giocatori (uomini) e le cheerleader (donne) mettono in mostra i loro atletici corpi, dove a contare non è tanto la prestazione sportiva quanto lo spettacolo, l’esibizione. Sul versante opposto, troviamo il fight club delle protagoniste, dove alle ragazze viene insegnato a lottare con un obiettivo concreto. E proprio nell’incontro-scontro tra queste due dimensioni avverrà la definitiva riappropriazione di queste ultime di un ruolo attivo.
Il secondo lungo di Seligman si rivela inoltre capace di intercettare le più recenti espressioni del genere d’appartenenza, il teen movie, che oggi, complice anche il proliferarsi di piattaforme streaming, è molto frequentato. A prima vista, "Bottoms" riprende l’idea alla base di "Schegge di follia" (1988): il far leva sulle ideologie della società per nascondere i propri reali intenti. Nel film di Michael Lehmann, due giovani (Winona Ryder e Christian Slater), cominciano a uccidere alcuni compagni di classe, facendo passare degli omicidi come dei suicidi, che la gente giustifica in nome della depressione giovanile o dell’omosessualità. Ma se in "Schegge di follia" lo sguardo del regista era chiaramente di condanna verso la protagonista (come rendeva evidente la consapevolezza che acquisce nel finale), "Bottoms" si avvicina di più al recente "Do Revenge" (2022). Qui la regista Jennifer Kaytin Robinson mostra una certa perversa attrazione verso le due protagoniste, che ricorrono a una vendetta incrociata per smascherare l’ipocrisia del sistema scolastico. In mezzo c’è anche naturalmente il ritratto dei loser, che oggi sono sempre più protagonisti e lontani da una rappresentazione stereotipata, grazie a titoli recenti come "Booksmart" e la serie Netflix "Io non ho mai…" Quest’ultima in particolare racconta di una ragazzina che, come PJ e Josie, vuole perdere la verginità nell’ultimo anno di liceo, e comincia ad attuare una serie di ingegnosi piani per avvicinarsi alla sua crush, scoprendo poi solo in un secondo momento i suoi veri sentimenti in un percorso di crescita. Una parabola simile a quella di "Bottoms" che, rispetto alle interessanti premesse di partenza, perde mordente col procedere della storia.
Questo si verifica innanzitutto a livello di messa in scena: la regia gioca inizialmente nel far dialogare lo sfondo e il primo piano dell’inquadratura, ma poi preferisce adottare soluzioni più standard, e un elaborato long take a circa metà del film è un caso isolato e non lascia il segno. Idem per la componente sonora: in "Shiva Baby" l’unione di corde pizzicate e suoni diegetici, qui più semplicemente brani pop (colonna sonora di Charli XCX e Leo Birenberg). Strumenti che donano alla narrazione complessiva un buon ritmo, ma che a lungo andare ne rivelano la dimensione più convenzionale.
Andamento che può essere ritracciato anche nel discorso sul femminismo, che ben mette in luce l’evoluzione del film. Le stesse protagoniste lo tirano in ballo: secondo loro, il femminismo ruota attorno al fatto che "i maschi lo fraintendono" decidendo dunque di cavalcarne l’onda senza essere realmente portavoce, almeno inizialmente. Josie e PJ sono interessate infatti alle lezioni del fight club solo per il proprio tornaconto, ma poi l’incontro con le altre partecipanti porterà a un mutamento di prospettiva, che scivola in un’affermazione e una celebrazione del potere della solidarietà fra donne. Un argomento oggi molto frequentato a cui Seligman aderisce indefessamente, al cui altare sacrifica quasi tutte le peculiarità e le ambiguità del suo racconto. Lo svolgimento di "Bottoms" rivela infatti complessivamente una classica suddivisione in tre atti (successo, momentanea battuta d’arresto e rinnovato successo su basi differenti) che approda a un finale molto meno graffiante rispetto alle premesse, che incapsula la parabola delle protagoniste in una situazione molto meno eversiva. PJ e Josie terminano la storia molto soddisfatte, un po’ meno lo spettatore.
cast:
Rachel Sennott, Ayo Edebiri, Havana Rose Liu, Kaia Gerber, Nicholas Galitzine:
regia:
Emma Seligman
titolo originale:
Bottoms
distribuzione:
Amazon Prime Video
durata:
91'
produzione:
Orion Pictures, Brownstone Productions
sceneggiatura:
Emma Seligman, Rachel Sennott
fotografia:
Maria Rusche
montaggio:
Hanna Park
musiche:
Charli XCX, Leo Birenberg