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recensione di Domenico Ippolito
9.0/10

La stai guardando, la vedi? domanda Cass (Xavier Samuel), il figlio di Charlie Chaplin, a Norma Jeane (Ana de Armas), indicando allo specchio l'immagine nuda della ragazza, prima di un amplesso a tre, a cui parteciperà anche l’altro "gemello" Eddie. Sarà una costante in "Blonde", quella di rivolgersi a un doppio, invece che alla persona reale. D’altro canto, l’assunto è che Marilyn Monroe non esista, sia un personaggio di fantasia. È la stessa Norma a viverla come un personaggio, un corpo immaginario creato col suo pensiero. Una finzione, a partire dal nome, terribilmente phony, finto. Un’illusione. "Cosa accadrà quando le persone lo scopriranno?", si chiede Norma. Non succederà mai. Marilyn prenderà il sopravvento, rubandole la scena e costringendo Norma all’oblio.

"Blonde", quarto film di finzione del regista australiano Andrew Dominik, è tratto dall’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates, edito nel 2000. Romanzo, non biografia, perché la vita in sedicesimi di Norma Jeane Mortenson/Marilyn Monroe veniva scomposta in una miriade di scene dalla prosa compulsiva, maniacale, tipica di quel realismo isterico vicino a tanta letteratura statunitense del periodo, i cui numi tutelari, oltre alla stessa Oates, sono David Foster Wallace, Thomas Pynchon e Don De Lillo. Dominik conserva questo approccio, punta su alcune scene madri, forzandone il carattere mortifero e violento. In fin dei conti, si può vedere "Blonde" come una lunga elegia funebre, amplificata dai toni cimiteriali della colonna sonora di Warren Ellis e Nick Cave (sul quale Dominik ha realizzato ben due documentari, l’ultimo quest’anno, "This Much I Know To Be True").

All’età di sei anni, Norma Jeane riceve dalla madre Gladys (Julianne Nicholson) come sorpresa di compleanno la possibilità di vedere, per la prima volta, suo padre. La donna le mostra una foto dentro una cornice appesa alla parete, obbligando la bimba a osservarla in silenzio, come in una sala cinematografica. Infatti, l’uomo indossa un cappello à-la Bogart e possiede uno sguardo magnetico. È una sorta di battesimo per Norma, al quale seguirà la cerimonia fantasmagorica di Marilyn, officianti il cinema e la fotografia.
Dominik alterna un bianco e nero elegante, segue con diligenza il campo/controcampo nei dialoghi, abbonda con inquadrature in primo piano, in ossequio agli stilemi della messinscena hollywoodiana classica. Poi opta improvvisamente per il colore, restringe il formato fino a un 4:3, sfoca le figure e le dilata, incubando prospettive deliranti e soggettive oscene, come quella del feto. Difficile non tornare con la mente al cinema di David Lynch, specie a "Mulholland Drive", anche per l’aderenza di significanti. Il sogno a occhi aperti di sfondare a Hollywood di Betty Elms che si trasforma nell’incubo dell’alter ego Diane Selwyn (o il contrario, a seconda delle interpretazioni) fa il paio con lo sdoppiamento insistito tra Norma/Marilyn. È indubbio che guardando "Blonde" si percepisca un costante senso di smarrimento, dovuto all’impossibilità di dire se stiamo assistendo alla vita dell'attrice, ai suoi provini o a un film nel film perché, come ammonisce Gladys alla figlia, "in California non si può dire cosa sia reale o un’impressione".

Ulteriore punto di forza di "Blonde" è il suo cast, nel quale spicca l'incredibile performance di Ana de Armas. Lontanissima da una mimesi, l'attrice si annulla dentro il corpo, la mente e il labirinto di finzione costruito da Dominik diventando Norma/Marilyn e certificando per lo spettatore l’impossibilità di allontanare lo sguardo. Scommessa vinta, questa scelta, e ulteriore realizzazione di un sogno, comune a chissà quante attrici: interpretare sullo schermo la più celebre, la più bella, Marilyn Monroe. Se si pensa che la de Armas è cubana e madrelingua spagnola e ha appreso l'inglese solo pochi anni fa, la sua interpretazione contiene in sé la potenza stessa del cinema, un atto magico.

La perdita dell’identità di Norma è uno dei tanti prezzi da pagare per far sì che Marilyn venga alla luce. Vi si sommano le violenze dei produttori, la mercificazione del proprio corpo, la trasformazione in carne da macello. Come durante il tappeto rosso della prima di "A qualcuno piace caldo", dove Marilyn sussurra Vi amo tutti! ai fan e ai fotografi adoranti, uomini trasformati in lupi famelici con le bocche abnormi, spalancante. "Loro vogliono la mia morte, farmi a pezzi", aveva fatto dire Oliver Stone a Val Kilmer/Jim Morrison nel biopic sui Doors. Il divismo come messa laica, in cui il corpo della celebrità funziona come capro espiatorio per le masse.
In più, l’impossibilità di diventare madre, la scelta del primo aborto, che l’attrice sembra volere e la donna poi rinnegare. La Monroe si trasforma così in un personaggio malvagio, imprigionato dall’altra parte dello specchio, dove appare per prendere il posto di Norma. "Per questo hai ucciso il tuo bambino?", si domanda mentre si osserva in Cinemascope nell'esibizione canora di "Diamonds Are A Girl’s Best Friends" del musical "Gli uomini preferiscono le bionde".

Ma se la perdita dell’identità è assodata, è conservata prima della fine la speranza di rivedere un giorno il padre di persona, di sapere chi sia, anche solo il vero nome, e non più una mera immagine. È anche un tentativo, per Dominik, di ricostruire un plot, dotando il film (non la vita) di senso, dandogli una direzione. Gli ultimi quaranta minuti, che coincidono col 1962, l’anno della morte, curvano "Blonde" dentro una spy-story, una parodia, un horror, un porno. Qualcosa di uguale e contrario a quello che avrebbe scelto Norma negli anni Cinquanta, come una ragazza qualunque. Una vita normale, il matrimonio, una casa, i figli, il tentativo di costruire una famiglia, prima con il campione di baseball Joe Di Maggio (Bobby Cannavale), poi col drammaturgo Arthur Miller (Adrien Brody), che chiama entrambi daddy, papà. Tentativi fallimentari, perché Norma comprende che invece la vita, "le scene con le persone vere", non vuole dire nulla. "Non come in un copione. Accade e basta, come la pioggia".


30/09/2022

Cast e credits

cast:
Ana de Armas, Adrien Brody, Bobby Cannavale, Xavier Samuel, Julianne Nicholson


regia:
Andrew Dominik


distribuzione:
Netflix


durata:
166'


produzione:
Plan B Entertainment


sceneggiatura:
Andrew Dominik


fotografia:
Chayse Irvin


montaggio:
Adam Robinson


costumi:
Jennifer Johnson


musiche:
Nick Cave, Warren Ellis


Trama
La vita di Marilyn Monroe come un romanzo caleidoscopico: l'infanzia tormentata per via di una madre assente e violenta, la carriera, il matrimonio, gli aborti, in una continua scissione tra celebrità e persona reale.